17 Gennaio 2021
Domani il voto alla Camera, martedì quello più scivoloso a Palazzo Madama. Al Senato l'obiettivo è arrivare a 158 voti favorevoli, per dimostrare "che Iv non è determinante e anche se avesse votato contro non sarebbe cambiato nulla".
Non solo. Ci sarebbero altre speranze: che il partito renziano si spacchi, che altri abbandonino la scialuppa renziana, come Vito De Filippo ieri, per tornare al Pd, e che i centristi che ieri hanno sbattuto la porta possano tornare a vacillare.
E' questa la strategia su cui puntano Giuseppe Conte e i suoi fedelissimi, certi che nessuno, in realtà, sia desideroso di tornare al voto. Di fatto, una strategia di respiro corto. "Sembra un sudoku - sbuffa un ministro M5S - nelle commissioni era già caos a Palazzo Madama con Iv in maggioranza, figuriamoci ora quel che potrebbe accadere...". Venerdì la situazione sembrava a un passo dalla soluzione, poi sabato è saltato il banco. A farlo deflagrare, racconta all'Adnkronos uno degli uomini in prima linea nelle trattative, una telefonata di uno dei fedelissimi del premier, di stanza a Palazzo Chigi, al presidente dell'Udc Lorenzo Cesa, una chiamata in cui "si giocava a ribasso - spiega la stessa fonte - invitando i centristi ad entrare nel Conte bis alle stesse condizioni, accontentarsi delle caselle rimaste vacanti e andare avanti".
Le trattative si son fermate lì, e chi racconta l'accaduto è pronto a scommettere che non riprenderanno, "ormai è un binario morto". Ma un governo di minoranza ora fa paura, soprattutto in una fase delicata come quella che stiamo vivendo "senza contare che l'opposizione salirà sulle barricate chiedendo la testa di Conte un minuto sì e l'altro pure". A 24 ore dalle dichiarazioni del premier alla Camera la situazione è di stallo totale.
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