01 Ottobre 2021
Fonte: lapresse.it
Mimmo Lucano - quasi come faceva Silvio Berlusconi - dichiara che dietro alla sua condanna a 13 anni e 2 mesi di carcere ci sono stati due grandi burattinai. Si tratta di "uno politico di razza" e un "magistrato importante". “Dietro la mia condanna ci sono ombre poco chiare. Hanno dall’inizio cercato di offuscare la mia immagine, il mio impegno verso gli immigrati, i più deboli". "Mi aspettavo un’assoluzione piena. Io non mi sono mai lasciato intimidire da nessuno. Per ora hanno vinto loro, ma siamo solo al primo grado. Ci sarà l’appello", continua l'ex sindaco di Riace.
“Già dall’inizio la mia popolarità, mai cercata, li ha infastiditi", continua Lucano. "Hanno voluto (e vogliono) che si parlasse solo di loro, delle loro attività, dei loro libri, delle loro inchieste. Io non ho avuto la notorietà perché me la sono cercata. Il mio impegno, il mio modo di aiutare il prossimo, sono stati gli argomenti che mi hanno reso popolare - aggiunge -. A loro dava fastidio che i media, la politica, s’interessassero di quello che io facevo. Invidia pura. Diventata probabilmente anche rabbia quando la rivista Fortune mi ha assegnato quel riconoscimento e, soprattutto, quando la Rai ha voluto realizzare la fiction su Riace con Beppe Fiorello protagonista. Lì è scattato qualcosa che è alla base delle mie sventure giudiziarie".
"Dico solo che il giudice delle indagini preliminari aveva bollato questa inchiesta come un 'acritico recepimento delle prove', non 'integranti alcuno degli illeciti penali contestati in alcuni capi d’imputazione'".
"La Cassazione ha rinviato gli atti al Tribunale della Libertà, annullando il mio esilio", continua Mimmo Lucano. "Eppure, oggi subisco questa sentenza senza precedenti. In effetti è stata una condanna senza precedenti. Sono arrabbiato e deluso per un verdetto che ritengo ingiusto sotto ogni profilo. Quello che più mi fa rabbia, però, è che è stata attaccata la mia moralità. Io sono un uomo specchiato e onesto, non ho neanche i soldi per pagare i miei avvocati - conclude il Sindaco di Riace -. Rifarei tutto. Anche il tentativo di prolungamento dell’asilo politico per la giovane immigrata Becky Moses, trasferita a forza da Riace e morta bruciata nella tendopoli di Rosarno, qualche mese dopo. Uno dei reati che mi hanno contestato è stato proprio questo, aver tentato di trattenere la giovane a Riace".
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