10 Ottobre 2022
Secondo i dati forniti dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, nel primo semestre del 2022 c'è stato un incremento del 31% delle dimissioni per una quota complessiva pari a 1,1 milioni di lavoratori che hanno abbandonato il posto di lavoro rispetto agli 840.000 lavoratori dello stesso periodo del 2021.
Per le donne l'incremento delle dimissioni è aumentato del 36,5% su base annua contro il 27,8 degli uomini. A soffrire di più sul posto di lavoro sono dunque le donne e in particolare quelle delle regioni del centro nord oppure del centro Italia.
Le province autonome di Trento e Bolzano oltre alla Valle d'Aosta e la Toscana, la Lombardia il Friuli Venezia Giulia la Liguria e l'Emilia Romagna, il Veneto l'Umbria il Lazio si piazzano sopra questa soglia.
In Toscana ad esempio le dimissioni ammontano al 37,6%, in Valle D'Aosta al 51,2% mentre complessivamente l'insieme di queste regioni raggiunge il 70,3%.
I rapporti interrotti nella sola Regione della Lombardia sono 250.000-74 fino al mese di giugno 2022 che equivale a un incidenza del 7,15% su tutti i lavoratori dipendenti della Regione.
Diminuiscono progressivamente il numero delle dimissioni complessive nelle regioni del sud dove si è registrato comunque un aumento del 15,4% in Calabria e del 16,9% in Campania.
Il fenomeno delle dimissioni di massa è iniziato principalmente negli Stati Uniti alcuni mesi fa e poi è arrivato in Europa e in Italia soltanto nella seconda metà del 2021. Si tratta di un fenomeno che può avere cause diverse e, come osserva ad esempio l'INPS, l'incremento delle dimissioni nel primo semestre del 2022 "sottende il completo recupero delle dimissioni mancate Nel 2020, quando tutto il mercato del lavoro era stato investito dalla riduzione della mobilità connessa alle conseguenze dell'emergenza sanitaria".
Si tratta di un solo elemento che però non può spiegare la complessità di un fenomeno che ha una dimensione globale. In Italia in particolare si registra una perdita notevole di lavoratori nel campo delle professioni sanitarie come gli infermieri che hanno preferito abbandonare il posto di lavoro, dedicarsi ad altri lavori oppure trasferirsi all'estero dove esiste una retribuzione migliore.
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