La Croazia ha già il mal d’euro: dall’introduzione della moneta unica rincari su 100 prodotti
Dal 2 al 5 gennaio sono state effettuate 500 ispezioni e in 300 casi sono state riscontrate infrazioni riconducibili ai rincari ingiustificati dopo l’adozione dell’euro
La Croazia ha già il mal d’euro. Dall’introduzione della moneta unica, che nel Paese balcanico è entrata in vigore l’1 gennaio 2023, si sono registrati rincari di beni e servizi. Tanto che il premier Andrej Plenkovic ha convocato una sorta di gabinetto di crisi con i ministri competenti, i vertici della dogana e della finanza. Il governo ha quindi deciso che i commercianti dovranno ripristinare i prezzi al dettaglio alla data del 31 dicembre del 2022, vale a dire prima dell’introduzione dell’euro.
Il premier Plenkovic: “Una parte delle entità imprenditoriali ha aumentato i prezzi”
Secondo Plenkovic “una parte delle entità imprenditoriali ha approfittato della transizione dalla valuta kune all’euro e ha aumentato ingiustificatamente i prezzi”, ricordando che il governo “ha gli strumenti e non esiterà a utilizzarli già da venerdì 13 gennaio”. Tra le misure possibili l’annullamento di alcuni sussidi o nuovi aumenti fiscali. “Non permetteremo che il raggiungimento di un obiettivo strategico da parte del governo e dello Stato venga messo a repentaglio da alcuni con il loro comportamento irresponsabile”, ha sottolineato il premier croato. L’esecutivo, inoltre, ha minacciato un congelamento dei prezzi di circa 100 prodotti che hanno subìto i maggior incrementi di costi.
Su 500 ispezioni sono state riscontrate 300 infrazioni riconducibili ai rincari
Dal 2 al 5 gennaio sono state effettuate 500 ispezioni e in 300 casi sono state riscontrate infrazioni riconducibili ai rincari ingiustificati dopo l’adozione dell’euro in Croazia. Lo ha reso noto Vedrana Filipović-Grčić, vice dell’ispettore capo dell’Ispettorato statale. Durante il contenitore mattutino “Dobro jutro, Hrvatska” (Buongiorno, Croazia) del primo canale della tv pubblica (Hrt), l’ispettore ha precisato che i controlli sono stati effettuati nei negozi, nei bar e nei ristoranti, aggiungendo che ai proprietari viene concesso il diritto di argomentare i motivi dei rincari. “Nella maggior parte dei casi hanno cercato di difendersi precisando che sono stati costretti ad aumentare i prezzi a causa dei rincari dei prezzi d’acquisto presso i fornitori, dei costi per l’energia o per la maggiorazione degli affitti dei spazi in cui svolgono l’attività”.