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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Giudici urbanisti e surrealisti

Quando il giudice diventa urbanista e pianifica le altezze e le grandezze degli edifici della città, discrezionalmente.

09 Dicembre 2025

Giudici e Urbanisti

Viale Papiniano 48

Quando il giudice diventa urbanista e pianifica le altezze e le grandezze degli edifici della città, discrezionalmente. altri (giudici)avevano smentito quanti volevano il sequestro di un cantiere spericolato, in viale Papiniano. La legge è legge, almeno così sembra.

Tempo fa avevamo lanciato la provocazione dell'inutilità del       PGT (piano del governo del territorio) proprio perché nessuno governa alcunché e tutti fanno ciò che vogliono, quando le maglie dell'autorità competente sono larghe, larghissime, anche l'impossibile diventa possibile

Ora tra tribunali vari, riesame, corti, e scambio reciproco di accuse si è arrivati la paradosso che come sempre qualcuno ha fatto il furbo e gli altri se c'erano dormivano, come nella migliore tradizione italiana: fatta la legge trovato l'inganno facta lex inventa fraus, in legalese, se preferite.

Il giudice sentenzia su principi estetici, morfologici, volumetrici, e spesso indica colpevoli istantanei, siano essi politici, costruttori, fortunatamente pochi architetti, perchè si sa: contano poco, si accodano, attaccano l'asino(la parcella),dove vuole il padrone(committente).

La materia urbanistica scotta, è incandescente perchè attraversa tutti i campi e coinvolge quasi tutti i cittadini, ricchi e poveri, uniti nella lotta sfibrante alla burocrazia cieca e stupida, surreale e surrealista, che considera ogni italiano, un naturale produttore di abusi, per furbizia o per necessità.

Ma il solerte magistrato di turno, uno scopo l'ha ottenuto, ha realizzato il principio del ritardo, della lentezza che sta alla base di ogni alterazione illegale, "l'inquilino minuto", non il grande costruttore/corruttore annega tra formule e costi impossibili, ma il risultato è sempre lo stesso: una città, tante città fatte da gruppi disomogenei, contrastanti di forme, di volumi complessivamente incongruenti.

È la teoria del caos, e il neo-luna park di Porta Nuova ne è esempio maturo

Salva la norma, morta l'estetica, il mondo delle costruzioni e delle corruzioni si equivalgono per il giudice, e scava, scava, qualcosa di troverà, un disegno sbagliato, un documento impreciso, una formula scorretta,un bonifico sospetto e il gioco è fatto, il dramma shakespeariano può andare in scena.

Ma chi vince? la forma della città? il cittadino? il narcisismo del giudice/regista che gestisce le vite di tutti altri attori e comparse? Nessuno, a bruttezza si sovrapporrà altra bruttezza, in assenza di autorevolezza, nei meandri delle consuetudini moderatamente truffaldine, come l'ennesima inchiesta agostana con repentina liberazione di tutti gli attori e di tutte le comparse.

Torno sulla mia provocazione, ovviamente ragionamenti scombussolati di chi scrive d'estetica, nessuna volontà di normare o normalizzare, anzi la lotta alla progettazione "fai da te", fa parte dell'immaginario antropologico del paese, nato, cresciuto sulla sovrapposizione di abusi, di incastri, di rimozioni, un mondo che non conosce regole certe, ma vive sulle interpretazioni, dove anche l'ultimo giudice italiano può costruirsi la sua oscura teoria, di fatto i veri esperti di progettazione architettonica potrebbero restare solo loro.

E insegnarla, magari.

Nessuno metterà in dubbio le loro affermazioni, auliche, etiche, perfette per un mondo perfetto, e pescando nel torbido, qualcosa si trova sempre, almeno fino al prossimo telegiornale della sera, uno strillo non si nega a nessuno, pochi giorni di indignazione si stempereranno nel tempo che uccide ogni ricordo, in un paese senza memoria, in un paese refrattario ad ogni regola, nel paese sospeso nel vuoto morale

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