18 Novembre 2022
Aboubakar Shoumahoro e la sua signora, Liliane Murekatete
Oggi parliamo di stile. Il venerdì si merita un tema frou-frou.
Dal momento che il nuovo trend della guauche nostrana è quello di lapidare sommariamente l’avversario politico per ciò che pensa, per ciò che dice e perfino, ultimamente, per ciò che indossa, è carino offrire qualche notazione sul look dei deputati, di ogni orientamento politico, perché crediamo che l’abito faccia il monaco, altroché, e ci viene da sbellicarci per il grado di ipocrisia che alligna fra gli apostoli del savonarolismo in crisi di identità.
Sembrerà un accanimento che io inauguri questo spin-off del mio CAFFÈ SCORRETTO proprio da Aboubakar Shoumahoro e da sua moglie Liliane Murekatete la quale, a quanto sostengono gli inquirenti che indagano a Latina, tratta gli immigrati/dipendenti come elettrodomestici a basso consumo, esattamente come i kapò dei campi di lavoro di ogni epoca e luogo: sottopagandoli, negando loro il minimo sindacale del decoro, arrivando a privarli di benefits quali acqua, elettricità, cibo e vestiti (questo il resoconto di Abdul, diciassettenne, confermato dal sindacato Uiltucs).
La notizia, che comunque necessita di accurate conferme, è proprio quel che si suol dire una storiaccia, e se l’abbiamo citata è solo per dovere di cronaca.
Ma veniamo al fashion style della coppia, che ha tre differenti declinazioni.
La prima, quella da barricadèri duri e puri, è la divisa social-media ed è uguale per tutti e due: T-Shirt con slogan a effetto “Karibu#stopracism e abbracci da finale del mondiale con personaggi del calibro di Saviano e del Papa (perché i buoni&giusti si radunano in coorti e il loro offrirsi reciproco appoggio, mica come i loro avversari che sono divisi e invidiosi!, è abitus che se pure non richiede centrifuga li fa brillare di “luce propria”.
La seconda, che è quella mostrata nelle foto in alto: per Aboubakar un monopetto di taglio classico, navy-blu, istituzionale, abbinato a camicia candida e cravatta in stile Marinella. Soo pretty gli accessori: pugno alzato da “Pendiamoci il Palazzo, fratelli poveri!” e stivaloni da pioggia che fanno taaaaanto acqua alta a Venezia. Inoltre, zainetto da liceale in tinta. Favolosiiissimo: urban billionaire.
Voto dell’outfit, 9+: Aboubakar ha una taille atletica, il completo lo fascia a pennello dando risalto alla sua bellezza virile, e poi la palette di colori è degna di una consumata stylist. Il mio suggerimento: se l’indagine sulla gestione schiavistica degli affari di Madame dovesse portarlo a un’autosospensione (improbabile, diciamolo), lo vediamo adatto anche al doppiopetto, revers a lancia, snickers cuoio.
Per Liliane, un mirabile turbante copricapo tradizionale che, unito al sapientissimo make-up, ai due giri di collanina infilati all’ombra di una palma e alle unghie laccate rosso jungla, riesce a perfeziona un look afro-chic-Campodeifiori e ad attutire l'impatto del top underwear sul decolleté da star di Hollywood.
Per lei il voto è 7 ½: non mancano i dettagli pregevoli ma il trucco ci appare troppo Madison Avenue e in più la quantità di carne esposta ci sembra incompatibile con qualsiasi luogo non sia un reality di squinzie, la palestra o il red carpet di Cannes.
La terza, per il tempo libero. Per lui l’immancabile T-Shirt slim-fit, ma colorata e priva di slogan buonisti. Aboubakar sa come esaltare ad arte le molte ore di allenamento settimanale. Anche in questo caso, il capo spalla è abbinato all’immancabile pugno a braccio teso che richiama l’attenzione sul pettorale da Captain America e anche sul capezzolo puntuto (il sex-appeal è protagonista, nel tempo libero) e sul bicipite che mette in ombra quelli dei Bronzi di Riace.
Per Aboubakar, in questo caso, il voto è 9 ½: non sappiamo immaginare niente di meglio di un rivoluzionario nerboruto che offre la sua possanza fisica al servizio del popolo oppresso. Mentre per la Liliane, che vuole dare un senso alla carriera alto-borghese del marito, acconciatura paglia e fieno a foggia di banana (mooolto Audrey Hapburn), gioielli pariolini, l’immancabile unghia laccata e cover-cellulare della festa, marcata Louis Vuitton.
Per lei il voto è 5 al 6: le griffe sono out, al momento, specialmente quelle Francesi visti i rapporti tesi causa differenti visioni sull’importazione e l’arruolamento della forza lavoro. Gli orecchini a cerchio modello “Tesoro di Priamo by Schliemann” non sarebbero nemmeno malvagi, pur volgarotti s'intenda!, ma ci appaiono forse più adatti a una capigliatura meno variopinta, senza contare che il dubbio siano frutto dei 400.000 euro sottratti agli stipendi dei suoi amici sfortunati ce li fa apparire meno fancy.
Il nostro consiglio di stile per Madame, nel dubbio che presto le tocchi passare al total-look in arancione, è quello di “togliere” molto più che “aggiungere”; si affidi ai turbanti di cui abbiamo detto prima perché le mettono in risalto gli occhioni da cerbiatta (bellissimi!) e gratificano il tatoo-artist che le ha inciso le sopracciglia di un colore che forse è visone canadese o il più classico nero corvino, inossidabile evergreen.
Alla prossima "buccia di caffé"!
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