Gaza, lettera di 58 ex ambasciatori europei all'Ue: "Riconoscere Stato palestinese, da Israele passi calcolati per pulizia etnica"

Ecco un nuovo appello dopo quello di 40 ex diplomatici a Meloni, con la premier invitata a riconoscere lo Stato di Palestina e sospendere le cooperazioni internazionali con Israele

La lettera di 58 ex ambasciatori europei all'Ue. Ecco un nuovo appello dopo quello di 40 ex diplomatici a Meloni, con la premier invitata a riconoscere lo Stato di Palestina e sospendere le cooperazioni internazionali con Israele. Pochi giorni fa la Francia e Macron hanno annunciato il riconoscimento dello Stato palestinese, primo paese del G7 a compiere un passo di questo tipo.

Gaza, lettera di 58 ex ambasciatori europei all'Ue: "Riconoscere Stato palestinese, da Israele passi calcolati per pulizia etnica"

Ecco un'altra lettera che ha come oggetto Gaza ed il genocidio in corso. 58 ex ambasciatori europei auspicano che l'Ue compia il passo già fatto recentemente dalla Francia, che ha deciso di riconoscere la Palestina come Stato. Una cosa non scontata, considerando che Parigi è il primo Paese del G7 a fare questa scelta. La lettera arriva praticamente in concomitanza con l'altra.

La lettera di 58 ex ambasciatori

Noi, 58 ex ambasciatori dell’Unione Europea, siamo rimasti sconvolti e indignati dal massacro di israeliani innocenti e dal rapimento degli ostaggi avvenuti il 7 ottobre 2023 da parte di Hamas e altri. Niente può giustificare tali atti, che condanniamo senza riserve. Oggi, tuttavia, assistiamo all’orribile spettacolo di Israele che, quotidianamente, commette atroci crimini contro il popolo palestinese – soprattutto a Gaza, ma anche nella Cisgiordania occupata – in quella che appare come una campagna sistematica di brutalizzazione, disumanizzazione e trasferimento forzato delle popolazioni. L’Unione Europea e quasi tutti i suoi Stati membri non hanno saputo rispondere in modo significativo a questi orrendi eventi. Come ex ambasciatori dell’Unione Europea, abbiamo dedicato la nostra vita professionale alla difesa e alla promozione dei valori europei fondamentali e del diritto internazionale, contribuendo a costruire la reputazione dell’Unione Europea e a difendere gli interessi dei suoi popoli.

Questi stessi interessi e quella stessa reputazione sono ora seriamente messi a rischio dall’inazione dell’Unione Europea. Da oltre 21 mesi, il governo Netanyahu conduce a Gaza una campagna incessante di violenza e distruzione. Circa il dieci per cento dell’intera popolazione di Gaza è stata uccisa, mutilata o gravemente ferita dai bombardamenti indiscriminati dell’Idf, inclusi decine di migliaia di bambini. La maggior parte di Gaza è ridotta in macerie. Chi sopravvive alle bombe e ai proiettili deve affrontare fame, malnutrizione, malattie e un sistema sanitario collassato, deliberatamente preso di mira da Israele. L’assedio in corso sta affamando la popolazione bloccando la consegna degli aiuti umanitari da parte delle agenzie Onu e delle ong internazionali. Sostituire l’Unrwa e altri attori umanitari internazionali con un’operazione strumentalizzata politicamente, militarizzata e gestita da mercenari, rappresenta una violazione dei principi umanitari delle Nazioni Unite, e di quei principi di umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza che tutti gli Stati membri dell’Onu, incluso Israele, devono pienamente rispettare. Non sono mai state rese pubbliche, né confermate dalle autorità israeliane, le misure umanitarie concrete apparentemente concordate nell’accordo negoziato dall’Alto Rappresentante dell'Unione europea Kallas con Israele. Al contrario, dal 14 luglio – giorno dell’annuncio della sig.ra Kallas – centinaia di uomini, bambini e donne sono stati uccisi dai soldati israeliani mentre cercavano disperatamente cibo e acqua per le loro famiglie. Questo include un numero allarmante di civili uccisi dall’Idf a Zikim, uno dei principali valichi di frontiera, che – a quanto ci risulta – faceva parte dell’accordo umanitario tra l’Unione Europea e Israele.

Ora, con una prevedibilità atroce, i leader israeliani stanno costringendo ampie fasce della popolazione di Gaza in “zone di concentramento” – recinti militarizzati progettati per confinare i civili in condizioni intollerabili, con il chiaro obiettivo di indurli a uno sfollamento “volontario”. Questo, insieme ad altre politiche illegali israeliane in Cisgiordania, costituisce di fatto un trasferimento forzato della popolazione, un grave crimine di guerra secondo il diritto internazionale. I ministri israeliani della difesa, delle finanze e della sicurezza hanno apertamente invocato la rimozione permanente dei palestinesi da Gaza, e un’amministrazione speciale per la “migrazione” è stata creata per facilitare il raggiungimento di questo obiettivo. Si tratta di passi calcolati verso una pulizia etnica. Nel frattempo, in Cisgiordania, coloni israeliani violenti – con la piena protezione militare da parte dell’Idf – stanno conducendo una campagna di terrore contro le comunità palestinesi. Case incendiate, abitanti assassinati, famiglie espulse, fonti d’acqua avvelenate, animali rubati, uliveti distrutti e terre annesse in violazione del diritto internazionale.

Gli autori, che agiscono impunemente, sono armati e incoraggiati da funzionari statali. Questi coloni non sono attori isolati – sono gli agenti in prima linea di un’agenda governativa volta ad annettere e a epurare etnicamente la terra palestinese. Le prove della cattiva condotta israeliana e della sua flagrante violazione di tutte le leggi umanitarie e dei diritti umani sono schiaccianti. Le Nazioni Unite, le organizzazioni umanitarie e osservatori indipendenti – comprese voci israeliane ed ebraiche – hanno documentato in dettaglio questi crimini. La Corte Internazionale di Giustizia ha stabilito che esiste un rischio plausibile di genocidio a Gaza e che l’occupazione prolungata della Palestina da parte di Israele è non solo illegale, ma costituisce anche il crimine di segregazione o apartheid. L’opinione pubblica europea e la maggioranza dei giovani, anche in paesi come Germania e Italia, sono chiaramente favorevoli a un’azione dei propri governi per fermare questo orrore. Accogliamo con favore la recente condanna delle azioni israeliane a Gaza e in Cisgiordania da parte di 28 ministri degli Esteri, inclusi 20 Stati membri dell’Unione Europea, ma le parole non bastano. Rivolgiamo un appello urgente a tutti i leader e governi dell’Unione Europea – in particolare a coloro che hanno impedito al Consiglio Affari Esteri del 15 luglio di agire contro le gravi violazioni umanitarie e dei diritti umani da parte di Israele – affinché adottino tutte le misure necessarie e fattibili per porre fine a queste atrocità, in base al diritto internazionale, europeo e nazionale.

L’azione dovrebbe includere:

  1. Riprendere immediatamente e su larga scala la consegna degli aiuti internazionali facendo affluire nella Striscia di Gaza forniture umanitarie, nel pieno rispetto dei principi fondamentali del diritto umanitario internazionale.
  2. Sospendere con effetto immediato tutte le esportazioni di armi e materiali a duplice uso verso Israele.
  3. Vietare il commercio con gli insediamenti illegali israeliani nei territori palestinesi occupati e proibire relazioni commerciali e di investimento da parte dell’Unione Europea e degli Stati membri con qualsiasi entità o impresa che operi o tragga beneficio dagli insediamenti illegali israeliani.
  4. Sospendere tutti gli accordi commerciali preferenziali con Israele previsti dall’Accordo di Associazione.
  5. Cancellare la partecipazione di Israele a Horizon Europe e a tutti i programmi UE di ricerca, accademici e tecnologici a duplice uso.
  6. Imporre sanzioni mirate contro ministri israeliani, funzionari governativi, comandanti militari e coloni violenti responsabili di crimini di guerra, crimini contro l’umanità, favoreggiamento del genocidio e atti di terrorismo di Stato.
  7. Sostenere i meccanismi giudiziari internazionali e nazionali – inclusa la Corte Penale Internazionale e i tribunali nazionali con giurisdizione universale – per portare i responsabili di fronte alla giustizia.
  8. Fornire un sostegno politico, legale e finanziario alle vittime civili palestinesi, ai difensori dei diritti umani e alle organizzazioni umanitarie che operano in condizioni impossibili.
  9. Riconoscere lo Stato di Palestina in occasione della conferenza Onu di New York del 28-29 luglio, per creare il prerequisito necessario a una soluzione a due Stati.

Il 17 luglio, Giornata della giustizia penale internazionale, il Servizio Europeo per l’Azione Esterna ha ricordato che, in merito a crimini contro l’umanità, crimini di guerra, genocidi… “la storia ha troppi momenti in cui al terrore è seguito il silenzio…” Il mondo ricorderà come l’Unione Europea e i suoi Stati membri avranno risposto a questa catastrofica tragedia. Il silenzio e la neutralità di fronte al genocidio costituiscono complicità. L’inazione incoraggia i carnefici e tradisce ogni principio che l’Unione e i suoi membri affermano di difendere. Pur continuando a chiedere senza sosta il rilascio degli ostaggi, un cessate il fuoco permanente e la fine della guerra, l’Unione Europea – a lungo paladina dei diritti umani e dello Stato di diritto – deve agire ora, in nome del diritto internazionale, dell’umanità e della giustizia per il popolo palestinese, o rischiare di perdere la propria credibilità, influenza e autorevolezza morale nel mondo.

Firmato da:

  1. Mikael Barfod
  2. David Macrae
  3. Geoffrey Barrett
  4. Androulla Kaminara
  5. Alexander Baum
  6. John Kjaer
  7. Thierry Bechet
  8. Sven Kühn von Burgsdorff
  9. Kenny Bell
  10. Michael Laidler
  11. Aad Biesebroek
  12. Eneko Landaburu
  13. Jean-Claude Boidin
  14. Jeremy Lester
  15. Giorgio Bonacci
  16. Christian Manahl
  17. Laurens Jan Brinkhorst
  18. Brian McDonald
  19. Jean-François Cautain
  20. Hugues Mingarelli
  21. Peter Beck Christiansen
  22. James Moran
  23. Tim Clarke
  24. Francesca Mosca
  25. Philippe Darmuzey
  26. Luigi Narbone
  27. Carlo De Filippi
  28. Amir Naqvi
  29. Aldo Dell’Ariccia
  30. Attilio Pacifici
  31. Dominique Dellicour
  32. Elisabeth Pape
  33. Michael Doyle
  34. Marc Pierini
  35. Seán Doyle
  36. Corrado Pampaloni
  37. Giacomo Durazzo
  38. Rensje Teerink
  39. Michael Emerson
  40. Daniela Tramacere
  41. Manfredo Fanti
  42. Philippe Van Damme
  43. Karen Fogg
  44. Wiepke Van Der Goot
  45. Erwan Fouéré
  46. Marcel van Opstal
  47. Marc Franco
  48. Alan Waddams
  49. David Geer
  50. Claudia Wiedey
  51. Gerardus Gielen
  52. Marc F. Wolff
  53. William Hanna
  54. Richard Wright
  55. Geert Heikens
  56. Gilles Hervio
  57. Andrew Jacobs
  58. Rupert Joy