Crisi di Governo, M5S verso il no a Draghi. Per Conte ormai è "o io o lui": il retroscena
Il Movimento 5 stelle starebbe pensando di non votare la fiducia a Mario Draghi. Questo soprattutto per salvare la faccia al proprio leader Giuseppe Conte, che altrimenti potrebbe essere costretto a dimettersi...
Da quanto ha appreso Il Giornale d'Italia, il Movimento 5 stelle sarebbe seriamente pensando di non votare la fiducia a Mario Draghi. Ma i motivi non sono il termovalorizzatore (nessun Governo al mondo è mai caduto per colpa di un termovalorizzatore), il reddito di cittadinanza o il salario minimo. O meglio, non solo. Da quanto sta filtrando in queste ore, infatti, pare che il leader del Movimento 5 stelle ne abbia fatto una questione personale, da film western. "O lui (riferendosi a Mario Draghi) o io", avrebbe fatto capire ai suoi fedelissimi. Questo perché, in caso di voto di fiducia del M5s a Mario Draghi, difficilmente Giuseppe Conte - artefice della Crisi di Governo - potrebbe rimanere al suo posto da leader pentastellato come nulla fosse. Come minimo ci si attenderebbe da lui un profondo "mea culpa", se non, appunto, le dimissioni da leader.
Crisi di Governo, M5s verso il no a Draghi
Tra i senatori grillini non ci sarebbe alcuna ipotesi scissione. Su 61 senatori potrebbero votare a favore del premier al massimo in una manciata, forse anche meno. A molti 5 stelle, infatti, non sarebbero andati giù alcuni passaggi del discorso del Presidente del Consiglio, che oggi ha espressamente chiesto "volete andare avanti o no?". In particolare non sarebbero state digerite le frasi, per così dire, "dubbiose" del Premier sul Reddito di cittadinanza e l'appoggio "incondizionato" di Draghi alla Nato e all'Ucraina.
Inoltre, come già accennato, c'è il discorso di "facciata". Giuseppe Conte - e l'intero Movimento 5 stelle con lui -, in caso di giravolta e di appoggio all'ex numero uno della Bce, rischia di perdere la faccia. Inoltre, rimane alto anche il rischio di una nuova emorragia di voti se verrà ordinato il "dietro front" pentastellato. In pratica, da quanto si vocifera, o salta la testa di Conte o salta quella di Draghi.
Tra gli ex pentastellati c'è chi, come Di Battista, non vede l'ora che accada questa seconda ipotesi. "Ricapitoliamo le dichiarazioni del Messia", ha tuonato Dibba, riferendosi al sopracitato discorso del Premier. "Il reddito di cittadinanza verrà modificato come dico io e soltanto io. Sempre più armi in Ucraina perché per la Nato conta più della Costituzione. Salario minimo ok ma seguendo gli ordini europei e lavorando a braccetto con i sindacati che non vogliono minimamente perdere parte del potere che ancora gli resta. Sì ai rigassificatori perché dobbiamo comprare sempre più gas Usa (costa di più ed è più inquinante ma tanto mica lo paga lui). Superbonus? Come direbbe Mimmo in Bianco Rosso e Verdone 'Nonna, nonna m'hanno fatto un buono. Che vor dì, vor dì che...?' (Lascio a voi la risposta). E dopo tutto questo c'è davvero qualcuno con il fegato di votargli la fiducia?". Lo chiede, con un post su Facebook, l'ex deputato M5S Alessandro Di Battista.