Gaza, Hamas avvisa Netanyahu: “Espandere aggressione significa sacrificare ostaggi”, Orli Gil: “Più ottimista per aiuti umanitari che per prigionieri”

Il duro avvertimento del gruppo islamista palestinese arriva mentre il governo israeliano ha annunciato l’espansione delle operazioni militari nella Striscia, per prenderne il controllo totale e deportare 1 milione di gazawi a sud, come primo step, per poi deportare definitivamente i 2,2 milioni di palestinesi fuori dalla striscia

L’escalation militare israeliana a Gaza scatena nuove accuse da parte di Hamas, che definisce le operazioni in corso un “crimine di guerra” e avvisa Netanyahu: “Espandere l’aggressione significa sacrificare gli ostaggi”. Mentre sul terreno l’Idf si prepara alla presa della Striscia, la rappresentante israeliana permanente aggiunta, Orli Gil, ammette da Roma: “Sono più ottimista sulla distribuzione degli aiuti alla popolazione palestinese, non altrettanto per quanto ci vorrà per il rilascio degli ostaggi”.

Gaza, Hamas avvisa Netanyahu: “Espandere aggressione significa sacrificare ostaggi”, Orli Gil: “Più ottimista per aiuti umanitari che per prigionieri”

Un "crimine di guerra". Così Hamas ha definito il piano di Israele per prendere il controllo di Gaza. L'uso da parte di Israele del termine "controllo" invece di "occupazione" è un tentativo di "eludere la propria responsabilità legale per le conseguenze del suo brutale crimine contro i civili", afferma il gruppo militante, come riportato da Al Jazeera. Hamas ha poi accusato il governo israeliano di non preoccuparsi della sorte degli ostaggi detenuti a Gaza: "Si rendono conto che espandere l'aggressione significa sacrificarli".

Il duro avvertimento del gruppo islamista palestinese arriva mentre il governo israeliano ha annunciato l’espansione delle operazioni militari nella Striscia, per prenderne il controllo totale e deportare 1 milione di gazawi a sud, come primo step, per poi deportare definitivamente i 2,2 milioni di palestinesi fuori dalla striscia. Un’escalation che, secondo Hamas, dimostra l’indifferenza di Tel Aviv per la vita dei prigionieri ancora detenuti da mesi, dal 7 ottobre.

Sul fronte diplomatico, si è svolto a Roma un incontro con la stampa presso l’ambasciata israeliana, dove è intervenuta Orli Gil, rappresentante permanente aggiunta d’Israele presso le organizzazioni internazionali. “Sono più ottimista sulla distribuzione degli aiuti alla popolazione palestinese, non altrettanto per quanto ci vorrà per il rilascio degli ostaggi”, ha dichiarato la diplomatica, mentre venivano mostrati i video degli ostaggi diffusi da Hamas. “E come vedete, non sembra che non abbiano molto tempo – ha aggiunto – sembrano degli scheletri”.

Alla domanda sull’eventuale impatto delle nuove operazioni militari israeliane sul destino degli ostaggi, Gil ha risposto di non avere informazioni precise. Tuttavia, ha sottolineato l’impegno di Israele nel cercare una soluzione negoziale: “È chiaro che la miglior cosa per gli ostaggi è tornare a casa. Il fatto che Israele mandi i suoi inviati ovunque per dei negoziati dimostra quanto siamo determinati a farli tornare a casa. Non sono totalmente certa che questa operazione non aggiungerà dei rischi, ma si tratta di una questione umanitaria”, ha affermato.

Infine, la rappresentante israeliana ha risposto anche sul fronte della comunicazione, chiarendo che Israele non consentirà l’accesso dei media internazionali alla Striscia di Gaza fino a quando le ostilità non diminuiranno. Una scelta giustificata, a suo dire, dalla necessità di proteggere i civili e i giornalisti stessi. “È una zona di guerra. Abbiamo visto in passato che quando i reporter vengono feriti gioca sempre a sfavore di Israele. Ora non possiamo permettere a dei civili di entrare in zona di guerra”, ha concluso Gil.