Il Cancelliere Merz sta indirizzando la Germania verso una pericolosa deriva autoritaria: scandalosa repressione delle voci Pro-Palestina
L'ascesa dell'autoritarismo in tutto il mondo ha toccato anche la Germania, dove il cancelliere Merz sta spingendo l'acceleratore
Mentre l'Europa osserva con preoccupazione l'ascesa dell'autoritarismo negli Stati Uniti, la Germania - cuore pulsante della democrazia europea - sta intraprendendo una deriva repressiva che ricorda i capitoli più bui della sua storia. Fin dal 7 ottobre 2023 le autorità tedesche hanno scatenato una campagna sistematica di repressione contro il movimento di solidarietà palestinese, repressione fortemente aggravatasi con l'arrivo del nuovo Cancelliere Federale Joachim-Friedrich Martin Josef Merz, che sta utilizzando ogni mezzo per silenziare il dissenso con il pretesto ipocrita della lotta all'antisemitismo.
In meno di due anni, sono stati documentati oltre 750 episodi di repressione contro manifestanti pro-Palestina in Germania, secondo l'European Legal Support Centre. Un preoccupante numero che non trova precedenti nella storia democratica post-bellica del paese.
La strategia della criminalizzazione: deportazioni come arma politica
Il caso più eclatante emerge da Berlino, dove quattro attivisti - tre cittadini europei e un americano - sono stati "invitati" a lasciare il Paese con l'accusa di "antisemitismo" e "sostegno al terrorismo" semplicemente per aver partecipato a proteste pacifiche. Nessuno di loro è stato condannato per alcun crimine, ma le autorità hanno utilizzato la legge sull'immigrazione come strumento di repressione politica.
Le accuse sono vaghe e preoccupanti: aver chiamato un poliziotto "fascista" (reato di insulto in Germania), aver cantato slogan come "From the river to the sea, Palestine will be free" (ora vietato) e aver partecipato a manifestazioni pacifiche. Tutti e quattro sono accusati, senza prove, di sostenere Hamas, un gruppo che la Germania ha designato come organizzazione terroristica (definizione a mio parere estremamente discutibile, nel momento in cui storicamente Hamas è nato come gruppo di resistenza per proteggere la popolazione palestinese dal feroce apartheid israeliano che va avanti imperterrito da quasi 80 anni e che negli ultimi tempi si è addirittura trasformato in volontà genocidiaria, come denuncia ormai da molto tempo gran parte del mondo, con efferati crimini di guerra e con mandato di arresto internazionale emesso dalla CPI che pende sul capo del premier israeliano Netanyahu).
Il bando della lingua araba
Ma non basta: con una mossa che ricorda i periodi più oscuri del controllo statale, la polizia di Berlino ha vietato l'uso dell'arabo nelle manifestazioni pro-Palestina, permettendo solo tedesco e inglese. Questa misura rappresenta un de facto bando su un'intera lingua e cultura, criminalizzando la più grande comunità palestinese d'Europa.
In un caso ancora più surreale, nell'aprile 2025 un manifestante è stato detenuto per aver parlato irlandese durante una protesta davanti all'ambasciata irlandese a Berlino, dimostrando l'arbitrarietà crescente delle restrizioni.
La risoluzione sull'antisemitismo: censura legalizzata
Nel novembre 2024 vi è stato l'inquietante punto di svolta: il Bundestag tedesco ha approvato una risoluzione controversa intitolata "Mai più è ora: proteggere, preservare e rafforzare la vita ebraica in Germania". Nonostante il titolo apparentemente lodevole, la risoluzione ha suscitato forti preoccupazioni tra esperti legali, organizzazioni della società civile e intellettuali della stessa comunità ebraica, dal momento che si teme giustamente che si possa avere così un impatto negativo sui diritti civili e la libertà di espressione.
La risoluzione vieta il finanziamento pubblico a qualsiasi organizzazione o progetto che "metta in discussione il diritto di esistere di Israele, chieda il boicottaggio di Israele o sostenga attivamente il movimento BDS". Questo significa che università, istituzioni culturali, media e organizzazioni artistiche rischiano di perdere i fondi pubblici se ospitano voci critiche verso le politiche israeliane.
L'opposizione ebraica
Organizzazioni ebraiche di 19 Paesi su sei continenti hanno condannato la risoluzione, dichiarando che "fa una beffa del proprio titolo" e che "la strumentalizzazione cinica dell'antisemitismo rende anche ostaggi tutti gli ebrei, la cui sicurezza è usata come pretesto per la persecuzione di altre minoranze".
Tutte queste organizzazioni ebraiche respingono "la conflazione della nostra identità con l'ideologia coloniale del sionismo e le azioni genocide di Israele", definendo tale conflazione come "antisemitismo in sé".
Violenza poliziesca e disinformazione: il caso del 15 maggio 2025
Durante una manifestazione per commemorare il 77° anniversario della Nakba, il 15 maggio 2025, la polizia di Berlino ha affermato che un manifestante aveva aggredito violentemente un agente, causandogli gravi ferite e il ricovero in ospedale. Tuttavia, un'analisi video meticolosa condotta da Forensis (un'agenzia di ricerca indipendente), ha smentito categoricamente ogni singola affermazione della polizia berlinese. Le immagini mostrano un agente con il numero BE24111 che avanza nella folla con i colleghi per arrestare un manifestante, iniziando a colpire i manifestanti alla testa e a scalciarli. L'agente sembra ferirsi durante questo scatto violento e si ritira con i colleghi. Non c'è nessuna folla violenta, nessuno lo trascina nella folla, nessuno lo butta a terra, nessuno lo scalcia.
Questo episodio illustra di come la Polizia tedesca non stia solo inventando falsità, ma sia anche intenzionata a usarle per contribuire fortemente al percorso legislativo della repressione, percorso che è parte integrante della strategia complessiva della criminalizzazione dell'attivismo e della protesta e dei termini pro-palestina con la scusa della guerra all'estremismo.
La Staatsräson e i suoi limiti: inquietanti echi del passato
La Germania basa la sua repressione sul concetto di Staatsräson (ragion di Stato), un principio secondo cui il sostegno a Israele è fondamentale per la politica estera e di sicurezza tedesca. Tuttavia, c'è una piccola ma rumorosa minoranza che sostiene che la storia della Germania richieda al Paese di fermare la marginalizzazione sistematica, indipendentemente da chi la commette. Come osservato da attivisti ebrei-israeliani in Germania: "Sembra difficile far riconoscere alle istituzioni e ai politici tedeschi che i palestinesi sono esseri umani".
Il paradosso dell'AfD
Altro aspetto inquietante della situazione attuale è che la risoluzione sull'antisemitismo ha ricevuto un sostegno entusiastico dall'estrema destra tedesca, incluso il partito Alternative fürDeutschland (AfD). Come nota un esperto: "Il forte focus su Israele e l'insistenza nell'interpretare anche il comune copricapo palestinese, la keffiyeh, come un simbolo pericoloso, ha permesso alla lotta contro l'antisemitismo di essere incorporata nel più ampio spostamento a destra della Germania sull'immigrazione".
Le conseguenze per la democrazia: un effetto raggelante
Gli avvocati del Centro Europeo di Supporto Legale hanno riferito ad Al Jazeera che le misure poste in atto dalle forze dell'ordine nei confronti di proteste e manifestazioni pacifiche hanno un effetto "raggelante". Secondo Carolus Grütters, ricercatore senior presso il Centro per il Diritto della Migrazione dell'Università Radboud nei Paesi Bassi: "Questo chiude più o meno tutti i tipi di discussioni che vogliamo avere all'interno di una società democratica".
L'escalation della repressione
Il HRRC (Human Rights Research Centre) condanna la repressione delle manifestazioni pro-Pal in Germania e chiede il rilascio immediato di coloro che sono stati arrestati, esortando il governo a proteggere e promuovere i diritti del proprio popolo.
Come documentato dal People's Dispatch: "Nonostante tutto, le persone in Germania continuano a sfidare i segnali inquietanti che osservano con preoccupazione relativamente a divieti illegittimi di parola e di attività, continuando a esprimere sostegno alla causa palestinese".
In conclusione, la Germania si trova oggi di fronte a una scelta cruciale. Come avverte un analista: "La democrazia tedesca sta crollando, e la repressione statale non si fermerà a una comunità di manifestanti inerenti una singola causa o una singola etnia".
Le organizzazioni ebraiche internazionali hanno lanciato un monito chiaro: "Invece di unire la società nella lotta contro ogni discriminazione, tale risoluzione dividerà le minoranze concentrandosi solo su una. Ma la presente risoluzione va molto oltre, chiedendo che tutta la società tedesca accetti il sostegno dello Stato a Israele e ai suoi innumerevoli crimini documentati".
Il paradosso è evidente e stridente: un Paese che proclama "Mai Più" sta utilizzando questo principio per giustificare la repressione del dissenso e il sostegno a quello che molti esperti internazionali definiscono un genocidio. Come concludono le organizzazioni ebraiche: "Il richiamo del 'mai più' doveva essere un avvertimento contro i crimini che Israele sta perpetrando in Palestina, tuttavia questa risoluzione lo profana utilizzandolo per un'agenda razzista che promuove piuttosto che prevenire l'antisemitismo".
La storia ci insegna che quando uno stato democratico inizia a criminalizzare il dissenso pacifico, a vietare lingue e a deportare attivisti senza processo, si trova su un pendio scivoloso verso l'autoritarismo. La Germania del 2025 sembra aver dimenticato le lezioni del suo passato, rischiando di ripetere errori di un centinaio di anni fa che sperava di aver superato per sempre.