Cercapersone esplosi Ar924 anche a Raisi morto in elicottero, ipotesi Mossad dietro l’incidente aereo del presidente iraniano

Ipotesi di un coinvolgimento israeliano nello schianto: l'incidente, inizialmente attribuito a condizioni meteorologiche avverse, potrebbe essere legato al sofisticato attacco condotto a distanza in Libano in questi giorni, mentre continuano le esplosioni di dispositivi elettronici che alimentando le tensioni nella regione

Uno dei cercapersone modello Ar294 (lo stesso di quelli esplosi in Libano e in Siria in questi giorni) era in possesso anche di Ebrahim Raisi, morto in elicottero a seguito di uno schianto che, secondo le ricostruzioni ufficiali confermate anche dalla Guida suprema dell’Iran Ali Khamenei, sarebbe stato causato da condizioni meteo avverse: forti piogge e nebbia fitta. Eppure, da una foto scattata a Teheran il 14 giugno 2022 durante un'incontro ufficiale tra l’allora Ministro degli esteri pakistano Bilawal Bhutto-Zardari e Raisi per discutere l’apertura di nuovi valichi commerciali tra i due paesi, risulta come quest'ultimo fosse solito utilizzare un cercapersone, presumibilmente dello stesso modello di quelli esplosi in Libano nell’attacco ai danni di migliaia di membri di Hezbollah lo scorso martedì 17 settembre, come si può vedere dal fotogramma che ne mostra uno identico depositato al fianco del defunto presidente iraniano su di un tavolino. Ciò aumenta i sospetti che il Mossad possa essere coinvolto nello schianto dell'elicottero del defunto leader iraniano, un’ipotesi scartata sino ad ora. Al momento dell'incidente, il presidente Raisi stava rientrando dall'Azerbaigian orientale dopo aver inaugurato una diga vicino al confine, assieme al presidente azero Ilham Aliyev. Non era mai uscito dal territorio iraniano. Anche in delle foto di un altro incontro ufficiale risalente al 2021 proprio con il presidente azero Aliyev si può intravedere il cicalino presente al fianco del presidente iraniano, così come nelle foto di altri incontri ufficiali ha cui a partecipato Raisi.

Un test per l'attacco a distanza del 17 e 18 settembre in Libano?

Sebbene durante l'ispezione dei detriti del veicolo aereo, gli specialisti iraniani non abbiano trovato tracce di Pentrite (lo stesso tipo di esplosivo militare trovato all’interno dei cercapersone e negli altri dispositivi elettronici esplosi in questi giorni nell’attacco a Hezbollah), le agenzie di intelligence libanesi hanno riferito che appena 20 grammi sono stati sufficienti per ottenere il tipo di detonazioni avvenute nel paese: il tetranitrato di pentaeritrite o pentaeritritolo tetranitrato (PETN) è una sostanza esplosiva che viene utilizzata nei detonatori militari e che appare simile ai sali di litio che vengono utilizzati nella produzione di batterie per dispositivi. Dunque in quelle quantità risulterebbe ancora più difficile da individuare. Se fosse stato possibile introdurre un simile quantitativo nel cercapersone di Raisi, l'esplosione avrebbe potuto danneggiare l'elicottero e portarlo allo schianto. Nel mentre, ieri i media libanesi hanno segnalato nuove esplosioni da nord al sud del paese, a nemmeno un giorno di distanza dal precedente attacco hacker ai cercapersone di Hezbollah che ha causato 4000 feriti e 18 morti. I dispositivi coinvolti stavolta sono diversi dai paser Ar-924 esplosi l'altro ieri: le detonazioni avrebbero interessato walkie-talkie, radio, pannelli solari e macchine per le impronte digitali, causando ulteriori 450 feriti e 14 morti. L'organizzazione islamista ha dichiarato che "i cercapersone appartenevano a dipendenti di varie unità e istituzioni di Hezbollah" e che "il colpevole è il nemico Israele". Inoltre, anche "funzionari statunitensi ed ex funzionari israeliani" avrebbero riferito ai media la "responsabilità israeliana dell'attacco". Al momento l'esercito israeliano non ha rilasciato alcuna dichiarazione in merito.