06 Ottobre 2021
Fonte: lapresse.it
"A seguito delle elezioni suppletive" di domenica e lunedì "l'Ufficio centrale circoscrizionale della Corte di appello di Firenze ha proclamato il 6 ottobre Enrico Letta eletto deputato". L'annuncio in Aula della Camera il presidente di turno Andrea Mandelli ha chiuso un'altra giornata piena di sorrisi per Enrico Letta, segretario del Partito democratico. La vittoria alle elezioni comunali di domenica e lunedì, più la sua affermazione alle suppletive di Siena e dintorni, hanno regalato all'ex premier tornato col mantello bianco al capezzale del Pd zingarettiano un chiaro momento di gloria. Eppure, potrebbe non essere tutto oro ciò che luccica.
Letta si vede già a capo di una nuova coalizione allargata di centrosinistra, una sorta di nuovo Ulivo di prodiana memoria. "Penso che dobbiamo allargare la coalizione. A Siena abbiamo vinto perché abbiamo tenuto una coalizione larga. Questa coalizione è stata efficace, ho avuto dentro tutti, Conte, Calenda e Renzi. E alla fine ha funzionato. Mi hanno dato una grande mano i Verdi, i Socialisti, Articolo uno e Sinistra italiana. Abbiamo vinto e non c'è stato mai un distinguo, mai uno screzio. Abbiamo lavorato molto bene insieme", ha detto il segretario del Pd.
Ci sono due cose però, che il Pd ha dimenticato di raccontare a se stesso e agli italiani dopo il voto dei giorni scorsi. La prima, che può sembrare banale ma tanto banale non è, è quella che le elezioni comunali non sono le elezioni politiche. Come sempre accade, la parte vincente trae conclusioni generali e di tendenza politica, con dunque riflessi ed effetti rivendicati in forma immediata su governi, alleanze ed equilibri. Lo aveva fatto Matteo Salvini con la Lega dopo le Europee nel 2019, ora il Pd trae conclusioni generali su qualcosa che invece è soprattutto molto locale e tradizionalmente legato agli individui più che ai partiti.
Il secondo elemento dimenticato dal Pd è quello dell'affluenza, bassissima ovunque. Tanto che l'astensionismo sembra essere stato l'unico vero vincitore della tornata elettorale. Prendiamo i dati di alcune delle principali città e ci si accorge che sono soprattutto le periferie che non si sono presentate alle urne. Segnale inequivocabile di sindaci e forze politiche che si curano solo dei centri città, abbandonando le parti più disagiate dei centri urbani abbandonati a loro stessi.
Torino: nei quartieri di Barriera di Milano, Regio Parco, Barca, Bertolla, Falchera, Rebaudengo, Villaretto ha votato solo il 42,91%, contro il 51,44% del centro. Roma: a Ponticelli, Barra, S. Giovanni a Teduccio si è presentato al voto solo il 42,26% contro il 56,67% di Parioli-Nomentano. Dato eloquente anche a Napoli: Municipio VI Roma delle Torri al 42,85%, Vomero e Arenella al 54,52%. Anche da queste verità il Pd deve ripartire se vuole davvero rilanciarsi e diventare credibile per il governo futuro del paese.
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