30 Ottobre 2022
Stop ad armi e aiuti militari. Così Zelensky può sedersi a trattare. È questa la ricetta di Silvio Berlusconi per porre fine al conflitto in Ucraina. Il numero uno di Forza Italia dopo l'audio rubato di qualche giorno fa, torna a parlare della guerra in Ucraina in un'intervista a Vespa per l'ultimo libro del giornalista. "La grande tempesta".
Così Berlusconi a precisa domanda se si può porre fine al conflitto: "Forse: solo se a un certo punto l'Ucraina capisse di non poter più contare sulle armi e sugli aiuti e se, invece, l'Occidente promettesse di fornirle centinaia di miliardi di dollari per la ricostruzione delle sue città devastate dalla guerra. In questo caso Zelensky, forse, potrebbe accettare di sedersi al tavolo per una trattativa".
Già qualche giorno fa il Cav aveva spiegato come secondo lui la genesi del conflitto era da ricercarsi nel fatto che Zelensky avesse "triplicato attacchi a repubbliche Donbass dal 2019", oltre al fatto che non siano stati rispettati gli accordi di Minsk. "In questa situazione - spiega Berlusconi a Vespa nel libro "La grande tempesta" - noi non possiamo che essere con l'Occidente nella difesa dei diritti di un Paese libero e democratico come l'Ucraina".
Berlusconi crede anche che non si dovrebbe discutere l'appartenenza alla Federazione Russa della Crimea e fare un nuovo referendum nel Donbass con il controllo dell'Occidente. Convinto che Putin sia un "uomo di pace" e confessa che lo ha chiamato due volte dall'inizio della guerra. Sulle bottiglie di vodka e di lambrusco scambiatisi, risponde: "Era uno scherzo".
Alla domanda se si sente più vicino all'America o alla Russia, il Cav ricorda con affetto una delle cinque standing ovation riservategli dal Congresso degli Stati Uniti: precisamente il 19 giugno 2011 quando raccontò del giuramento di fedeltà agli USA chiestogli dal padre quando dopo la maturità classica lo portò a visitare il cimitero militare americano di Anzio.
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