Sgarbo del Pd al Presidente della Repubblica: depositato ddl per non renderlo rieleggibile
Nel frenare gli entusiasmi su un possibile Mattarella bis, il Pd ha depositato un ddl per impedire la rieleggibilità del Presidente della Repubblica
Sembra allontanarsi sempre di più la possibilità che Sergio Mattarella possa essere rieletto Presidente della Repubblica. A mettere la pietra tombale su un possibile secondo mandato del capo dello Stato è stato il Pd, che nella giornata di giovedì 2 dicembre ha depositato un ddl costituzionale che mira a non rendere più rieleggibile la carica di Presidente della Repubblica. Il disegno di legge, a firma dei senatori Dario Parrini, Luigi Zanda e Gianclaudio Bressa, mira infatti a modificare gli articoli 85 e 88 della Costituzione.
Pd: Presidente della Repubblica non più rieleggibile
L'articolo 1 del ddl presentato del Pd chiede di modificare il primo comma dell'articolo 85 della Costituzione, aggiungendo che il Presidente della Repubblica "non è rieleggibile". Nell'articolo 2 del disegno di legge viene invece chiesto di eliminare totalmente il secondo comma dell'articolo 88 della Costituzione, cancellando in toto il cosiddetto semestre bianco. Se il ddl dovesse essere approvato dunque, il Presidente della Repubblica avrebbe la facoltà di sciogliere anticipatamente le Camere anche durante gli ultimi sei mesi del suo mandato presidenziale.
Nel presentare il ddl i parlamentari depositari hanno motivato il documento spiegando che già "in sede di assemblea costituente si pose il tema dell'opportunità di introdurre limiti alla rielezione del Presidente della Repubblica". La non rielezione del Presidente della Repubblica era infatti considerata finora soltanto una prassi istituzionale, violata soltanto nel 2013 quando il capo dello Stato uscente Giorgio Napolitano venne rieletto per un secondo mandato. Si racconta tuttavia che già nel 1985 il presidente Sandro Pertini non avrebbe escluso a priori una propria rielezione alla carica nel caso il Parlamento si fosse espresso in tal senso.
Il precedente della rielezione di Giorgio Napolitano
La questione della rielezione di Napolitano è peraltro uno dei motivi per la quale i parlamentari Dem hanno deciso di intervenire direttamente, al fine di tracciare confini più precisi all'ordinamento costituzionale. Secondo Parrini, Zanda e Bressa infatti "il conferimento, nel 2013, di un secondo mandato al presidente Napolitano - che peraltro aveva più volte manifestato una diversa volontà - ha senza dubbio cambiato i termini della questione, che da mera possibilità teorica si è tradotta in precedente, e invita a interrogarsi sull'opportunità di riprendere e tradurre in norma argomentazioni così autorevolmente espresse".
È infatti evidente - hanno poi concluso i senatori proponenti - che, se l'eccezione divenisse regola e quella che è stata la regola cominciasse ad apparire come eccezione, l'equilibrio dei poteri delineato dalla Carta potrebbe risultarne alterato. Non è peraltro un caso se gli Stati Uniti, pur in un contesto di elezione sostanzialmente diretta del Presidente, hanno introdotto il divieto del terzo mandato quadriennale solo nel momento in cui l'eccezione avrebbe potuto divenire prassi". Il rifermento va ovviamente al terzo e quarto mandato del presidente Usa Franklin Delano Roosevelt, rieletto però in un contesto eccezionale com'era quello della Seconda guerra mondiale.