31 Maggio 2022
Draghi al Quirinale, Draghi al governo e adesso anche un Draghi bis. Gli auspici dell'alta finanza girano tutti attorno a lui: l'ex presidente della BCE, il cavallo di razza per l'alta finanza, capace di sostituire la mediocre gestione politica. Dell'ipotesi del Draghi bis se ne sta discutendo seriamente da quando la banca per cui lo stesso Draghi ha lavorato, la Goldman Sachs, ha stilato un rapporto dove boccia qualsiasi ipotesi di governo politico in Italia dal 2023.
Non si attribuisce all'Italia la capacità di avere una guida politica competente in fatto di amministrazione di conti pubblici. A volerlo sarebbero i banchieri e la finanza internazionale. Goldman Sachs si è superata e di quest'ipotesi ne ha fatto un vero e proprio report sul belpaese domandandosi che fine farebbero i conti pubblici senza Draghi, niente di meno.
E magari con a capo la destra di Giorgia Meloni e Matteo Salvini o di qualsiasi altro partito incapace di volere le riforme più impopolari come la questione della riforma del catasto. Proprio adesso che piovono miliardi a raffica, molti dei quali sono a fondo perduto, l'amministrazione degli stessi richiede il saperli gestire correttamente attuando determinate riforme. Serve, secondo i banchieri, un capo capace di attuarle. Lo prevede il PNRR. Il nostro debito pubblico, sempre crescente ha una scadenza breve, anzi brevissima: solo 7 anni contro i 21 anni della Grecia. Ma sono tutti i paesi dell'Europa del sud a destare preoccupazioni: Portogallo, Spagna, Grecia e Italia in primis.
Ci sono moltissime questioni che la destra italiana non digerisce: se Bruxelles ci ordina di attuare una riforma del catasto e Draghi esegue il comando. Meloni e Salvini attaccano direttamente l'Europa per l'attuazione della stessa. Ed ecco, la riforma del catasto: quella che Draghi aveva detto di fare "senza aumentare le tasse", quella "solo amministrativa" ma che ha dovuto implicare l'introduzione subdola di un nuovo riquadro aggiornabile nella "nuova visura catastale": riguarda il valore di mercato dell'immobile. Si commenta da sé. Certo, finché l'operazione dovesse essere portata a termine, passerebbero anni. Forse arriverà il 2027 quando si prevede la perdita generale del 30% sul valore di mercato degli immobili in Italia (tranne Milano). L'altro argomento di scontro tra Lega, Fratelli d'Italia e Bruxelles è l'annosa questione del ddl Concorrenza, con la querelle relativa alle concessioni balneari.
Attualmente il debito italiano è lontano dai livelli di emergenza, ma solo a causa dell'attuazione del PNRR. Resta comunque una probabilità concreta, se non addirittura una certezza, che le sole elezioni possano determinare l'innalzamento dello spread italiano, giacché all'Italia non si riconosce il merito di avere mai avuto una classe politica dirigente in grado di attuare riforme che piacciano all'Europa e alle banche. E per questo la finanza si augura esplicitamente che venga tolta la possibilità di autogoverno a un paese cosiddetto sovrano. Niente male. La democrazia è una parola di corollario, capace solo di abbellire i discorsi più retorici. A ben guardare in fondo, con gli auspici dell'alta finanza, dal governare all'essere dominati in nome della democrazia il passo è breve.
Di Maria Melania Barone
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