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M5S, Conte prepara la stangata: 30mila euro da chi non è più iscritto, pronte "azioni di recupero"

Il Movimento prepara le nuove regole per gli eletti e gli ex parlamentari. Chi non è più iscritto dovrà restituire 30mila euro del trattamento di fine mandato

08 Dicembre 2022

M5S, guerra per i soldi degli ex: Conte vuole il Tfr di Di Maio e degli altri scissionisti

Giuseppe Conte si prepara alla guerra verso chi non è più iscritto e tra questi c'è naturalmente Di Maio. Nel mirino il loro Tfr: grazie ad una serie di nuove regole sul trattamento economico di parlamentari ed ex, questi potrebbero essere obbligati a restituire 30mila euro del trattamento di fine mandato. Una guerra interna e riguarda chi ha perso lo scranno in Parlamento: per questi sono previsti circa 45mila euro una volta usciti da Palazzo.

M5s, Conte chiede il Tfr a Di Maio e agli scissionisti

Ma una parte potrebbe dunque andare nelle tasche di Conte che ora mette nel mirino l'assegno di solidarietà riservato a deputati e senatori non più iscritti ai 5 Stelle. Per quanto riguarda chi è ancora iscritto, secondo le regole è prevista una restituzione al partito di un importo modesto. Il 20% del bonifico di Montecitorio o Palazzo Madama. Tra questi, i volti più noti sarebbero l'ex Presidente della Camera Roberto Fico, oppure Paola Taverna e Vito Crimi.

Ma la stangata vale per chi è non è più iscritto. Secondo le vecchie regole, datate aprile 2011, questi sono chiamati sborsare il Tfr. Un conto salato in quanto potranno tenere "solo" 15mila euro e restituirne 30. Le nuove regole cambiano drasticamente lo scenario, in quanto introducono "azioni di recupero" per chi non provvede al saldo. C'è da credere che la battaglia tra pentastellati e scissionisti durerà lungo, così come ogniqualvolta c'è di mezzo il denaro.

Luigi Di Maio, Lucia Azzolina e Sergio Battelli gli attenzioni tra i "big". Il primo ancora in forse per il nuovo incarico di commissario Ue per l'energia nel Golfo, gli altri, già pentiti di aver lasciato la pattuglia per iscriversi ad Impegno Civico dell'ex ministro degli Esteri, che non esiste più. Da ambienti vicini al Movimento spiegano che il motivo di questa svolta è lo scarso numero di parlamentari eletti nella nuova legislatura rispetto a quella passata. In quella legislatura, gli eletti grillini erano oltre 160, col boom del 2018 scavallarono quota 330, ora sono 80. I fondi, sono sufficienti per mettere benzina nella macchina, ed anche per "vendicarsi" di chi non ha creduto al rilancio del partito.

Di Ivan Vito

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