02 Novembre 2025
Il giorno 1.348 della guerra: un segnale dal mare profondo
La guerra in Ucraina è giunta al giorno 1.348, ma sul fronte strategico si combatte una partita ancora più grande. Vladimir Putin ha annunciato il primo test operativo del drone sottomarino nucleare Poseidon, un’arma che il presidente russo ha definito “senza eguali nel mondo”. Per Mosca, si tratta di una pietra miliare nel rafforzamento delle capacità strategiche della Federazione, una dimostrazione concreta che il programma di modernizzazione militare procede “secondo i piani”, nonostante le sanzioni e la pressione occidentale.
Un’arma che cambia le regole del gioco
Il Poseidon, conosciuto in Occidente come Kanyon, non è un semplice siluro. È un veicolo subacqueo senza equipaggio (UUV), lungo 20 metri e mosso da un reattore nucleare miniaturizzato capace di garantirgli un’autonomia virtualmente illimitata. Può raggiungere velocità di 200 km/h e profondità inaccessibili ai sistemi di tracciamento convenzionali. Putin ha spiegato che il reattore del Poseidon è “cento volte più piccolo” di quelli installati sui sottomarini nucleari, ma capace di sprigionare una potenza distruttiva superiore al missile intercontinentale Sarmat.
Dal “fantasma” Status-6 al simbolo del 2025
Il progetto è noto dal 2015, quando comparve come “Status-6” in una slide militare trapelata. Poi, nel 2018, Putin lo inserì fra le sue sei “super armi”, accanto al missile ipersonico Avangard e al vettore Sarmat. Da allora il Poseidon è passato da concetto sperimentale a programma operativo, con i sottomarini speciali Belgorod e Khabarovsk pronti a fungere da piattaforme di lancio. Il test annunciato ora non è solo propaganda: attivare un reattore nucleare dopo il rilascio da un sottomarino significa che l’integrazione tecnica del sistema – propulsione, comando, schermatura e telemetria – è in fase avanzata.
Un nuovo dominio della deterrenza: l’undersea
La vera rivoluzione del Poseidon non è nella potenza della sua testata, ma nel dominio operativo che inaugura. L’oceano profondo diventa un teatro di deterrenza asimmetrica, dove la Russia può colpire al di fuori delle traiettorie previste dalle difese missilistiche occidentali. Le correnti, le batimetrie e i gradienti termici rendono la localizzazione di un simile veicolo quasi impossibile. È una logica “anti-scudo”: se gli Stati Uniti puntano a proteggersi dallo spazio e dall’aria, Mosca risponde dalle profondità.
La risposta a Washington e il peso negoziale
Il test del Poseidon arriva a pochi giorni da quello del missile nucleare Burevestnik, anch’esso a propulsione atomica e capace, secondo il Cremlino, di percorrere 14.000 chilometri. Due annunci in una settimana significano una sequenza di messaggi politici: la Russia dimostra di poter garantire la “seconda colpitura”, la capacità di ritorsione dopo un eventuale attacco nucleare. È anche un modo per accrescere il proprio peso nei futuri negoziati sul controllo degli armamenti, includendo nuovi vettori non contemplati dai trattati tradizionali.
Tecnologia, deterrenza e comunicazione strategica
Per il Cremlino, il valore del Poseidon è tecnico, strategico e comunicativo. Mostrare al mondo che il sistema funziona significa affermare che l’industria militare russa è viva e che la sua capacità scientifica resiste all’isolamento. È anche uno strumento di pressione psicologica: costringe la NATO a rivedere dottrine e investimenti nel dominio subacqueo, spingendo gli avversari a disperdere risorse in nuove difese.
Il mare come nuova frontiera del potere
Dal “fantasma” del 2015 alla vetrina tecnologica del 2025, il Poseidon è passato da progetto intimidatorio a oggetto politico-strategico concreto. Non cambia immediatamente l’equilibrio nucleare, ma sposta il campo di gioco: dalla corsa ai missili e agli scudi nello spazio aereo, alla lotta invisibile nel mare profondo. È qui che Mosca punta a riaffermare la propria grandezza strategica, dimostrando che la deterrenza del futuro non volerà nei cieli, ma nuoterà negli abissi.
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