18 Agosto 2022
--- di Marco Rosichini ---
Eraclito direbbe che “il carattere è il demone dell’uomo “. Questa massima si confà perfettamente a Carlo Calenda il cui carattere, tanto tenace quanto rude, è allo stesso tempo elemento di debolezza e virtù in politica.
Alla presenza delle Ministre Gelmini e Carfagna in quota Azione e di alcuni esponenti di Italia Viva come la capogruppo alla Camera Boschi, la Ministra Bonetti e il parlamentare ed economista Marattin, il leader di Azione ha esposto i punti salienti del programma del Terzo Polo.
Non disdegna già in principio, seguendo l’ormai consolidato rito di matrice renziana, un attacco ai suoi (ex) cugini di Più Europa nella figura di Emma Bonino ed in particolar modo all’occhio di tigre del Partito Democratico, il segretario Enrico Letta.
Si rivolge ai liberali che hanno aderito al già fu Campo Largo, dall’economista Carlo Cottarelli al sindacalista Marco Bentivogli, affermando che le porte di Azione e del Terzo Polo saranno sempre aperte per loro nonostante la candidatura con il centrosinistra. Non sembra riservare tanta attenzione alla compagine del centrodestra: nonostante il dilettantismo forse ha compreso che il bacino elettorale da cui può volgarmente ”rubare voti” sta più a sinistra che a destra. Sciorina, differentemente dagli slogan degli altri partiti, dati e numeri rispetto alle necessità urgenti che il Paese deve affrontare.
Dalla questione energetica con la centralità dei rigassificatori, in cui puntella l’ambientalismo ideologico di Fratoianni e Bonelli, alla necessità di riformare le politiche sociali e previdenziali. In questo gli va dato atto che dimostra un pragmatismo non indifferente il quale, tuttavia, corre il rischio di trasformarsi in una pratica tecnocratica asettica (Scelta Civica con Monti docet) se non supportata da un impianto ideale e valoriale di lungo termine. Rivendica con risolutezza l’attività e soprattutto il metodo del Governo Draghi ammonendo i responsabili (destrorsi e grillini) della sua caduta.
Da questo punto di vista pone il Terzo Polo come degno erede, nel merito e nel metodo, del riformismo di Draghi in contrapposizione alla politica dei “contro “, di destra e di sinistra, che negli ultimi trent’anni, a suo avviso, ha paralizzato il Paese. Vuole una politica più seria e meno chiacchierona dove il protagonismo ritorni nelle mani dei cittadini e delle imprese.
In questo, a dire il vero, non sembra così tanto distante da quella politica alimentata “più dalla pancia che dalla testa”. Suddetta tendenza populista viene ribadita anche quando, ad esempio, parla di immigrazione e sicurezza scimmiottando Salvini e soprattutto quando invoca il criterio della competenza come unico fondamento della democrazia rappresentativa.
I punti programmatici in ogni caso seguono una chiara ricetta liberale di Stato leggero che si poggia su una moderna e funzionante economia sociale di mercato: dalla vendita della compagnia di bandiera Alitalia alla privatizzazione dell’Ilva passando per una razionalizzazione della spesa pubblica con una riforma parziale del reddito di cittadinanza (non condivisa peraltro da Italia Viva che ne vuole l’abolizione) e la promulgazione del salario minimo.
Un programma di chiara ispirazione liberal democratica che ricorda la tanto vituperata rivoluzione liberale di Berlusconi. Starà a Calenda assicurarne la realizzazione se mai arriverà al Governo, non dimenticando che la politica è l’arte del compromesso.
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