05 Aprile 2022
Il nuovo def (documento di economia e finanza), è molto diverso da quello che il governo immaginava solo poche settimane fa. La guerra in Ucraina ha notevolmente ridimensionato le aspettative di crescita, ragion per cui gli aiuti a imprese e famiglie potrebbero subire un rallentamento. Così hanno esaminato lunedì a Palazzo Chigi il premier Mario Draghi seguito dai ministri Daniele Franco, Giancarlo Giorgetti ed Enrico Giovannini in vista del consiglio dei ministri che giovedì dovrebbe approvare il piano.
Def, per quanto riguarda la crescita del Pil per il 2022 siamo sotto il 3%. Un numero ben al di sotto del 4,7% previsto in precedenza dal governo. Rimane sul tavolo l'obiettivo della diminuzione del debito pubblico, che però sarà inferiore alle stime precedenti (149,4%), restando ben sopra al 150% del Pil. Pure il deficit difficilmente potrà scendere al 5,6%, come stimato nella NaDef di settembre. Questo perché, bisognerà mettere in conto il finanziamento dei nuovi sostegni all’economia per il quale non basterà il trascinamento delle maggiori entrate realizzate nel 2021.
Un altro tema caldo all'interno dei partiti è quello che riguarda il fronte delle spese militari. Così come quello della riforma del fisco. I principi dei quest’ultima sono indicati nel disegno di legge delega all’esame della commissione Finanze della Camera.
Come cambia il fisco? Le nuove modifiche dovrebbero prevedere un regime transitorio di tassazione fissa (ma senza indicare l’aliquota) per due anni per gli autonomi che superano il tetto attuale per l’applicazione della flat tax del 15%, cioè 65 mila euro di ricavi. Nell'ambito del cashback fiscale (rimborso del 19% al momento dell’acquisto), priorità alle spese socio sanitarie. Si profila però l’ennesimo scontro nella riunione di maggioranza che dovrebbe precedere l’avvio delle votazioni in commissione.
La riformulazione dell’articolo 2 introduce, in via transitoria, due aliquote sui redditi derivanti dall’impiego di capitale (mercato immobiliare compreso). Ad allarmare Lega e Forza Italia è stata l’indicazione, seppure informale, sulla quale, secondo il centrodestra, starebbe lavorando il governo, che le due aliquote che verranno definite dai decreti attuativi della delega sarebbero del 15% e del 26%. Quest’ultima è uguale alla percentuale attualmente più elevata, ma, per esempio, i titoli di stato sono tassati al 12,5%, mentre la cedolare secca per i canoni concordati si ferma al 10%. Per questo il centrodestra sarebbe pronto a una nuova battaglia dopo quella sul catasto.
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