01 Maggio 2021
Da oltre 50 anni è impegnato in politica, ha vissuto i fermenti degli anni di piombo, il boom dei due decenni successivi, il repentino cambiamento della nostra società, del suo modo di vivere e comunicare, ed anche di gestire gli affari pubblici, che hanno caratterizzato il nuovo millennio. Con il covid, poi, le cose si sono modificate ulteriormente in peggio. Come per il mondo del lavoro, sempre più in difficoltà. Nel giorno della festa dei lavoratori, abbiamo parlato con il senatore di Fdi Ignazio La Russa, un’intervista in esclusiva a tutto tondo sull’attuale situazione del nostro Paese, a partire proprio dalla questione occupazionale.
Oggi è la Festa del Lavoro ma c’è poco da festeggiare: occupazione ai minimi, multinazionali che spadroneggiano, dettando loro le leggi sul mercato e mettendo in difficoltà diritti dei lavoratori che, ormai, sembravano acquisiti da tempo. Cosa ne pensa?
Questo è un giorno triste, quello dei lavoratori che non lavorano, e se non si riparte effettivamente e alla svelta non può che essere peggio. Sulle multinazionali, che dire, sono le uniche ad essersi arricchite dalla pandemia, non voglio essere “complottista”, ma per lo meno ci hanno sguazzato. Andrebbero sicuramente tassate di più, ma questo è un argomento del quale è inutile parlare ora. Per farlo ci vuole un Governo forte, che sia eletto, ed abbia la tenacia necessaria, con il resto dell’Europa, di fare un braccio di ferro con questi colossi. Ora, purtroppo, non è il momento.
Fin dall’inizio avete detto di stimare Mario Draghi e di voler fare un’opposizione pronta ad appoggiare, eventualmente, provvedimenti del Governo, qualora fossero in linea con le vostre idee o utili al Paese? Sino ad ora siete stati molto critici su quanto fatto dall’esecutivo. Nonostante le aspettative sembra che, per voi, non sia cambiato molto rispetto a prima. Il Governo attuale è simile al precedente?
Nonostante la stima che nutro per Draghi purtroppo devo dire di sì. Se non fosse per una maggiore considerazione a livello europeo ed internazionale, non vedo grandi differenze. Soprattutto, nel modo di affrontare l’emergenza. A partire dal coprifuoco, che non ha nessuna logica medica: mi devono spiegare perché ci si contagia più dopo le 23, quando c’è in giro molta gente di più di giorno. Fatto ancora più grave è che viola diritti costituzionali: se poteva essere giustificato all’inizio ora non lo è più. Non è un provvedimento di salute ma di ordine pubblico: peccato che non siamo in guerra. Non solo, il coprifuoco più che essere utile a contenere la pandemia potrebbe ottenere l’effetto esattamente contrario: creare assembramenti, invece, che spalmare i clienti su un orario più amplio.
L’impressione è che la scelta del rigore su chiusure e restrizioni, portata avanti in Italia, ed inefficace a quanto dicono infezioni e morti che collocano il nostro Paese mediamente tra i più colpiti, sia il modo di lasciare tutto il peso della pandemia sul cittadino, più che sulle istituzioni, ancora latitanti su molti aspetti nevralgici. Penso, ad esempio ai trasporti: si riaprono le scuole e non è stato fatto niente per implementare il servizio pubblico, che in caso di affollamenti può essere facile veicolo di contagio?
Purtroppo lo Stato e le istituzioni si sono dimostrate inadeguate. Non voglio essere inutilmente polemico, per questo giustifico certi errori dell’inizio, quando non conoscevamo il nostro nemico e non avevamo armi per combatterlo, ma ora continuare a commettere gli stessi errori credo che sia deleterio. Proprio i trasporti ne sono l’esempio. Si poteva intervenire noleggiando i numerosi autobus privati fermi causa pandemia. In questo modo, si sarebbe ottenuto un doppio risultato: quello di migliorare il trasporto pubblico e di dare una mano alle aziende in difficoltà. Noi l’abbiamo proposto, non ci hanno ascoltato, ed ora riaprono le scuole nelle medesime condizioni di prima”.
Si avvicinano le amministrative in molte città, prime tra tutte Roma e Milano. Il centrodestra non ha ancora scelto il suo candidato sindaco, o per lo meno non ne ha fatto ancora il nome, a che punto siete?
Ci stiamo lavorando, ci sono dei nomi al vaglio, ma credo sia inopportuno farli ora: da un lato perché irrispettosi di chi eventualmente non verrebbe scelto, dall'altro perché a mio avviso comunicare nomi ora, quando le cose non sono ancora definite, rischia di indebolire il candidato.
La Lega e Forza Italia hanno votato contro la vostra mozione al ministro della Salute Roberto Speranza, non proprio correttissimo da parte dei vostri alleati?
Sono nel Governo, capisco le loro difficoltà, certo che dare la fiducia ad un ministro per il quale, il minuto dopo, chiedi una commissione di inchiesta è un po’ assurdo, sicuramente non il massimo della coerenza. Avrebbero fatto meglio ad astenersi o a chiedere privatamente le dimissioni a Speranza prima che si andasse al voto.
Dal 1971, quando era responsabile del Fronte della Gioventù, è passato molto tempo: l’Msi prima, poi Alleanza Nazionale, l’esperienza da ministro, poi il Popolo delle Libertà ed, infine, Fratelli d’Italia: 50 anni di storia politica italiana. Dagli anni ’70 al 2021. Ha avuto modo, così, di conoscere certe volte da protagonista, altre da spettatore in prima fila, un’evoluzione della società e della politica incredibile. Come e cosa è cambiato da quegli anni?
“E’ cambiato tutto, come il giorno e la notte. Non voglio dire che era tutto meglio. La qualità della classe politica sicuramente sì, però. Se penso ai nomi delle persone che ho avuto modo di conoscere nella mia esperienza politica, trovo statisti di alto profilo e personalità di notevole caratura: non solo Giorgio Almirante, ma mi riferisco anche a Pietro Nenni, Enrico Berlinguer, Giuseppe Saragat, lo stesso Giulio Andreotti, con le sue luci ed ombre. E potrei andare avanti a lungo. Purtroppo, oggi, è molto più difficile trovare politici di una certa preparazione ma esistono ancora: sicuramente in Fdi ma, anche, l’ingresso di Draghi per la politica è un plus. Se, tuttavia, devo sottolineare quello che non mi piace oggi è la personalizzazione della politica: quanto ho iniziato le persone lavoravano per un’idea, ora è esattamente l’opposto. Questo lo trovo un aspetto involutivo”.
Msi, Alleanza Nazionale, ora Fdi: a quale di queste esperienze ed a quale delle visioni politiche che hanno portato, e che portano avanti, resta più legato?
Credo che ognuna sia l’evoluzione di quella successiva, esperienze politiche legate dallo stesso filo conduttore che non si è mai spezzato.
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