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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

La resa dei conti: mascherine inutili, vaccini “non testati per la trasmissibilità”: adesso “le fonti ci sono”. Ma (solo in Italia) si fa finta di niente

Adesso che perfino Pfizer ammette di avere imposto, con la complicità dei governi, sieri che non impedivano il contagio (ma scatenavano effetti devastanti), tutti si “pentono”, oppure svicolano. Ma dei morti, dei paralizzati, degli ammalati a vita chi parla? Eppure sono migliaia.

13 Ottobre 2022

Pfizer riconosce assenza di test

E non venite a rompere i coglioni, “le fonti, dove sono le fonti?”. Le fonti sono gli incontri, sono le confidenze angosciate rassegnate che ti piovono addosso dai social, dai marciapiedi, nelle case desolate dove ti portano. O, se preferite, le fonti sono quelle che sgorgano copiose, una resa dei conti allucinante che preoccupa i violenti come la ex infermiera Ronzulli; sono gli studi dell’istituto Mario Negri, i rapporti di Lancet; sono i ripensamenti della comunità scientifica, le autosmentite, le prese di distanza, ormai incontrollabili; sono la Florida che blocca i vaccini a quelli con meno di 40 anni; sono i 783mila ospedalizzati dopo la somministrazione su 10 milioni di utenti, senza contare i casi non segnalati; sono i 71 milioni di sintomi, 4,2 milioni gravi e molto gravi, riscontrati in America; sono il governo inglese che tramite l'Office for National Statistics conferma come la vaccinazione abbia aumentato sensibilmente il rischio di morte in tutte le fasce di età; sono le ammissioni del governo francese, dell'ex ministro alla Salute Oliveri Véran, “La verità è che sulle mascherine (e sul vax) ci siamo clamorosamente sbagliati, tutti”; da cui le inchieste della magistratura, copiose, senza riguardi, mentre da noi Speranza rivendica il suo operato e lo rispediscono in Parlamento; sono il + 279% di aborti spontanei, il + 269% di infarti del mio cardio, il +458% di embolie polmonari, il +437% di disfunzioni ovariche, il +680% di sclerosi multiple, il +487% di tumori al seno nel 2022, in un anno di somministrazioni, cui si aggiungono i 548mila casi di malori improvvisi a fronte dei 222.000 del 2021 e dei 155.000 del 2020: dati ufficiali, certificati Istat; sono le centinaia e le migliaia di atleti, di giovani, che cascano folgorati o, se gli va bene, debbono smettere, rinunciano alla carriera perché il corpo non regge più, è rotto, e il cuore zoppica.

No, non ci provate a venirmi contropelo se racconto dell’ospedaliero di Roma che dopo la terza dose non cammina, non sa che sarà di lui, ma prima l’hanno obbligato a farsi e adesso non può più lavorare. Se parlo della settantenne sana come un pesce che poco dopo la terza si ammala di cancro, partendo da un melanoma. Se parlo della ventunenne che a Genova dopo la seconda dose Pfizer traballa, non riesce a star dritta, ed è passato un anno, e arranca da un ospedale all’altro, anche quello della starlette Bassetti, e i medici se la rimpallano e dicono che “in un paio d’anni dovrebbe tornare a muoversi”, e i genitori, sconvolti, chiedono a uno che non conoscono, un cronista, di “sollevare il caso”. Ma puoi sollevare quello che vuoi, tanto la ricorrenza causa-sintomo-effetto, anche se tutti la sanno, anche se i numeri ormai sono macigni, sono montagne, nessuno verrà mai ad ammetertela ufficialmente. Solo che siamo di fronte ad una delle porcate più immani della storia globale, con epicentro l’Italia

Il cronista da marciapiede, puttana se vi piace di più, di casi da sollevare ne ha che ci vuole una gru. C’è quello dei due genitori, neppure tanto anziani, sempre a Roma che crepano a 4 mesi di distanza, entrambi dopo tre dosi, entrambi versamento pleurico, e la figlia si aggira nella loro casa piena di ombre, di silenzi che stridono, di ombre agitate, non esce quasi più e le dicono, in troppi specialisti le dicono sì, è stato quello, però qui lo dico e qui lo nego, se parli ti roviniamo. C’è l’altro della lettrice emiliana la cui madre dopo il siero si gonfia nelle gambe, si gonfia nel cuore, scoppia nella testa e adesso vegeta o poco meno, imbottita di farmaci che ne allungano solo l’agonia. E già che ci siamo, solleviamo pure il caso della podologa che dopo il vax miracolo comincia a shackerarsi di spasmi e non smette, dannazione, non passano più, e altri specialisti la pigliano per il culo, “può essere tutto e niente”, come nel film di Verdone, anche il siero?, Sì, magari anche quello, però faccia il favore di togliere il disturbo, signorina accompagni fuori questa rompicoglioni e mi chiami il prossimo paziente. Troppi medici si sono trasformati in mostri, oppure, semplicemente, è uscita la loro vera natura appena le condizioni lo hanno permesso.

Ma ci sarebbe da alzare il caso dell’altro ospedaliero, che ha rifiutato il Trainspotting vaccinale e da quasi un anno vive segregato in casa, ha eliminato i consumi come piace all’agenda della decrescita sovietica, con 100 euro al mese vive e sta come le larve di Antonio Rezza, divorato dalla depressione. O quello della geriatra che vede tutti i suoi pazienti anziani crollare, di testa e di corpo, dopo le somministrazioni salvifiche; poi tocca a lei. Non ci crede, non ci ha mai creduto molto ma ci è stata costretta, se no la sospendevano. Una, due, tre dosi e un giorno la trombosi venosa, impossibile camminare, impossibile tutto. “Spera tu per me, io sono stanca. Forse muoio ma è meglio, non ho più forza di trascinarmi appesa al braccio di un parente o di chi mi aiuta”.

Può chiamarsi vivere, questo? E per cosa? Per il fanatismo degli incompetenti, degli affaristi, di quelli che volevano riedificare la sana società comunista per via infettiva? È vivere quello della insegnante con figlio in disagio che non ha accettato le punture ricorrenti e si è coperta di debiti e adesso chi la trattava da pazza, da esaltata fa finta di niente e scantona? Ci sarebbe ancora la storia dell’anziano, ma non così tanto, che scoppiava di salute, che faceva sport, che si fidava della scienza o meglio di certi avventizi da bordello scientifico e domani andrà a farsi una coronografia perché quel dolore al petto dopo l’ultima dose, la terza, non passa. E dopo la terza il fratello è morto: infarto. E nel suo condominio di case popolari a Tor Pignattara da una certa età in avanti sono morti o stanno morendo misteriosamente tutti dopo il magico elisir. Come le mosche, come le mosche.

Ci sarebbe pure l’ospedaliera che dall’ultima somministrazione comincia a sentire dolori tremendi dappertutto, corrono per le ossa, lei si preoccupa e viene fuori la diagnosi che però non si sentono di certificare, gliela buttano là come sempre al “qui la dico e qui la nego”, artrite reattiva da vaccino”, e lei si sbriciola e un amico medico le ha sussurrato, ovviamente off the record, “Quarant’anni che faccio ‘sto mestiere e non avevo mai visto roba del genere e tutto dopo gli obblighi vaccinali”. Perché hai voglia a dire, ma erano obblighi: non ti vaccini, non lavori, muori. Ragazzini che non camminano, nuotatori, ciclisti o tennisti o calciatori di vent’anni e due metri che cascano folgorati, miocarditi, pericarditi e infarti, paralisi, stampelle, bolle, vesciche. Che faccio, sollevo anche il caso mio, di bivaccinato che da 14 mesi ha sintomi ricorrenti rognosi, tra cui una spossatezza micidiale e periodici sbocchi di sangue? O quello di mia madre che a 90 anni dopo la seconda dose, e fortuna che l’ho fermata lì, si ritrova un piede come quello di un elefante, mai successo, e il corpo coperto di pustole, credevo fosse scabbia, rogna, peste e invece l’origine risulta ufficialmente sconosciuta? Abito in un paese di mare, a cento passi dalla chiesa grande: facevano un funerale ogni otto, dieci giorni, adesso le campane suonano a martello due volte al giorno. Ogni giorno. Da un anno. Avevo un vicino di casa, proprio di fronte alla strada, aveva il Parkinson ma a parte questo stava bene. Si è fatto le sue dosi e il tremore è diventato un ballo di san Vito. Alla fine lo hanno portato via, è morto poco dopo e dimostrava 20 anni in più dei 75 che aveva. Gente umilissima, simpatica, che ti portava la frutta. “Meno male” mi ha detto la moglie, rassegnata “non ce la facevo più. All'ospedale hanno detto che gli erano scoppiati gli organi. Tutti gli organi”.

Che dobbiamo dire? Che sono tutte coincidenze, che prima era il freddo e adesso il caldo? Sono le pizze mangiate male? O sta andando proprio come mi aveva detto quel medico di famiglia, maligno forse, “lo hanno fatto deliberatamente per sfoltire i vecchi e rattoppare le casse scassate della Previdenza. Cosa credi?”.

No, io non credo più niente o meglio tutto ciò che posso pensare è vero. E già, magari torneremo a sollevare pure la mafia dei medici sui medici, i pizzini e i dispetti, le radiazioni dei camici dissenzienti, marchiati con la lettera scarlatta del novax, esposti al disprezzo, alla rappresaglia, alla lezione definitiva e da chi? Da quelli che per due anni hanno fomentato il terrorismo, il terrore nella gente che moriva in attesa vigile, e oggi hanno la faccia di culo di dire: ah, ma noi l’avevamo detto che le cure domiciliari funzionavano, che la tachipirina in stand-by era un crimine, che i fans andavano prescritti, che non si doveva procedere così. No, gli unici fans per loro sono stati il potere, la politica, la notorietà, il disprezzo verso “colleghi” più titolati e motivati. È stata un’operazione sciagurata e meticolosa, il trionfo della fellonia, del servilismo, dell’incoscienza e del cinismo. E adesso chiedono di “perdonarci a vicenda”? Di cosa? Di avere umiliato, lesionato, ammazzato gente per di più insolentita? Non abbastanza fuoco all’inferno per loro.

Questa inchiesta è dedicata alla memoria del dr. Giuseppe De Donno

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