13 Febbraio 2023
Foto: Imago
In questi giorni abbiamo assistito a due spettacoli, che ci saremmo
potuti risparmiare. Da un lato quello della campionessa di pallavolo Paola
Egonu,la più forte giocatrice che l'Italia abbia mai avuto, dall'altro quello
della Deputata Schlein del PD.
Il tema è delicato e già qualcuno che ha osato replicare viene bollato coi
peggiori epiteti.
La sportiva Egonu in sostanza dopo aver per una vita indossato con onore
la maglia azzurra, essere vissuta in Veneto, con la sua famiglia di origine
nigeriana (paese dove la condizione femminile è alquanto drammatica e
quella delle minoranze etnico religiose è messa a dura prova da sempre),et
infine dopo aver guadagnato-meritatamente-molto danaro nel sistema paese,
ci viene a raccontare che siamo una nazione razzista, dove non vorrebbe far
nascere un figlio.
La seconda, l'Onorevole, ha una vicenda ancor più manicomiale, difatti la
deputata PD, probabilmente in cerca di notorietà, quasi in concomitanza con
le dichiarazioni della sportiva padovana, se ne viene dicendo sostanzialmente
che ha subito atti di razzismo per un presunto "naso ebreo", dolendosi per altro
del fatto che questa fosse un'"accusa" infondata in quanto lei aveva delle
"narici etrusche"(che un povero ignorante come chi scrive ha scoperto solo
oggi esistere). La vicenda ha causato una risposta più che legittima del
Presidente delle Comunità Ebraiche Ruth Dureghello, che ha fatto notare
che, rispondere ad attacchi antisemiti con uno stereotipo non è poi un granché.
Cosa c'è dietro la smania di molti personaggi famosi di manifestare tali disagi?
L'adesione alla Cancel Culture? Cioè quella idea per la quale si dovrebbe cancellare
la cultura dell'altro che un tribunale "presunto" di adepti di tale pensiero stabilisce volta
per volta, a seconda delle necessità politiche del momento, per il nobile fine di
combattere il razzismo; può essere.
Oppure c'è la voglia di stringersi attorno al grande e paternalistico apparato
della sinistra culturale che sente sempre di più stringersi attorno a se il nodo
scorsoio di tutti gli altri settori della vita pubblica ormai saturi delle loro ricette?
Forse. Infondo però è più vero il contrario, ormai infatti sono solo queste
persone che tengono in vita in modo posticcio quel che resta di un eredità
politica che non ha più nulla da dire a questa società.
La realtà-per chi scrive- è che dall'America, all'Europa chi si rifà alle
teorie globaliste, ormai appannaggio di quei partiti o movimenti che si
collocano o collocavano a sinistra, ha più poco da raccontare sui problemi del
nostro tempo.
Era un filone culturale questo, che in passato metteva al suo centro la tutela del
lavoro e che oggi sembra essere diventato il censore dei poteri forti, l'ambientalista
che de-industrializza per ripulire il mondo, ma tace sul fatto che ci sia un paese
ancora ufficialmente socialista che inquina l'80% del globo, et infine sono coloro
che ritengono che quel che rovina questo povero paese sia in primis un barista
che non ti fa pagare un caffè con la carta di credito.
A questo punto tagliati completamente fuori dalla realtà come possono raccattare
qualche consenso?
Semplicemente puntando a dividere la gente su tematiche individuali, che
in teoria possono usare in eterno, visto che alcune condizioni umane o di
orientamento personale non mutano e non devono mutare. Da qui si aprono
guerre civili fatte per fortuna solo di parole (ma da qualche parte non solo di
quelle) sul razzismo, arruolando tutto l'arruolabile, basta che porti al conflitto e
allo scontro d'identità ritrovando una funzione ormai persa su altri campi e chi
se ne frega se questo aprirà odii o conflitti tra le persone(d'altronde è un sistema
che applicano su vasta scala da più di cento anni). A mio parere comunque i
vantaggi elettorali e non, di tale strategia non sono così scontati. Vorrei capire
ad esempio come questi illuminati spiegheranno alle comunità islamiche
presenti nel nostro paese, le unioni LGBT con adozione di minori e la concessione
di mutazione di sesso con terapia ormonale e intervento chirurgico per persone I
con meno di 18 anni che vengono già effettuate(col consenso dei genitori)in alcuni
stati radicali degli Usa, perché il ragazzo è triste e insicuro sulla sua identità.
In tutto ciò attorno al 10 febbraio una data che ancora non viene spiegata nella
quasi totalità delle scuole del paese, mi è capitato di assistere ad un episodio molto
triste mentre mi trovavo casualmente in un ufficio pubblico. La Signora Piera, classe
1939 nata a Pola, mentre esplicava una pratica ha dovuto constatare come il sito di
un importante ente pubblico in automatico digitando il nome della sua città metta
accanto alla voce stato: Croazia.
Tale procedimento contravviene sia ad una legge specifica approvata a riguardo,
che la signora cercava di esibire ad un incolpevole impiegata lecitamente in difficoltà
(giacché non poteva modificare ciò che il sito inseriva in automatico), sia al fatto in genere
che nei documenti di riconoscimento delle persone se un individuo è nato in uno stato che
ad oggi non esiste più o si trova in un altra nazione per motivi politici o militari il suo
documento deve riportare il nome del luogo dove il soggetto in questione nasce nel
momento in cui viene al mondo. Una mia conoscente che è stata adottata in tenera età
da una famiglia italiana porta sulla sua carta d'identità, scritto nata a Mosca(Unione
Sovietica), poiché quando ella nacque quello era.
In Italia tale disposizione vale per tutti, meno che per i profughi giuliano-dalmati e per i
rimpatriati delle ex colonie, che dato ormai il tempo decorso forse non vedranno mai
riconosciuto a pieno il diritto di vedere scritto su tutti i loro documenti, nato in Italia.
Se applicassimo ciò che a loro viene applicato più o meno correttamente dal punto di
di vista legislativo a un nascituro profugo delle zone ucraine ad oggi occupate dai
russi, dovremmo scrivere nato nella Federazione Russa?!
La realtà è che di queste persone per anni andava cancellata l'identità tant'è che nel
dopoguerra visto che non "conveniva" scrivere nati in Jugoslavia alla voce provincia di
nascita si mettevano delle barrette. Successivamente allo smembramento di quel paese
a partire dagli anni novanta molti di loro specie quando le nazioni nate dalle ceneri dello
stato titino , Croazia e Slovenia aderirono alla UE, iniziarono a trovarsi come luoghi di
nascita i nomi di questi neo-paesi nati molto dopo le persone in questione.
Il marito della Signora Piera che assisteva con me alla scena senza ormai poter fare nulla,
mi ha addirittura confessato che una volta in una clinica convenzionata hanno cercato di far
pagare alla moglie il conto di una prestazione adducendo dubbi sulla sua italianità(proprio
in forza del posto dove si scriveva fosse venuta al mondo),vicenda probabilmente indotta
dalle tipiche furberie di certe realtà ma già che si parla di razzismo ditemi voi se questo
non lo è? Almeno per chi lo subisce.
Alla fine l'anziana donna visibilmente commossa e sconsolata ha accettato l'ennesimo
foglio di stato in cui le si dice che è nata in Croazia e mestamente se ne è andata.
L'episodio mi ha riportato alla mente la voce di un altro dimenticato che conobbi quasi
trent'anni fa. Si chiamava Nuur ed era di origine somala. All'epoca ero diciottenne e facevo
lo scrutatore ad un seggio elettorale, lui si presentò per votare era un uomo alto di
colore con un copricapo da cui si comprendeva che era di religione mussulmana.
Mi mostrò il suo documento con scritto, nato a Mogadiscio nel 1919 e accanto le fantomatiche
barrette della vergogna, che erano riportate anche nelle liste elettorali che avevo in dotazione
per notificare che votasse nel suo seggio di appartenenza. Con un aria rassegnata e disgustata
Nuur mi disse:<<Non capirò mai perché mi hanno dato anche la cittadinanza per meriti di guerra
ma continuano ad evitare di scrivere che sono nato in un luogo che era Italia.>>
Forse non gli andava di polemizzare più di tanto, ma infondo come tutti gli uomini di quella
generazione lo sapeva anche lui che la Repubblica Italiana aveva deciso di rimuovere storicamente
tutto il suo passato con quella maniera strisciante e nascosta tipica di molti atteggiamenti di quel
periodo storico, e tutto ciò per bieca ideologia, benché tanto ieri come oggi si fa fatica ad accettarlo
anche da parte di chi si è lasciato a qualche timida ammissione.
Quella Repubblica che propagandò ai quattro venti, il suo raggiunto livello massimo di benessere
che si è esaurito in un trentennio, lasciando a delle rassegnate generazioni successive il conto da
pagare che di fatto ha tolto il futuro a chi ora, questo paese lo vive nello stesso modo della
Signora Piera a cui viceversa è stato tolto il passato.
Chissà quante ne vide anche il buon Nuur ma in lui trapelava nonostante tutto un grande rispetto
e affetto per la Nostra Italia, sentimenti che non vedo in questi neo-militanti miliardari delusi e nei
loro adepti sui social, che passano la vita a chiedere il cambio di nomi di vie o di scuole o altre
amenità per non saper rispondere culturalmente a questioni sociali che la vita ci pone davanti ogni
giorno.
Il razzismo è una malapianta che come la malvagità umana bisogna affrontare sempre senza
mai demordere ma a ridurre gli effetti negativi di tale fenomeno può essere solo una forte identità
culturale vera e non divisiva come quella che i fautori di questo presunto antirazzismo propongono.
Quell'identità autentica che avevano quei trecentomila che come la Signora Piera lasciarono tutto per
rimanere italiani e quegli oltre diecimila che ci rimisero anche la vita nelle foibe.Tutti costoro non
finiranno mai in prima serata a Sanremo, ma io li ricordo.
di Francesco Di Bartolomei
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia