13 Maggio 2023
Nel narcisismo patologico c'è uno schema, ci sono le fasi, sempre le stesse e immancabili. Dapprima il love bombing, il bombardamento di attenzioni che ti fanno sentire indispensabile, poi scatta il gas lighting che sarebbero le prime critiche, impercettibili, via via sempre più pesanti e ossessive, infine quando sei un pupazzo succube vieni buttato via. Con licenza di venire ripreso all'occorrenza. Anche nella politica è così, il love bombing sono le sirene elettorali, quindi una volta preso il potere comincia la realtà con le piccole vessazioni, le promesse tradite, sempre più evidenti, sempre più clamorose, infine arriva la colpevolizzazione: devo piegarti, punirti perché te lo meriti, sei una merda, ti distruggo perché non mi lasci scelta ma è per il tuo bene. Lo abbiamo visto molto bene con lo stato concentrazionario esaltatosi nel greenpass, nei coprifuoco, nei ricatti e nelle multe per chi sgarrava. Multe umilianti, poche decine di euro ma tanto per chiarire chi comanda e chi subisce, per tenere sotto il tallone del regime: non vaccinarsi per la terza volta non serviva a contenere il contagio, questo il governo Draghi lo sapeva già e lo sapeva bene, ma c'erano alcune ragioni ciniche, pratiche: la prima era fare cassa tartassando le stesse vittime, l'altra era tenere il paese sotto pressione e già che c'erano colpevolizzarlo. Quelle multe resteranno la vergogna più miserabile di uno stato democratico torto in regime autoritario, ma di peggio c'è che chi è venuto dopo ha finto di toglierle e invece le mantiene. Congelate ma le tiene, come a dire: non si sa mai.
Un balletto indecente di promesse: le aboliamo, le cancelliamo, non pagate, è questione di tempo. Sono passati 8 mesi e le multe per mancate vaccinazioni triple e quadruple per gli ultracinquantenni e gli addetti nella sanità e nelle forze armate restano, con le solite contorte avvertenze. Siamo al posticipo: prorogata la scadenza a giugno 2024, nel frattempo qualcosa si farà, si escogiterà. Forse. Una buffonata che dà modo al leghista Borghi di commentare: “promesse mantenute”. Se si riferisce alla promessa di prendere in giro, va bene. Nei social lo hanno seppellito di sarcasmo ma il fatto è che ormai il senso di decenza non sfiora più nessuno, chi ha una carica qualsiasi ritiene di poter prendere in giro serenamente la cittadinanza-plebe e se mai di venire pure ringraziato: a un talk show mi trovo di fronte un europarlamentare della Lega che dice: io all'epoca volevo bombardarla la UE, ma adesso ho capito che è utile. Per lei senz'altro, gli ho risposto ma lui sorrideva.
Per chi è utile questa giostra miserabile sulle multe congelate? Per il governo, quale che sia: riguardano due milioni di cittadini, si poteva, si potrebbe cancellarle con un colpo secco ma esitano, aspettano, rimandano e la ragione è semplicissima: il governo stesso invita a non pagarle, in modo gesuitico, ma sa che per pochi che siano quelli che invece lo faranno – perché anziani, perché terrorizzati, perché ligi a qualsiasi ordine dall'alto – ne verrà pur sempre una cospicua sommetta. E poi è sempre una buona cosa, dal punto di vista del regime, mantenere uno spauracchio, qualcosa che può far pensare: sì, l'emergenza è finita ma le sue propaggini restano e tutto potrebbe ricominciare. Il governo dei normali, del buon senso, si sta rivelando un governo di continuità col precedente della follia, la sua premier prende indirizzi dal predecessore, dai boiardi europeisti, dal Colle, i suoi ministri agiscono in continuità coi precedenti, massime Schillaci alla Salute, l'armamentario del controllo non è stato abolito ma solo sospeso dai greenpass alle app di tracciamento, in funzione di ulteriore potenziamento e dilatazione del controllo come vuole la UE. A casa nostra, questo si chiama gioco mentale, condizionamento psicologico. Questa è la terza moratoria per queste multe scandalose e quanto a mascherine e obblighi non è andata meglio, l'hanno tirata lunga fino all'impossibile, le mantengono nelle rsa, nei reparti fragili ma qui erano già adoperate per forza di cose, mentre confermare la matrice obbligatoria, autoritaria è un pleonasmo provocatorio e grottesco: non servono ai pazienti, fanno male, intossicano, sono difettose. Ma tutto quello che può uscire dalle indagini e dalle indiscrezioni giornalistiche non turba il potere così come non rileva che i calcoli dell'ONU sul riscaldamento globale siano emersi come totalmente sballati negli ultimi trenta o quarant'anni, così come non conta che la siccità non sia provocata dalla mancanza di pioggia ma dallo stato mafioso delle infrastrutture. Passa una narrazione demenziale e tutti dicono: sì, non regge, è pretestuosa, ma al punto in cui siamo la teniamo.
Al punto in cui siamo, ci teniamo anche le multe che non si debbono pagare ma restano. E se anche la gente invita cordialmente il governo a mettersele dove sa, se pure un giudice di pace di Velletri cancella la sanzione, queste multe terroristiche passano di rinvio in rinvio ma non muoiono, il governo le tiene nell'armadio come il sor Savino Capogreco, lo strozzino di “Amici miei”. A memoria della nostra peggiore stagione democratica, a perenne dimostrazione che in Italia i cambi di regime sono morbidi, nel solco delle trasformazioni elettorali, mai traumatici, ma come tali apparenti, illusori, quando un regime cambia maschera lo fa concordando modalità e interessi spartitori, un trasformismo di potere che cambia la facciata ma conserva intatti gli strumenti e a volte perfino i simboli autoritari.
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