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Crisi 5Stelle: persi 100 parlamentari in 3 anni

L'addio di Trizzino è solo l'ultimo in ordine di tempo ma dall'inizio dal 2018 il Movimento a perso un terzo dei parlamentari eletti tra le sue fila

03 Marzo 2021

Crisi 5Stelle: persi 100 parlamentari in 3 anni

L’addio di Giorgio Trizzino, ultimo dei parlamentari grillini a sfilarsi la casacca pentastellata, non sarà il primo e, probabilmente, neanche l’ultimo, ma fa notizia perché la diaspora all’interno del Movimento è continua. Trizzino è il centesimo parlamentare a saltare giù dal carro di Grillo e compagni in soli tre anni. Un evento raro, anzi unico, un record, non invidiabile conquistato proprio dai 5stelle.

Stando ai numeri, nel 2018, vennero eletti in 339: 227 alla Camera e 112 al Senato. Oggi, tra addii, sospensioni, espulsioni, cambi di casacca, il numero si è incredibilmente ridimensionato. Un vero e proprio fallimento di quello che era stato tra i cavalli di battaglia dei pentastellati, che tra le loro battaglie avevano messo proprio la modifica dell’articolo 67 della Costituzione: "ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato". Era quella che Luigi Di Maio, ai tempi capo del Movimento, chiamava la riforma antivoltagabbana, come ricorda il quotidiano “Il Giornale”.

Una proposta di legge in tal senso non è mai stata formulata, ma ai grillini stava talmente a cuore che hanno provato, quantomeno, a mettere mano ai regolamenti parlamentari per evitare diaspore. Hanno persino giocato la carta del terrorismo, con lo stesso Di Maio che da New York, nel settembre del 2019, invocò una "multa da 100mila euro per danni di immagine" per i fuoriusciti. Come previsto peraltro dallo statuto del Movimento. Già in precedenza, in occasione delle elezioni europee del 2014, i grillini avevano previsto sanzioni ancor più salate in caso di cambio di casacca: ben 250mila euro da pagare in caso di eurodeputati traditori. In realtà nessuna multa è stata mai davvero comminata, anche perché di sarebbe incostituzionale. Anzi, a fronte delle defezioni che hanno raggiunto la tripla cifra, a quest'ora i conti correnti pentastellati sarebbero dovuti esplodere, invece visto che la fuoriuscita di un numero così alto di eletti comporta circa 60mila euro cadauno sottratti alle spese del gruppo, oltre ai 300 euro mensili che nessuno di loro versa più all'associazione Rousseau le cose non stanno proprio così.

Riportando indietro le lancette del tempo per ripercorrere la storia della “diaspora” pena stellata: i primi a subire l’esclusione furono Andrea Cecconi e Carlo Martelli, finiti nei guai per la questione dei rimborsi. Alla fine decisero di abbandonare il Movimento, sedersi nei banchi del gruppo misto, e tenersi in tasca il gruzzoletto. Successivamente toccò, come scritto sulle pagine del quotidiano Il Giornale, allo skipper Andrea Mura, che sosteneva che avrebbe potuto portare avanti l'attività politica a bordo di una barca a vela e a difesa degli oceani. Fu espulso ma, a differenza di molti altri, dopo sei mesi in Parlamento rassegnò le dimissioni. Da questo momento in poi, per i 5stelle, ad ogni scelta importante è corrisposto, irrimediabilmente l’addio di qualcuno. Si sono scontrati su tutto fin dall’appoggio al Conte 1, sul Mes, sui decreti sicurezza ed anche sulle scelte politiche all’interno del partito. Con il Conte 2, poi, la situazione è degenerata: il Movimento a perso pezzi da 90 come l’ex ministro Fioramonti o Gianluigi Paragone, altri hanno scelto strade diverse come Ugo Grassi, Stefano Lucidi e Francesco Urraro passati confluiti addirittura alla Lega.La formazione del Governo Draghi, infine, ha dato il colpo di grazia: sono arrivati i saluti dell'ex direttore di SkyTg24 Emilio Carelli e le esclusioni dei 36 che non hanno votato la fiducia.

Infine gli addii di Trizzino, appunto, ma anche di Emanuele Dessì, Vincenzo Spadafora e altre epurazioni per "assenza non giustificata” al momento della votazione in Aula. A farne le spese sono stati Cristian Romaniello, Yana Ehm e Simona Suriano. Nero su bianco in tre anni se ne sono andati già un terzo dei parlamentari. Ora è arrivato Giuseppe Conte alla corte grillina ma difficile che riesca a fare da “diga” evitando altre defezioni.

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