Zelensky, von der Leyen e Michel se la ridono, ma l’Ue è a rischio recessione

Mentre i tre posano sorridenti per le foto di rito a Bruxelles la Bce lancia l’allarme sul rischio collasso dell’economia dell’Unione europea

Chissà che cosa avranno da ridere. Mentre Volodymyr Zelensky, Ursula von der Leyen e Charles Michel posano per le foto di rito prima e dopo il Consiglio Ue, l’Unione europea è a rischio recessione. Insomma: di divertente c’è ben poco.

A lanciare l’allarme recessione nell’Unione europea è la Bce

A parlare di recessione, nel suo ultimo bollettino, è la Bce, che mette in allerta l’Europa sul futuro dell’economia nel Vecchio continente. Il 15 dicembre scorso, il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha deciso di aumentare di 50 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della Bce e, sulla base della sostanziale revisione al rialzo delle prospettive di inflazione. Ora, prevede di aumentarli ancora. Una brutta notizia. Perché rialzo dei tassi significa una cosa soltanto: pagare di più, tutto. Il vero problema dell’area euro è l’inflazione, che rimane decisamente troppo elevata e si prevede che rimanga al di sopra dell’obiettivo per troppo tempo. Secondo le stime di Eurostat, l’inflazione è stata del 10% a novembre, leggermente inferiore al 10,6% registrato a ottobre. Il calo è dovuto principalmente alla minore inflazione dei prezzi dell’energia. Ma i rincari generalizzati dei prezzi alimentari e le pressioni sui prezzi in tutta l’economia sono aumentate e continueranno per qualche tempo.

La situazione è critica. E non c’è nulla da ridere

A partire dal 21 dicembre 2022, il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali e i tassi di interesse sulla linea di rifinanziamento marginale e sulla linea di deposito sono stati aumentati rispettivamente al 2,50%, 2,75% e 2%. Mantenere i tassi di interesse a livelli restrittivi dovrebbe, secondo la numero una della Bce, Christine Lagarde, ridurre nel tempo l’inflazione, frenando la domanda. Ma intanto adesso la situazione è critica. E non c’è niente da ridere.