Israele, palestinesi detenuti sottoterra nel carcere di Rakefet: "Celle senza finestra e senza ventilazione, abusi fisici e niente cure mediche"

I prigionieri hanno raccontato di subire "regolarmente" abusi fisici: percosse, aggressioni da parte di cani con museruole di ferro e calci dalle guardie. A tutto ciò si aggiungono la mancanza di cure mediche adeguate e razioni di cibo minime

Privati della luce naturale da gennaio, ma anche di cibo adeguato, senza contatti con l’esterno, con le famiglie o informazioni sulle accuse a loro carico. Sono circa cento i detenuti palestinesi di Gaza che Israele tiene sottoterra, nel carcere di Rakefet. Tra loro ci sono anche due civili: un infermiere di 34 anni arrestato in un ospedale nel dicembre 2023 e un adolescente, giovane venditore di cibo, fermato nell’ottobre 2024 mentre attraversava un posto di blocco israeliano.

Questo è quanto riportato dal Guardian, che cita in esclusiva gli avvocati del Comitato pubblico contro la tortura in Israele.

Israele, palestinesi detenuti sottoterra nel carcere di Rakefet: "Celle senza finestra e senza ventilazione, abusi fisici e niente cure mediche"

Il carcere di Rakefet, il cui nome in ebraico significa “fiore di ciclamino”, era stato aperto all’inizio degli anni ’80 per ospitare alcuni dei più pericolosi membri della criminalità organizzata israeliana. Fu però chiuso nel 1985 perché giudicato disumano. Dopo gli attacchi del 7 ottobre, il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir ne ha ordinato la riapertura.

In origine la struttura era pensata per un numero limitato di detenuti di massima sicurezza, alloggiati in celle singole, e al momento della chiusura ospitava solo 15 prigionieri. Oggi, stando ai dati ufficiali ottenuti dal Pcati, i detenuti sono circa cento. Le celle sono prive di finestre e di ventilazione. Ai legali, i prigionieri hanno raccontato di subire "regolarmente" abusi fisici: percosse, aggressioni da parte di cani con museruole di ferro e calci dalle guardie. A tutto ciò si aggiungono la mancanza di cure mediche adeguate e razioni di cibo minime. Il tempo trascorso fuori dalla cella è minimo, in un minuscolo recinto sotterraneo, a volte "solo cinque minuti ogni due giorni". I materassi vengono rimossi all’alba, verso le 4, e restituiti solo a tarda notte, lasciando i detenuti su strutture di ferro in celle spoglie.

Ben-Gvir ha giustificato la riapertura di Rakefet sostenendo che serve per detenere “l’élite di Hamas”, cioè i miliziani coinvolti nel massacro del 7 ottobre e i combattenti delle forze speciali di Hezbollah catturati in Libano. Ma, come ha spiegato l’avvocata del Pcati Janan Abdu, «nel caso dei due che abbiamo visitato, stiamo parlando di civili». «L’uomo con cui ho parlato era un diciottenne che lavorava come venditore di generi alimentari. È stato prelevato da un posto di blocco su una strada», ha raccontato.

Le condizioni dei detenuti palestinesi sono «intenzionalmente orribili» in tutte le carceri israeliane, ha dichiarato Tal Steiner, direttore esecutivo del Pcati. Attuali ed ex prigionieri, insieme a informatori dell’esercito israeliano, hanno denunciato violazioni sistematiche del diritto internazionale. Tuttavia, Rakefet rappresenta un caso a parte: la detenzione sotterranea, senza luce solare, per mesi, comporta «implicazioni estreme» sulla salute mentale, ha spiegato Steiner. «È molto difficile rimanere integri quando si è tenuti in condizioni così oppressive e difficili», aggiunge, sottolineando che vengono compromesse persino le funzioni biologiche di base, dai ritmi circadiani legati al sonno alla produzione di vitamina D.