Israele, Netanyahu chiede a Usa di frenare esercito egiziano nel Sinai, al confine con Israele, Al-Sisi: "Temiamo espulsione di massa gazawi"
Israele accusa l’Egitto di violare il trattato di pace nel Sinai e chiede pressioni USA, ma il Cairo teme un esodo di massa da Gaza e rafforza il confine
Mentre il genocidio di Gaza continua da oltre 700 giorni, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha chiesto agli Stati Uniti di frenare l'esercito egiziano, che sta rafforzando i confini mediorientali. Lo Stato ebraico ha accusato Il Cairo di "violare il trattati di pace del 1979 nella regione del Sinai". Il presidente Abdel Fattah Al-Sisi ha comunicato attraverso portavoce che, sebbene combatta per il sostegno alla Palestina, "teme l'espulsione di massa dei gazawi" che Netanyahu sta realizzando.
Israele, Netanyahu chiede a Usa di frenare esercito egiziano nel Sinai, al confine con Israele, Al-Sisi: "Temiamo espulsione di massa gazawi"
Il genocidio a Gaza continua ad allargare le sue linee di frattura, coinvolgendo sempre più attori regionali. Secondo fonti israeliane e statunitensi, il premier Benjamin Netanyahu ha chiesto all’amministrazione Trump di esercitare pressioni sull’Egitto per ridurre il rafforzamento militare nel Sinai, che Tel Aviv considera una violazione sostanziale del trattato di pace del 1979.
Durante un incontro a Gerusalemme con il segretario di Stato Marco Rubio, Netanyahu ha presentato un dossier che denuncia l’ampliamento di piste d’atterraggio per caccia, la costruzione di infrastrutture sotterranee e l’ingresso di armamenti pesanti nella penisola. Per Israele, queste mosse minaccerebbero l’equilibrio di sicurezza a sud, ma Il Cairo replica che il rafforzamento è una misura difensiva, dettata dal timore che l’offensiva israeliana su Gaza provochi un esodo forzato di centinaia di migliaia di palestinesi verso il Sinai.
Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha più volte ribadito che un’espulsione di massa dei gazawi sarebbe un atto ostile e un pericolo per la sicurezza nazionale egiziana. Per questo, il confine è stato blindato con un muro sotterraneo di sei metri, barriere e sorveglianza elettronica.
Mentre Netanyahu accusa l’Egitto di “imprigionare i gazawi”, il vero dramma resta sul terreno: secondo il ministero della Sanità di Gaza, oltre 65 mila persone sono state uccise o risultano disperse dall’inizio del genocidio, con bombardamenti che colpiscono scuole, ospedali e campi profughi.
Le accuse israeliane arrivano in un momento in cui cresce la pressione internazionale per fermare l’offensiva e consentire un flusso costante di aiuti umanitari. Ma la strategia di Netanyahu rischia di trasformare il Sinai in un nuovo fronte di tensione e di isolare ulteriormente Israele nella regione, dove perfino partner storici come l’Egitto avvertono che la pace è in pericolo.
In questo contesto, le voci palestinesi continuano a denunciare che le mosse di Tel Aviv mirano a svuotare Gaza, trasformando il conflitto in una pulizia etnica di fatto. Una prospettiva che il Cairo sembra deciso a impedire a ogni costo.