15 Febbraio 2023
Fonte: imago
È tornata a prender la parola l'immarcescibile Elly Schlein, vestale della estrema sinistra neoliberale tinta arcobaleno. Da notare che ha preso parola dopo che, nei giorni scorsi, ha preso appena due voti nel quartiere più operaio d'Italia, il quartiere Mirafiori di Torino, sede storica della più grande azienda automobilistica italiana. Come se non bastasse, la nostra vestale del liberismo tinto di arcobaleno ha trionfato al Vomero, il quartiere più cool e più patrizio di Napoli. Ciò dovrebbe bastare già ad aver chiaro il reale posizionamento di questa sinistra che tanto più è distante dalle classi lavoratrici quanto più è vicina alla visione delle classi dominanti cosmopolite e plutocratiche. Ebbene, la vestale del neoliberismo fucsia ha avuto davvero il coraggio di sostenere che bisogna fare una svolta nella sinistra, acciocché la sinistra torni a essere realmente di sinistra. Letteralmente, farebbe ridere, se non facesse piangere una simile posizione, considerato il fatto che la sinistra ormai da parecchi lustri non è altro se non il guardiano fucsia del capitale cosmopolitico. A tal punto che, senza esagerazioni, si può dire che ogni vittoria della sinistra coincide drammaticamente con una sonante sconfitta per le classi lavoratrici, egualmente sconfitte si intende quando vince la destra. Certo con la differenza che dalla destra le classi lavoratrici non hanno mai preteso di ottenere nulla, mentre storicamente la sinistra era stata il luogo della difesa degli interessi dei lavoratori nonché del principio di rettificazione della realtà in nome dell'uguaglianza. Nulla di più distante dunque dalla postura dell'odierna sinistra fucsia, che potremmo tranquillamente definire sinistrash postmoderna e neoliberale. Ci avventuriamo a sostenere che la sinistra, proprio come la destra, non può essere la soluzione, poiché è in larga parte il problema. La soluzione starà nell'oltrepassamento della dicotomia di destra e di sinistra e nella creazione di un nuovo pensiero filosofico-politico in grado di cartografare la realtà della globalizzazione di un liberale e di proporre piste di emancipazione per il "popolo degli abissi".
di Diego Fusaro
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