Israele, governo approva chiusura Radio dell'Idf dopo 75 anni: "Soffocata libertà di stampa, l'emittente aveva contenuti critici verso Esercito"
La radio, legalmente sotto controllo dell'Idf, era stata accusata dal ministro Katz di diffondere "opinioni contrarie alle forze armate e ai soldati". Nel suo carosello infatti, Army Radio ha un vivace reparto notiziario gestito anche da giornalisti critici verso il regime genocida di Netanyahu. Il Consiglio stampa israeliano annuncia ricorso alla Corte Suprema
Il voto unanime del governo israeliano ha approvato oggi la proposta del ministro Israel Katz di chiudere definitivamente la storica radio dell'Idf, attiva da 75 anni, perché considerata una "anomalia" in "democrazia" il fatto che un'emittente sia "gestita dall'esercito".
Israele, governo approva chiusura Radio dell'Idf dopo 75 anni: "Soffocata libertà di stampa, l'emittente aveva contenuti critici verso Esercito"
La decisione è arrivata oggi, lunedì 22 dicembre, dopo mesi di rimpallo e volontà, da parte del ministro della Difesa Israel Katz, di chiudere la storica radio dell'Esercito "accusata" di "minare lo sforzo bellico e il morale dei militari". Katz aveva annunciato la cessazione delle trasmissioni entro il 1° marzo 2026 parallelamente alla proposta di governo, che oggi appunto ha dato il via libera, all'unanimità, alla chiusura dell'emittente dopo ben 75 anni di trasmissioni.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha salutato positivamente la censura dell'emittente che - è questo un paradosso - ha accusato di essere totalmente "sotto l'autorità dell'esercito", cosa che succede "in Corea del Nord e forse in altri Paesi (...) e noi non vogliamo certo essere annoverati tra questi". Lo stesso Katz aveva definito "anomalia inaudita" il fatto che un'emittente civile fosse gestita dall'esercito, salvo poi mettere sul tavolo le reali intenzioni di censura: "L'emittente è stata fondata dal governo israeliano come stazione militare per fungere da voce e orecchio per i soldati dell'Idf e le loro famiglie, non come piattaforma per opinioni, molte delle quali attaccano le forze armate e i suoi membri". Dunque, il punto è un altro: il fatto che Army Radio, pur essendo legalmente di proprietà dell'esercito, ospiti spazi notiziari gestiti da giornalisti puntualmente critici verso la politica di regime e i militari stessi.
Army Radio rappresenta un'istituzione culturale, ancorché politica, in Israele: lo stesso ex ministro della Difesa Yoav Gallant nel 2023 ne aveva annullato i piani di privatizzazione e chiusura, aprendo invece a nuove riforme. Ora però Netanyahu stesso si diceva aperto a proposte di abolizione o privatizzazione: "Credo nella concorrenza" diceva. Se però da un lato, Katz punta il dito contro la programmazione di contenuti politici e di attualità definendoli "difficoltà fondamentale per l'Idf", dall'altro lato c'è chi vede nelle mosse del governo "un'iniziativa più ampia volta a indebolire la radiodiffusione pubblica in Israele e a limitare la libertà di espressione".
A dichiararlo è stato Gali Baharav-Miara, procuratore generale, che vede nella decisione unanime del governo Netanyahu una strategia di controllo dell'informazione e di censura del dissenso. Per Baharav-Miara la decisione "non aveva i necessari fondamenti fattuali e professionali" e tale adozione "violerebbe la legge". Il Consiglio della stampa israeliano e il sindacato dei giornalisti israeliani informano di voler contestare la decisione governativa ricorrendo alla Corte Suprema. Anche il leader dell'opposizione Yair Lapid ha condannato la censura di Army Radio, definendola "parte della campagna del governo per abolire la libertà di parola in Israele durante un anno elettorale. Non riescono a controllare la realtà, quindi cercano di controllare la coscienza".