Pavel Durov scarcerato dopo 96 ore, cauzione di 5mln di euro e divieto di lasciare la Francia, indagato anche per violenza su un figlio
"Tutto ciò dimostra il vero atteggiamento della leadership francese, che ha palesemente calpestato le norme internazionali nel campo della protezione della libertà di parola e di espressione", aveva detto oggi la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova
Pavel Durov, ceo e fondatore di Telegram, è stato rilasciato mercoledì 28 ottobre, dopo 96 ore, 4 giorni di detenzione preventiva, il periodo di tempo massimo consentito dalla legge in Francia. Trasferito in tribunale, per l'interrogatorio, prima della possibile incriminazione, qui – come comunicato dal procuratore di Parigi Laure Beccuau – gli sono state contestate le accuse preliminari e vietato di lasciare il Paese in attesa del processo. Durov ha versato una cauzione di 5 milioni di euro e dovrà presentarsi in una stazione di polizia due volte alla settimana: è dunque in libertà condizionata.
Il ceo di Telegram, che ha la doppia cittadinanza, russa e francese, in Francia rischia fino a 20 anni di carcere. È indagato per complicità in una serie di crimini per la mancanza di controlli nella sua piattaforma: truffa, traffico di droga e anche pornografia infantile. 12 i capi di imputazione, tra cui rientrerebbe anche quello di "violenza su uno dei suoi figli", che oggi vive in Svizzera con la madre. A rivelarlo il sito "Politico", che avrebbe visionato atti giudiziari in base ai quali risulterebbe un mandato di arresto spiccato dalle autorità francesi lo scorso marzo.
L'intervento di Macron
Arrestato sabato all’aeroporto di Parigi - Le Bourget, il successivo lunedì il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che la decisione di sporgere denuncia contro Durov "non è stata in alcun modo politica". Proprio Macron secondo voci del Wall Street Journal "nel 2018, durante un pranzo, aveva invitato Durov a trasferire in Francia la sede di Telegram, ricevendo un rifiuto".
La cattura di Durov, tuttavia, mette nelle mani della Francia l'equivalente di 50 spie russe, come ripetono ambienti vicini all'intelligence, considerando l'entità (l'app conta più di 950milioni di utenti, secondo un post dello stesso Durov) e la tipologia di dati che circolano attraverso Telegram, utilizzato in Russia come piattaforma di messaggistica militare.
Dopo l'arresto di Durov in Russia avevano cominciato le cancellazioni di messaggi e utenze da Telegram, tanto che sulla questione è intervenuto il portavoce del governo russo Dmitry Peskov.
Di Telegram e della crittografia delle conversazioni che vi passano, nel 2016, alla CNN Durov aveva detto: "Non è possibile renderlo sicuro contro i criminali e aperto ai governi. O è sicuro o non lo è".
Oggi la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, è intervenuta sulla questione dichiarando: "Mi sembra che tutto ciò abbia dimostrato ancora una volta il vero atteggiamento della leadership francese, che ha palesemente calpestato le norme internazionali nel campo della protezione della libertà di parola e di espressione: perché se proteggono determinati standard, non devono solo rispettarli, devono proteggerli e implementarli”.
Con Durov era stata fermata anche la bella Juli Vavilova, poi presto rilasciata