20 Aprile 2022
Si suppone un asse M5s-Lega come ai vecchi tempi per fermare l'Ucraina. Nei banchi del Parlamento sono numerosi gli esponenti che si stanno spendendo per una resa del paese di Zelensky affinché la guerra finisca senza altre vittime. Critiche spesso accompagnate, a una presunta "belligeranza atlantista" e al presidente americano Joe Biden. Il primo a vedere con favore la cessione di "un paio di regioni" da parte del governo di Kiev è il vice-capogruppo dei 5 Stelle in Senato, Gianluca Ferrara.
Per Ferrara, che usa gli stessi toni di Luigi Di Maio e dice Putin "è un animale. Ma proprio per questo come Unione europea dovremmo considerare bene le conseguenze delle nostre azioni". Per Ferrara sta prevalendo "l’idea miope di sconfiggere militarmente Putin, un errore che può rivelarsi catastrofico, perché la Russia è una potenza nucleare". E dunque, l’Ucraina rinunci pure a "un paio di regioni oppure dovremo andare incontro alla terza guerra mondiale", il consiglio del vice-capogruppo.
Il senatore Alberto Airola, sempre del Movimento, si sta prodigando per chiedere una mozione e bloccare l'invio di armi all'Ucraina. "L’idea c’è" dice. "Devo parlarne con il direttivo del gruppo e con il presidente Giuseppe Conte, che si è dimostrato vicino a un atteggiamento multipolare". "Le armi alimentano solo la guerra. E il M5S è sempre stato pacifista". Quanto al Donbass, "cedere qualcosa è normale in qualsiasi negoziato, quindi sì, sono d’accordo col collega Ferrara".
Airola sostiene che il Movimento "debba valutare l’uscita dal governo, se il presidente Draghi continuasse sulla linea di totale appiattimento alla Nato e di prolungamento sine die del conflitto". Un avvertimento simile nelle scorse settimane era arrivato anche dall'ex premier Giuseppe Conte che su questo punto aveva dichiarato: "Ognuno si prenderà le sue responsabilità".
C’è anche chi pensa che il Donbass non basti. Come il deputato Matteo Dall’Osso, ex grillino migrato in Forza Italia. "Il Donbass e la Crimea dovevano essere ceduti prima, all’inizio. Ormai è tardi, Putin annienterà l’Ucraina, vuole tutto. In pochi ve lo dicevano". Come detto, attorno a questa posizione sembra riaffiorare, tra Camera e Senato, un asse gialloverde. Dice Carlo Doria, senatore sardista iscritto al gruppo della Lega: "Sono a favore sempre dell’autodeterminazione dei popoli, come nel caso dei russofoni del Donbass. Il conflitto non va estremizzato, c’è in giro un filo atlantismo pericoloso".
Pillon e Salvini sembrano essere concorsi sul no alle armi. Il primo ha dichiarato: "Sul Donbass sono decisioni che spettano a loro. Io sono per l'autonomia locale e per il rispetto delle minoranze, sempre e ovunque, qualunque sia il governo centrale". Mentre Salvini cita due Papi: "Sulla guerra russo-ucraina la posizione di papa Francesco è la più lucida e condivisibile. Cercare la pace anche contro ogni speranza, evitando di alimentare il conflitto. Ricordo che san Giovanni Paolo II disse cose simili allo scoppio della seconda guerra del Golfo tra Iraq e USA. Allora feci fatica a capire, ma poi i fatti diedero ragione al papa. Spero che questa volta il successore di Pietro venga ascoltato".
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia