Quirinale, le preoccupazioni di Draghi sul Colle: via a telefonate e colloqui con i leader
Il premier Draghi avvia un giro di telefonate e colloqui con Salvini, Letta e Berlusconi per trovare un accordo in merito alle elezioni del Quirinale
Determinato a salvare il suo governo, nelle ultime ore il premier Draghi ha avviato un giro di telefonate e colloqui con i leader di maggioranza. Incontra Matteo Salvini, sente Enrico Letta e Giuseppe Conte e riflette sull’opportunità di chiamare il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Un giro di telefonate ed incontri, che proseguirà anche oggi, necessario per trovare un accordo dentro il perimetro dell’unità nazionale.
Quirinale, telefonate e incontri del premier Draghi
Come riporta il Corriere della sera, alla notizia dell'incontro tra Draghi e Salvini, che sarebbe avvenuto domenica in tarda serata, un ministro che lo vorrebbe al Colle commenta: "Bene, Draghi ha iniziato a giocare!". Ma in poche ore si sparge la notizia che l'incontro tra i due sarebbe andato male. "No comment", le parole che provengono da Palazzo Chigi, smentendo che Draghi si sia messo a barattare i posti nel governo.
Chi si è confrontato con Draghi, assicura che Salvini non gli ha chiesto la poltrona delle Infrastrutture. Anzi, è stato il premier stesso a chiamare il leader della Lega nel pomeriggio per avere un chiarimento. Si tratterebbero però solo delle prime mosse di un confronto, durante il quale Draghi avrebbe promesso che "non si arriverà a una soluzione sul Quirinale e sul governo senza i partiti, o contro i partiti".
L'ex presidente della Bce spiega a Letta e poi a Salvini di voler procedere con estrema prudenza, e si aspetta che siano i partiti a dovergli dire quale ruolo interpretare in questo delicato momento per il bene del Paese. E se dovesse essere lui a prendere il posto di Sergio Mattarella, anche la costruzione di un accordo di governo è nelle loro mani. Il presidente del Consiglio si tiene lontano dal parlare di nomi, rinviando il discorso a un altro momento, quello "giusto" in cui rispondere agli interrogativi sul suo eventuale successore.
Ma, nel dialogo che si è aperto, ci sono anche dei paletti messi da Draghi: per esempio che, se arriva al Quirinale un presidente di parte, la maggioranza di unità nazionale è finita e l'esecutivo cade. Il premier ha sempre mostrato il suo timore di essere "stritolato dai giochi di partito" e, una candidatura al buio, può mettere a serio rischio l'equilibrio del Governo e la tenuta del Paese. Questo timore spiega le parole di Letta che ricorda spesso che "la priorità è tutelare Draghi". Le strade per salvare la maggioranza e il governo sono due: o si stringe un’intesa per un presidente super partes che permetta a Draghi di restare saldamente alla guida del governo, o si elegge convintamente il premier al Quirinale.
Sul fronte draghiano, tra chi spera che dalla quarta votazione esca il nome del premier e chi vede un muro troppo alto della Lega, Forza Italia, e 5 Stelle, ottimismo e pessimismo si alternano vivacemente. Anche nel Pd si pensa che Draghi abbia sottovalutato eccessivamente i gruppi parlamentari, non curando abbastanza i rapporti politici a favore di quelli tecnici.