Microsoft interrompe rapporti con Israele: stop a utilizzo cloud Azure da parte del Mossad e Idf per sorveglianza di massa palestinesi a Gaza
Microsoft interrompe il contratto Azure con Israele: usato per la sorveglianza di massa dei palestinesi e per i bombardamenti su Gaza e Cisgiordania
Microsoft ha ufficializzato di interrompere i rapporti con Israele, almeno in parte. Ha infatti deciso di dare un taglio al contratto con Tel Aviv che gli permetteva di utilizzare il cloud Azure per raccogliere dati e sorvegliare in massa i palestinesi di Gaza e Cisgiordania da parte del Mossad e dell'Idf.
Microsoft interrompe rapporti con Israele: stop a utilizzo cloud Azure da parte del Mossad e Idf per sorveglianza di massa palestinesi a Gaza
Microsoft ha deciso di interrompere il contratto che permetteva all’esercito israeliano di utilizzare la piattaforma cloud Azure per raccogliere e archiviare le telefonate di milioni di palestinesi in Cisgiordania e a Gaza. Una decisione senza precedenti, arrivata dopo mesi di proteste interne e in seguito a un’inchiesta del Guardian che aveva svelato come i dati raccolti fossero utilizzati dall’Unità 8200, il servizio di intelligence militare di Tel Aviv, per strategie di sorveglianza di massa e per pianificare attacchi aerei sulla Striscia.
Secondo le rivelazioni giornalistiche, il sistema era in grado di registrare fino a un milione di chiamate all’ora, accumulando oltre 8 mila terabyte di conversazioni. Informazioni sensibili che, incrociate con strumenti di intelligenza artificiale, consentivano di individuare bersagli e coordinare bombardamenti. Un meccanismo che ha contribuito al massacro di civili palestinesi: oltre 65 mila morti, secondo le stime più recenti, in gran parte donne e bambini.
La svolta di Microsoft è arrivata anche grazie alla pressione dei dipendenti, organizzatisi nel collettivo “No Azure for Apartheid”, che da mesi denunciava la complicità dell’azienda nei crimini di guerra israeliani. “Non forniamo tecnologie che facilitino la sorveglianza di massa dei civili”, ha scritto in una mail interna Brad Smith, presidente di Microsoft, confermando la disattivazione dei servizi all’interno del ministero della Difesa israeliano.
La decisione, pur non interrompendo del tutto i rapporti commerciali con le forze armate israeliane, segna un passo storico: è la prima volta che una Big Tech statunitense chiude un contratto di questo tipo con l’Idf durante la guerra a Gaza. Una presa di posizione che mette in discussione l’intera filiera di complicità tecnologica con cui Israele ha portato avanti la sua campagna di distruzione.
Il caso Azure dimostra come le infrastrutture digitali e il potere delle multinazionali tecnologiche possano influenzare direttamente il destino di interi popoli. In questo caso, la decisione di Microsoft rappresenta una rara frattura in un sistema che per troppo tempo ha garantito a Israele strumenti avanzati per opprimere, sorvegliare e bombardare i palestinesi.