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Sabotaggio gasdotto Nord Stream 1 e 2, Vito Petrocelli (Istituto Italia Brics): "Colpo di Stato favorevole agli Usa. Norvegia e Danimarca hanno prove"

Vito Petrocelli, ex Presidente della Commissione Esteri del Senato e soprattutto geologo, sul caso Nord Stream dichiara: "Voci su un gruppo pro-ucraina assolutamente inappropriate. Contro l'interesse nazionale comprare gas americano a 4-5 volte tanto, così mandare armi all'Ucraina"

18 Marzo 2023

grandesso

Vito Petrocelli, fonte: imagoeconomica

Un'intervista esclusiva a Vito Petrocelli, ex Presidente della Commissione Esteri del Senato e attualmente 
Presidente dell'istituto Italia-BRICS-

Che idea si è fatto del sabotaggio del gasdotto Nord Stream? 

Cito quella che anche altri hanno espresso nelle ultime due settimane. Innanzitutto io sono assolutamente d'accordo con le fonti russe hanno dichiarato che quel tipo di attentato molto probabilmente, dicono loro, anche additando gli Stati Uniti ovviamente, è opera di uno Stato. È evidente che quelle voci supportate da presunte prove, perché non si è vista una prova oggettiva, nelle quali gli americani dicono che siano coinvolti singoli soggetti ucraini che con un uno Yacht avrebbero sabotato....., a me assolutamente sembrano fuori luogo, sono del tutto inappropriate anzi mi meraviglio che siano state diffuse come una possibile verità. Io di mestiere faccio anche il geologo, e ho lavorato anche un po' ai gasdotti e so quanto sia complicato intervenire in un fondale di 900 metri se non si è altamente equipaggiati in modo professionale, la nuova versione americana è veramente campata in aria e francamente non capisco perché sia stata diffusa.


Dunque a lei coincide più con la versione proposta dal giornalista americano Seymour Hersh? 

Si, si, diciamo che anche là si tratta di ricostruzione più che di presentazione di prove inconfutabili. Io ho letto nel dettaglio il documento di Hersh, e francamente, mi sembra inverosimile che si narrano ricostruzioni e basta senza avere elementi certi. Per me è un elemento certo è di sicuro la difficoltà a operare a quelle profondità, se tiene presente che per poggiare un tubo, non per sabotarlo, si opera soprattutto in superficie e l'Italia ha un'azienda, la Saipem, che è una delle migliori al mondo per fare queste operazioni in mare aperto, nel mar Nero ha lavorato per ENI in Egitto, eccetera, con macchinari complicatissimi, pesantissimi e navi gru. Non mi pare che sabotare una struttura del genere possa essere fatto da un gruppetto di improvvisati. Sono anche convinto che qualcuno dei Paesi che controlla in maniera più stretta quelle acque quindi, Norvegia soprattutto ma anche Danimarca, potrebbe avere degli elementi di prova che evidentemente non mostra.


E contemporaneamente, non so se lei sarà stupito da questa cosa, questo Hersh è stato attaccato, isolato e minacciato, insomma, si è cercato di delegittimare questo intervento fatto da un giornalista, Siamo alle solite insomma?

Tra l'altro non è un giornalista qualsiasi, è un premio Pulitzer, sì purtroppo il sistema opera in maniera alle volte anche banale ed elementare ma nonostante siano elementari le tattiche, per come siamo coinvolti nelle bolle mediatiche, in tanti ci crediamo.


Certo però anche bisogna dire una cosa che ovviamente gli Stati Uniti ci vengono sempre presentati come il Paese della libertà della stampa. Però non è assolutamente vero perché abbiamo visto il caso Assange abbiamo visto questo caso di Hersh che viene delegittimato. Dunque insomma non è tutto oro quello che luccica, giusto?


Sono d'accordo con lei, non è tutto oro, potrebbe essere in molti casi con una leggera placcatura, ma quando togli la placcatura viene fuori l'ottone o il piombo; ecco forse il piombo è la cosa migliore come metafora. 


C'è anche un altro discorso interessante che avrà pensato anche lei? Noi riceviamo dagli Stati Uniti parecchio gas a prezzi stratosferici come anche svariati politici italiani hanno sottolineato. 

Tra le quattro e le cinque volte parlo ancora una volta da competente, tra le quattro e le cinque volte il prezzo di mercato.


Potrebbe essere connesso questo fatto dell'esplosione del gasdotto, con magari una volontà anche di creare una dipendenza dell'Europa da parte del gas statunitense. Può essere questo al limite anche un motivo ulteriore per cui magari alcuni soggetti abbiano pensato di fare una forzatura?


Secondo me, chiunque sia stato il responsabile materiale non ha solo fatto un atto per danneggiare la collaborazione in materia energetica fortissima che esiste da decenni tra Germania e Mosca. Lo ha fatto anche in un momento in cui il quadro delle risorse energetiche non è ottimale, con Bruxelles che sta si orientando sempre di più verso il green e la riconversione, ma con grande difficoltà notevole e dispendio di risorse economiche perché la transizione ecologica ha costi molto elevati. Il gas americano che soprattutto viene estratto con la tecnologia per fracking, non è lo stesso tipo di gas russo, egiziano o libico. Questa è una tecnologia che distrugge enormi quantità di rocce sotterranee per liberare piccole quantità di gas legate ad ogni singola particella di queste rocce e poi le trasforma in sostanza gassosa. Questo mercato negli Stati Uniti, che è molto dispendioso, e porta a prezzi alti di per sè, aveva bisogno come accade per le grandi economie di uno sbocco. Ovviamente io ritengo che tutto abbia un senso se consideriamo quel sabotaggio all'interno di un discorso più complessivo e non solo del danneggiamento di una partnership economica commerciale tra Berlino e Mosca.


Ci sono anche delle conseguenze ambientali dopo quel sabotaggio? Lei da geologo e ambientalista immagino, ha qualche informazione perché c'è un istituto danese che dice il sabotaggio ha provocato una una catastrofe ambientale. 


Le dico solo una considerazione di carattere del tutto generale, quando si apre o una sacca naturale nel fondo marino il gas o si rompe un tubo di quelle dimensioni che ha le portate di miliardi di metri cubi di metano all'anno, si sprigiona nell'ambiente marino il metano che per l'ambiente marino stesso è veleno a livello del petrolio. Quando abbiamo assistito ad incidenti di piattaforme petrolifere a mare, quella è un'evidenza che non si può celare perché è visivamente evidente ma l'immissione di grandi quantità, milioni se non miliardi di metri cubi di gas nel fondale marino, è un danno per l'ecosistema che è permanente. Questo perché a quelle profondità l'ossigenazione del mare è molto ridotta, non stiamo a 4, 10, 20 metri parliamo di 900 metri, sono profondità in cui la vita esiste e non è quella normale della della fauna ittica, ma per questo motivo è molto più delicata rispetto ai primi 250, 300 metri di profondità dove l'ossigenazione dovuta al moto ondoso è notevole. Il danno, sarà molto difficile da valutare, è sicuramente di portata pari a quella di un incidente di una piattaforma petrolifera per l'ecosistema. Una brutta storia questa, non dal punto di vista geopolitico soltanto, ma anche dal punto di vista ambientale


Una domanda retorica, come mai noi nonostante il prezzo del gas americano sia così alto e nonostante, come ha detto lei giustamente, ma come sappiamo, questo fracking sia anche contro l'ambiente, come mai noi compriamo questo gas a questi prezzi altissimi? Potremmo dire no, come mai l'Italia casca ancora in questa trappola? 


Ma la domanda è abbastanza retorica. Il motivo è lo stesso per cui, nonostante un articolo della Costituzione cioè l'articolo 11, noi continuiamo a fornire armi a un paese in guerra, cioè l'Ucraina, in questo caso, sapendo benissimo che è fuori da ogni logica ed è contrario all'interesse nazionale. Le scelte politiche, lo abbiamo visto in decine e decine di casi, sono molto spesso contrarie all'interesse nazionale, nonostante abbiamo oggi un governo a guida Meloni che ha fatto dell'interesse nazionale sopra ogni cosa, la campagna elettorale negli ultimi trent'anni. È un paradosso, ma ovviamente il paradosso è guidato dalle alleanze internazionali, dal nostro essere, come qualcuno ha detto dalla Germania non dall'Italia, dal nostro essere non ancora liberi perché abbiamo perso la seconda guerra mondiale e quella libertà da chi teoricamente ci ha liberato non l'abbiamo più guadagnata. Molti stanno dicendo che la Germania non ha un governo autonomo perché sotto lo schiaffo di Washington, ma mi pare che negli ultimi 50-60 anni l'Italia abbia dato più e più volte, dalla strategia della tensione e così via senza andare a ripescare cose, che abbia dato prova di non aver acquisito ancora una libertà di fatto dopo la fine della seconda guerra mondiale.


Però le faccio una osservazione, noi non siamo mai stati indipendenti dal punto di vista militare questo è vero, però questo è un caso un po' diverso che riguarda una commodity che comunque noi compravamo dalla Russia e qui il discorso economico, come mai non ci siamo rivolti ad altri Paesi in maniera più tempestiva?


L'abbiamo fatto, la risposta in questo caso è duplice. Il primo motivo per cui gli Stati Uniti ci hanno imposto, ma non solo a noi, all'intera l'Unione Europea, a tutti i suoi alleati: il Giappone e la Corea del Sud non hanno risorse energetiche. Parlo di paesi che hanno una necessità molto superiore alla nostra, noi abbiamo un mercato differenziato da tanti anni. Quindi la risposta è duplice: primo siamo obbligati dalle alleanze militari e politiche a seguire anche una politica economica, non si è mai fatta diplomazia economica da quando è morto Enrico Mattei, che ovviamente è più che documentato, che aveva cercato di affrancare la politica energetica non solo italiana, ma allora della nascente Unione europea del mercato comune europeo dalla dipendenza dalle grandi compagnie che erano anglo americane. Il secondo motivo è che quando l'Italia o qualsiasi altro paese si rivolge a paesi produttori grandi medi e piccoli, la risposta che arriva, base, del tutto economica e commerciale è: se abbiamo del surplus ve lo vendiamo al prezzo che diciamo. In questi ultimi quattro anni il surplus energetico degli Stati Uniti è schizzato grazie allo sfruttamento proprio di gas da tecniche di fracking, che si può fare pure con il petrolio. E quindi gli Stati Uniti, essendo esportatori netti e non di poco, avevano, hanno bisogno del mercato per poter esportare questo surplus e grazie alle alleanze e al predominio militare eccetera eccetera, riescono a imporre sia la vendita sia il prezzo. Se gli Stati Uniti ovviamente non fossero stati un esportatore netto non avrebbero imposto quella vendita, non ne avevano bisogno perché era una risorsa che dovevano consumare in casa. Negli anni, da quando il mercato del petrolio e del gas non è più un mercato nazionale in Italia, cioè da quando ENI è diventata una società per azioni piuttosto che una compagnia nazionale, nel discorso anche ad altissimi livelli per gli addetti ai lavori si è sempre detto, per esempio, se non sfruttiamo quello che produciamo in Italia perdiamo una risorsa nazionale, ecco questo oramai da più di trent'anni è falso perché tutto il gas e il petrolio prodotto in Italia, anche estratto da ENI, finisce sul mercato, non è una risorsa nazionale.

Negli Stati Uniti, dove c'è una legislazione totalmente diversa, chi è proprietario del suolo in teoria è proprietario del sottosuolo fino al centro della terra. Quindi quando le compagnie fanno gli accordi per fare questa operazione devastante e scavare con delle trivelle gigantesche, triturare sottosuolo per estrarre questo gas, semplifico la tecnica del fracking, fanno gli accordi con i singoli proprietari, non c'è il demanio in quel caso quindi approfittano, parlo di Stati del Midwest anche qua abbastanza poveri rispetto allo Standard americano, l'Oklahoma, il Wyoming eccetera eccetera, fanno i contratti con i proprietari a cui danno delle cifre per i proprietari scandalosamente elevate, ma tutto sommato ridicole rispetto al vantaggio economico di estrarre poi il gas col fracking e diventano loro stessi proprietari di tutto il sottosuolo fino al centro della terra. Una giurisprudenza devastante. Ci sono foto satellitari dell'Occidente degli Stati Uniti e del Canada dove si vedono chiaramente gli effetti di questa tecnica di estrazione, diventa più o meno come Marte il paesaggio.

di Federico Grandesso

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