Corea del Sud, arrestato per la seconda volta ex presidente Yoon Suk-yeol: “Può distruggere prove sul caso relativo alla legge marziale”
Domenica scorsa la procura ha chiesto un nuovo mandato di arresto, sostenendo che Yoon avesse impartito direttive ai servizi di sicurezza presidenziali affinché ostacolassero la sua detenzione già a gennaio
La procura speciale della Corea del Sud ha eseguito oggi un nuovo arresto nei confronti dell’ex presidente Yoon Suk-yeol, nonché leader conservatore, ritenuto responsabile di aver ostacolato funzioni ufficiali speciali e altri gravi addebiti legati alla controversa imposizione della legge marziale del 3 dicembre scorso. Il tribunale di Seul ha convalidato il mandato per il rischio concreto di distruzione delle prove.
Corea del Sud, arrestato per la seconda volta ex presidente Yoon Suk-yeol: “Può distruggere prove sul caso relativo alla legge marziale”
Yoon era già stato arrestato una prima volta nel gennaio 2025, mentre era ancora in carica, con l'accusa di aver guidato un’insurrezione. In seguito era stato rilasciato a marzo e ufficialmente rimosso dalla carica di presidente ad aprile, dopo che la Corte costituzionale aveva approvato il suo impeachment.
L'inchiesta ha subito una svolta a inizio giugno, dopo l'insediamento del nuovo presidente Lee Jae-myung, che ha nominato procuratori speciali incaricati di avviare un'indagine indipendente sul caso, ricostruendo i fatti di dicembre con maggiore autonomia dal governo centrale.
Domenica scorsa la procura ha chiesto un nuovo mandato di arresto, sostenendo che Yoon avesse impartito direttive ai servizi di sicurezza presidenziali affinché ostacolassero la sua detenzione già a gennaio, respingendo diversi tentativi della polizia. “Può distruggere prove”, ha dichiarato il giudice al termine dell'interrogatorio odierno, giustificando così la misura restrittiva.
Secondo alcuni media di Seul, Yoon avrebbe addirittura ordinato, lo scorso ottobre, l'invio di droni in Corea del Nord nel tentativo di provocare una reazione militare da parte di Pyongyang. Un piano che, se confermato, avrebbe avuto l’obiettivo di giustificare l’introduzione della legge marziale sul suolo sudcoreano.
L’ex capo della procura nazionale, oggi politico caduto in disgrazia, ha respinto ogni accusa, sostenendo che “l’indagine è falsa e basata su motivazioni politiche”. Resta ora da vedere come evolverà il procedimento, che rischia di trasformarsi in una nuova frattura istituzionale per la Corea del Sud.