Ucraina, Peskov avverte: "In corso serio processo di pace, ma molti lo faranno fallire", Rutte: "Fine guerra entro 2025", Ue: "Irrealistico"
Nell'occhio del ciclone c'è ancora la fuga di notizie Witkoff-Ushakov che, secondo il portavoce del Cremlino Peskov, potrebbero essere usate come strumento per fare crollare i deboli negoziati fin qui raggiunti. Intanto Rutte confida in una rapida cessazione del conflitto, ma non deposita l'ascia di guerra: "Mosca continuerà ad essere una minaccia a lungo termine"
L'ha definito "processo serio" Dmitry Peskov quello attualmente in corso tra le parti per cercare di finalizzare una soluzione al conflitto russo-ucraino ormai in corso dal 2022. Le aspettative dunque sembrano buone, ora che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è deciso ad accettare - seppur con qualche riserva - il piano in 19 punti rivisto con la delegazione Usa a Ginevra, in Svizzera.
Ucraina, Peskov avverte: "In corso serio processo di pace, ma molti lo faranno fallire", Rutte: "Fine guerra entro 2025", Ue: "Irrealistico"
Segnali di ottimismo sono arrivati anche dal Presidente Usa Donald Trump che ieri, 25 novembre, durante la 78esima edizione della Presentazione del Giorno del Ringraziamento al Rose Garden, ha rassicurato: "Stiamo lavorando a quella guerra finale. Penso che ci stiamo avvicinando molto a un accordo, lo scopriremo". Eppure, nel corso di un'intervista alla televisione di Stato russa ripresa dall'agenzia Ria Novosti, il portavoce del Cremlino Peskov ha subito smorzato le rassicurazioni con un avvertimento preciso: "appariranno molte persone che non si faranno scrupoli di nessun tipo pur di far fallire questo processo". Una dichiarazione che echeggia il contenuto di molte parole riferite ieri dal ministro degli Esteri Lavrov tra cui quelle sulla linea ostile del blocco europeo intenzionato ad "infliggere alla Russia una sconfitta strategica".
Due sono ora, alla luce delle dichiarazioni di Peskov - i fronti da monitorare. Da un lato le parole dell'Unione Europea circa il prosieguo dei negoziati; dall'altro lo "scandalo" che ha travolto l'inviato speciale Usa Steve Witkoff dopo la pubblicazione, da parte di Bloomberg, di una chiamata di 5 minuti nella quale in sostanza il diplomatico americano "cedeva" il Donetsk alla Russia parlando col consigliere Yuri Ushakov. Partiamo dal primo punto. In un'intervista al Pais, oggi Mark Rutte, segretario generale Nato, ha dichiarato che la guerra potrebbe finire entro il 2025. "È sempre difficile fare previsioni, ma spero davvero che la pace arrivi presto" ha aggiunto Rutte con tutti i se e i ma del caso, e definendo il piano di pace Usa "una buona base per le discussioni".
Ma l'ottimismo non è durato molto a lungo: riferendosi alla Russia, Rutte ha aggiunto "continuerà a essere una minaccia a lungo termine" dato che "se un presidente russo è disposto a sacrificare un milione di persone del proprio popolo per questa fallacia di correggere la storia, dobbiamo essere preparati". E qui la linea ostile di Ue e Nato è riaffiorata, sotto giustificazione di un continuo esborso per la difesa ("dobbiamo spendere molto di più per la nostra difesa"). Se però da un lato lo stesso Peskov ha spento i facili entusiasmi ("Aspettate ancora, è prematuro parlarne"), Bruxelles ha colto la palla al balzo per definire irrealistiche le parole di Rutte dal momento che "non abbiamo alcuna indicazione che la Russia voglia la pace". Mentre l'Ue tiene premuto il tasto sull'acceleratore dell'escalation, un altro fronte si apre col "leak" Witkoff-Ushakov.
Dopo la fuga di notizie sulla conversazione telefonica tra i due diplomatici datata 14 ottobre - e definita da Ushakov "inaccettabile" -, c'è chi ha già avanzato proposte di licenziamento contro l'inviato Usa per lo scandalo esploso. Alcuni deputati hanno infatti chiesto le dimissioni di Witkoff definendolo "traditore". Tra loro, il repubblicano del Nebraska Don Bacon ha affermato "(...) è chiaro che Witkoff è chiaramente favorevole ai russi. Non può guidare questi negoziati". Ma per Peskov si tratta dell'ennesima strategia politica per fare naufragare gli accordi fin qui raggiunti: "non c'è nulla di particolarmente spaventoso (...) è il solito lavoro di un negoziatore (...)le voci che ora si levano [con richieste] di licenziare Whitkoff mirano principalmente a interrompere le modeste tendenze verso il raggiungimento di un accordo attraverso negoziati pacifici".