19 Febbraio 2022
Fonte: lapresse.it
Pochi capiscono a fondo come l'assenza di meritocrazia nelle carriere dei magistrati è una delle cause principali del nostro ritardo economico. Eppure è così non solo perché scoraggia gli investimenti privati, ma anche perché è la principale causa della burocrazia della macchina pubblica: gli impiegati e i dirigenti della PA che bloccano decisioni sono molto più vittime spaventate dalla magistratura che fannulloni.
Nel mio saggio Aristocrazia 2.0, la nuova elite per salvare il Paese, ho raccontato come il merito dei singoli magistrati nel giudicare bene e velocemente ,che dovrebbe essere alla base delle loro carriere, non è oggi misurabile in modo obbiettivo . Perciò le loro valutazioni sono quasi tutte "eccellenti" e alla fine l’unico criterio obbiettivo è l’anzianità .
Senza meritocrazia le riforme dei processi penale e giuridico del governo Draghi avranno lo stesso impatto limitato di quelle che lo hanno preceduto. La vera riforma dovrebbe essere quella del CSM che si discute in questi giorni perché il CSM è l’organo che determina le carriere dei magistrati italiani. Purtroppo la riforma che sta emergendo non creerà i presupposti per il nascere della meritocrazia.
Le due principali proposte della riforma hanno l’obiettivo di sempre: rendere la magistratura il più possibile “indipendente dalla politica”. Purtroppo è un obbiettivo sbagliato: "indipendenza" da noi è sinonimo di “autoreferenzialità" e un paragone con altri sistemi giudiziari europei ( descritto in dettaglio nel saggio) , la rivela la più autoreferenziale d’Europa: le carriere dipendono solo dal sindacato dei magistrati, l’ ANM. La prima proposta è quella di impedire le porte girevoli tra magistratura e politica, bloccando il rientro nelle funzioni di giudice di chi si è candidato e impedendo la candidatura nei collegi elettorali in cui si è stati giudici per più di un certo periodo. Considero questa riforma del tutto irrilevante perché i giudici che entrano in politica sono pochissimi, ancora meno quelli che ritornano a fare i giudici e hanno generalmente molto più impatto sulla politica PRIMA di entrarvi piuttosto che dopo, come Antonio Di Pietro. Né si può pensare alla carriera politica come “premio” a magistrati che piegano la loro attività a interessi di partito. Incerta, mal pagata e molto spesso irrilevante, la carriera politica si prospetta per lo più come un’illusione di potere per magistrati che dopo una carriera dove hanno gestito casi importanti hanno una sorta di delirio di onnipotenza, che quasi sempre tale si rivela.
La seconda proposta è quella di riformare la composizione del CSM ritornando a 20” togati” e 10 “laici” e cambiando i meccanismi elettorali con collegi binominali e esclusione delle “liste”.Anche questa proposta è orientata all’obbiettivo di rendere la magistratura più indipendente dalla politica perché mira a scardinare il meccanismo delle correnti, che ipoteticamente controllano il CSM asservendolo a interessi politici. Ancora una volta è un falso problema perché il vero potere delle correnti e della magistratura è proprio nella sua autoreferenzialità. Inutile dire che composizione e collegi binominali non cambiano nulla. Più di impatto potrebbe essere potenzialmente l’eliminazione delle liste che rende difficile il funzionamento di un’organizzazione di partito come sono di fatto le correnti nel presentare candidati. Difficile ma non impossibile, ma non è questo il punto. Perché se non più eletti dai partiti, come verrebbero scelti i candidati? Grazie al passaparola nei collegi elettorali? O alla notorietà mediatica di alcuni nomi in vista? Un politico fa campagna elettorale ed è un mestiere full time , ma un magistrato non dovrebbe fare altro ?Di fatto questo meccanismo dei candidati fai da te, senza liste e senza firme di sostegno, ricorda in parte un altro meccanismo di nomina proposto, quello del sorteggio: una vera lotteria.
Queste due proposte sono quelle che attraggono il maggior interesse dei media che da anni gridano al rapporto malsano tra magistratura e politica. Perciò trascurano la terza proposta, quella che tocca un punto cruciale: i criteri e gli obiettivi delle nomine, la cui assenza è la vera causa dei problemi. Tutti in Italia si preoccupano che ci si affidi a criteri sbagliati e inquinati, dalla politica, dalle logiche di potere delle correnti, dalla non-scelta burocratica dell’ anzianità. Ma nessuno grida al vero scandalo, ovvero che questi criteri sbagliati non inquinano quelli corretti ma si inseriscono in un vuoto spaventoso in cui nessuno ha la forza o il coraggio di dire in modo autorevole quali sono i criteri e quindi gli obiettivi da raggiungere, cosa è questo famoso “merito”. Nella terza leva della riforma Il termine "merito" appare proprio all’inizio della lista dei criteri elencati dalla riforma, ma purtroppo senza un dettaglio sufficiente. Si parla di non ben definite "attitudini" e di utilizzare l’anzianità solo in modo residuale. Si aggiunge poi che la nomina dei giudici agli incarichi deve essere "tempestiva nell’ordine in cui gli incarichi si rendono vacanti” (leggi non aspettare mesi per nominare un sostituto)
Per tutto ciò questa riforma non farà nascere la meritocrazia nel nostro sistema giudiziario . Verte su un falso problema, la esigenza di una maggiore "indipendenza dalla politica" della magistratura ,senza affrontare il tema del come ridurre la sua autoreferenzialità facendo nascere una vera meritocrazia nelle carriere. Nel mio saggio ho raccontato come la meritocrazia esiste nei sistemi giudiziari di altri paesi europei perché questa guida alle carriere dei magistrati viene fatto in parte da un ruolo dell’esecutivo nel CSM , che da noi però è bloccato dalla Costituzione. Nell'attesa di una sua possibile modifica sul tema, la riforma del CSM di questi giorni potrebbe però fare due cose
1 descrivere molto meglio i criteri di scelta: cosa è "merito", cosa sono i risultati, come si misurano, che trasparenza dare alle decisioni eccetera. In Germania ( dove non esiste il CSM) la valutazione per la selezione dei magistrati è rigorosissima ed è fatta in base a 50 variabili raggruppabili in 4 aree – competenza professionale, competenza personale (intelligenza emozionale ) – competenza sociale e leadership.
2 restituire più potere di valutazione della gerarchia nei confronti del sindacato – nel corso degli anni da noi il ruolo dei presidenti dei tribunali e delle procure nel valutare i loro magistrati si è ridotto ed è stato completamente sostituito dalla appartenenza alle correnti sindacali.
Il Presidente Mattarella nel suo discorso di re- insediamento, ha richiesto chiaramente una seria riforma della magistratura. Per le ragioni espresse in questo articolo appare evidente che il suo appello non è stato ancora accolto.
Di Roger Abravanel
Fonte: meritocrazia.corriere.it
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia