Gaza, obiettori israeliani rifiutano leva obbligatoria nell'Idf: "Non vogliamo prendere parte al genocidio, comunità internazionale fermi Netanyahu”

Ido Elam ed Ella Keidar Greenberg, entrambi di 19 anni, sono obiettori di coscienza e hanno rifiutato il servizio militare nelle Idf al compimento dell’età della leva obbligatoria perché non vogliono unirsi al genocidio a Gaza

Sì, dopo il 7 ottobre i giovani che obiettano come noi sono aumentati, il nostro movimento cresce, ma è troppo lento. Non si può aspettare che la società israeliana cambi per fermare il genocidio e la pulizia etnica: la comunità internazionale deve agire ora”. Queste sono le parole di Ido Elam ed Ella Keidar Greenberg espresse in un tour di Assopace Palestina. Entrambi hanno 19 anni e sono obiettori di coscienza – o refusenik, come vengono chiamati in Israele – e hanno rifiutato il servizio militare nelle Idf al compimento dell’età della leva obbligatoria, come previsto per tutti i giovani israeliani.

Gaza, obiettori israeliani rifiutano leva obbligatoria nell'Idf: "Non vogliamo prendere parte al genocidio, comunità internazionale fermi Netanyahu”

Sono attivista contro l’occupazione nei Territori palestinesi da quando ho 14 anni, avendo conosciuto l’apartheid in West Bank mi è stato subito chiaro che non potevo prendere parte alla politica di pulizia etnica messa in pratica dal nostro governo a Gaza”, racconta Ella Greenberg.

Il 19 marzo 2025, appena diciottenne, si è presentata al centro di reclutamento di Tel Hashomer con la lettera di chiamata in mano e ha dichiarato il proprio rifiuto: niente partecipazione al genocidio a Gaza, opposizione all’occupazione e alla guerra in generale. La scelta le è costata un mese di carcere, da cui è uscita l’11 aprile. Resta la minaccia di nuove misure penali, ma finora – spiega – lei e gli altri refusenik hanno ricevuto un trattamento relativamente lieve rispetto a quello riservato ai cittadini, soprattutto palestinesi, detenuti nel Paese, quasi la metà dei quali si trova in detenzione amministrativa senza accuse formali, secondo le ong per i diritti umani. “Ora siamo persone libere”, aggiunge Greenberg, “le punizioni per gli obiettori sono piuttosto lievi perché le autorità ci tengono a evitare di farci diventare dei martiri agli occhi degli altri israeliani”. Lei e Ido Elam sono tra i volti più noti di Mesarvot – “noi rifiutiamo” in ebraico – la rete che si oppone al servizio militare obbligatorio e all’occupazione dei territori palestinesi.

Nel contesto israeliano, dove l’esercito è un pilastro identitario e il servizio militare è vissuto come un dovere morale, gli attivisti radicali che denunciano apertamente apartheid e pulizia etnica vengono spesso additati come traditori. Ella e Ido chiedono che la comunità internazionale eserciti la massima pressione sul governo di Benjamin Netanyahu affinché rispetti il diritto internazionale. “Quello che facciamo non sarà mai sufficiente”, ammette Ella. “Non illudiamoci che le politiche del governo israeliano cambieranno per via di un cambio di mentalità degli israeliani. Se tante persone oggi giustificano il genocidio è perché queste politiche sono reali, se la comunità internazionale si adoperasse per fermarle, per renderle illegali e impossibili, allora vedrete che anche la maggioranza silenziosa cambierà idea”.