Israele, l'arroganza del potere sionista: Katz minaccia di piantare la bandiera israeliana a Sana'a, capitale yemenita

Se oggi è Sana'a, domani potrebbe essere qualsiasi altra capitale del mondo che rifiuti di piegarsi e sottomettersi alla volontà dell'espansionismo israeliano

Le dichiarazioni del ministro della Difesa israeliano Israel Katz del 19 settembre rappresentano un momento di verità che svela la natura coloniale e imperialista della politica israeliana contemporanea.

Il delirio di onnipotenza di un ministro che calpesta la sovranità internazionale

Con una ferocia che ricorda i peggiori esempi di arroganza imperiale, Katz ha minacciato di uccidere il leader degli Houthi, Abdul-Malik al-Houthi, e di sostituire la bandiera yemenita con quella israeliana nella capitale dello Yemen unito: "Abdul-Malik al-Houthi, il tuo momento arriverà. Sarai mandato a incontrare il tuo governo in seduta plenaria e tutti i membri eliminati dell'asse del male che attendono nelle profondità dell'inferno" - queste le parole di un ministro di uno stato che si autodefinisce democratico. Ma la parte più agghiacciante della minaccia arriva subito dopo: "La bandiera degli Houthi con su scritto lo slogan 'Morte a Israele, maledizione sugli ebrei' sarà sostituita dalla bandiera israeliana blu e bianca che sventolerà sulla capitale dello Yemen unito".

Questa non è semplice retorica bellica. È la dichiarazione esplicita di un'intenzione coloniale, il sogno di conquista territoriale che rivela l'essenza espansionista del progetto sionista contemporaneo.

Il contesto dell'escalation: una guerra senza fine

I recenti attacchi israeliani allo Yemen hanno colpito infrastrutture come porti e centrali elettriche nelle parti dello Yemen controllate dagli Houthi, bombardando anche aree civili. Alla fine di agosto, Israele ha assassinato il Primo Ministro degli Houthi, Ahmed al-Rahawi, in un altro attacco aereo a Sana'a, con il gruppo che ha promesso "vendetta" per la sua morte e quella di quasi metà del suo gabinetto. Questo ciclo di violenza, lungi dall'essere una semplice rappresaglia difensiva, si configura come un'escalation sistematica verso l'occupazione territoriale.

La dottrina delle "Dieci Piaghe": Quando la Bibbia assurdamente diventa arma di guerra

In precedenti dichiarazioni, Katz aveva minacciato di infliggere "le 10 piaghe bibliche dell'Egitto" sullo Yemen, riferendosi ai disastri che secondo il Libro dell'Esodo furono inflitti all'Egitto dal Dio ebraico per convincere il faraone a liberare gli israeliti schiavizzati. "Una piaga di oscurità, una piaga della morte dei primogeniti - completeremo tutte e dieci le piaghe", aveva scritto su X (ex Twitter). Questa strumentalizzazione del testo sacro per giustificare crimini di guerra rivela una deriva teocratica inquietante, dove la religione viene piegata a servizio di un progetto di dominio geopolitico.

Le violazioni del Diritto Internazionale

Il Ministero degli Esteri dello Yemen ha descritto queste dichiarazioni come "una palese violazione delle risoluzioni della legittimità internazionale e del diritto internazionale, e una chiara sfida alla volontà della comunità internazionale". Il ministero ha avvertito che "la continuazione di queste politiche israeliane spingerebbe la regione verso ulteriori tensioni e instabilità". Il Ministero degli Esteri yemenita ha denunciato l'attacco come una palese violazione della sovranità dello Yemen, della Carta delle Nazioni Unite, del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario, sollecitando un'azione globale contro il regime occupante.

La natura imperialista della strategia israeliana

Le dichiarazioni di Katz non sono un episodio isolato, ma parte di un pattern più ampio di espansionismo territoriale che ricorda i peggiori esempi di colonialismo del XIX e XX secolo. Diversi Stati arabi, tra cui Arabia Saudita, Giordania, Egitto, Qatar e la Lega Araba, hanno condannato simili dichiarazioni israeliane come "minaccia alla sovranità degli Stati". Lo Yemen occupa una posizione strategica all'ingresso del Mar Rosso e controlla il Bab-el-Mandeb, lo sbocco di Israele verso l'Oceano Indiano. Il controllo di questa posizione permetterebbe a Israele di dominare una delle rotte commerciali più importanti del mondo.

L'ipocrisia della "Legittima Difesa"

Il senatore americano Tim Kaine ha definito "ridicola" la giustificazione statunitense per gli attacchi contro gli Houthi basata sulla "legittima difesa". Secondo il professor Neve Gordon della Queen Mary University di Londra, "Gli Stati Uniti non possono proteggere navi commerciali che battono altre bandiere, e qualsiasi attacco americano che accada in conseguenza di attacco Houthi contro una nave non americana, consiste in una  violazione della Carta dell'ONU".

Se questo vale per gli Stati Uniti, a maggior ragione vale per Israele, la cui pretesa di "legittima difesa" per giustificare bombardamenti su territorio yemenita e minacce di occupazione territoriale è ancora più priva di fondamento giuridico.

Il prezzo umano dell'arroganza

Solo negli attacchi più recenti, almeno 10 persone sono state uccise e 92 altre ferite negli attacchi israeliani, secondo i funzionari sanitari yemeniti. "Questo crimine si aggiunge alla serie e al record criminale del nemico sionista e alle violazioni sistematiche commesse dalle forze di occupazione israeliane contro i civili della nostra nazione araba e islamica", ha dichiarato il ministero della sanità yemenita.

Il porto di Hodeidah serve come ancora di salvezza vitale per milioni di yemeniti, gestendo quasi l'80% delle importazioni del paese di cibo, medicine, carburante e altri beni essenziali. Gli attacchi israeliani a questa infrastruttura civile vitale costituiscono una forma di guerra economica contro l'intera popolazione yemenita.

In buona sostanza le aggressive, arroganti e scioccanti dichiarazioni di Katz rappresentano un punto di non ritorno nell'escalation della politica israeliana verso forme aperte di colonialismo territoriale. La minaccia di piantare la bandiera israeliana a Sana'a non è diversa, nella sua essenza, dalle dichiarazioni dei conquistatori europei in Africa o in Asia durante l'era coloniale.

La comunità internazionale non può permettersi di trattare queste dichiarazioni come semplice retorica bellica. Sono la manifestazione esplicita di un progetto di dominio territoriale che viola tutti i principi fondamentali del diritto internazionale e della sovranità nazionale.

Come ha giustamente osservato il Ministero degli Esteri yemenita, "questi attacchi costituiscono crimini di guerra, poiché hanno preso di mira direttamente i civili e hanno causato vittime, oltre alla distruzione di strutture civili non collegate agli obiettivi militari".

Il silenzio o l'indifferenza di fronte a tali dichiarazioni equivale alla complicità con un progetto di espansione territoriale che minaccia non solo lo Yemen, ma l'intero ordine internazionale basato sul rispetto della sovranità nazionale e del diritto dei popoli all'autodeterminazione.

È tempo che la comunità internazionale reagisca con la fermezza che questa sfida all'ordine mondiale richiede. Perché se oggi è Sana'a, domani potrebbe essere qualsiasi altra capitale del mondo che rifiuti di piegarsi e sottomettersi alla volontà dell'espansionismo israeliano.

Di Eugenio Cardi