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Intercettazioni, Nordio vuole la riforma: "Stop anche ai pm". Travaglio: "Ma quando indagò sul Mose se ne servì"

Stop ai pm che fanno le intercettazioni senza chiedere il permesso, ma Travaglio replica: "Non esistono, l'autorizzazione è obbligatoria"; poi il guardasigilli bacchetta anche i giornalisti: "In caso di diffusione, l'ispezione sarà immediata"

07 Dicembre 2022

Chi è Carlo Nordio, da magistrato a nuovo ministro della Giustizia

Carlo Nordio, fonte: imagoeconomica

"Stop alle intercettazioni", l'ha detto Carlo Nordio, il Ministro della Giustizia. C'era da aspettarselo dalla maggioranza, era soltanto questione di tempo. Adesso Carlo Nordio propone di fermare a tutti i costi in nome della libertà "anche quei PM" che se ne servono "senza chiedere il permesso a nessuno". Ed è qui che casca l'asino: "I PM devono chiedere sempre l'autorizzazione", rimarca invece Marco Travaglio ospite di Lilly Gruber su La7, in altri paesi tutti possono fare le intercettazioni, tutte le strutture investigative. L'Italia è il paese con meno intercettazioni al mondo. Ma la chicca arriva alla fine: "Quando Nordio era colui che indagava al Mose, se ne servì".

Intercettazioni, Nordio vuole la riforma: "Stop anche ai pm". Travaglio: "Ma quando indagò sul Mose, se ne servì"

Per Carlo Nordio invece "L’obbligatorietà dell’azione penale si è tradotta in un intollerabile arbitrio", e per questo vuole la riforma. Ecco perché la norma anti-rave è rimasta a 6 anni, benché questo avesse potuto comportare il problema delle intercettazioni, perché il tutto era visto in un'ottica strutturale di riforma. E come la vuole Carlo Nordio questa riforma?

"Proporremo una profonda revisione" della disciplina delle intercettazioni e "vigileremo in modo rigoroso su ogni diffusione che sia arbitraria e impropria". Lo ha annunciato al Senato il ministro della Giustizia Carlo Nordio, secondo cui le intercettazioni attraverso la "diffusione selezionata e pilotata" sono diventate "strumento micidiale di delegittimazione personale e spesso politica".
Davanti alla commissione Giustizia del Senato, l’ex magistrato oggi diventato Guardasigilli ha usato toni forti: "L’obbligatorietà dell’azione penale si è tradotta in un intollerabile arbitrio". Perché il pubblico ministero "può trovare spunti per indagare nei confronti di tutti senza rispondere a nessuno".

Il ministro della Giustizia ha poi esposto le linee programmatiche del suo mandato. Nordio ha auspicato una riforma del codice penale in senso "garantista e liberale che può esser attuata in parte con leggi ordinarie e per gli aspetti più sensibili anche con una revisione della Costituzione".

Intercettazioni, una frustata anche ai giornalisti: "Ispezione immediata in caso di diffusione degli atti"

Sempre sulle intercettazioni Nordio, davanti ai senatori, ha dichiarato che "ogni qual volta ci sarà una violazione del segreto istruttorio" attraverso la diffusione delle intercettazioni "l’ispezione sarà immediata e rigorosa".
La relazione del ministro ha toccato vari aspetti del "pianeta giustizia", ad esempio la revisione del reato di abuso d’ufficio, chiesta a gran voce dai sindaci e sulla quale anche la premier Meloni si è detta d’accordo: "Sul reato di abuso d’ufficio le statistiche sono a dir poco allarmanti. Su 5.400 procedimenti nel 2021, 9 si sono conclusi con condanne davanti al gip e 18 in dibattimento". Inoltre, tali procedimenti "hanno un costo medio insostenibile" e "occorre acquisire materiale cartaceo e pareri che confondono i magistrati e si riducono in assoluzioni, non luoghi a procedere o archiviazioni".
Tra i temi toccati da Nordio, in particolare, la "presunzione di innocenza" che "continua ad essere vulnerata", un’azione penale "arbitraria e talvolta capricciosa" e la custodia cautelare "come strumento di pressione".

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