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Copasir pubblica "la lista di proscrizione" sulla presunta rete di propaganda di Putin in Italia: diplomatici, politici, giornalisti e intellettuali

Tutti a scuola da Putin per il Copasir, che pubblica un report con i nomi di coloro che, in Italia, avrebbero condotto la macchina della propaganda filorussa, a beneficio del Cremlino. Ma vediamo perché la tesi del Copasir non regge

05 Giugno 2022

Copasir, la rete di Putin in Italia? Perché la tesi non regge

Fonte: Imagoeconomica

Viene stilato un report dal Copasir che avrebbe l'obiettivo di stanare "la macchina" favorevole a Putin, quella sempre pronta a coordinare gli interventi contro i sostenitori di Kiev e che avrebbe ricondotto gli elementi di prova della propaganda russa in Italia, che conterebbe tra le sue fila giornalisti, intellettuali, lobbisti, manager. Lo scopo, secondo il Copasir, non sarebbe quello di mettere in risalto la grandezza e la giustezza delle scelte di Mosca, ma di "boicottare le scelte del governo" in contrasto con la politica russa. Ma la tesi della "macchina della propaganda" non regge: ecco perchè.

Copasir pubblica "la lista di proscrizione": ecco i nomi

Un'indagine, quella del Copasir, entrata nella "fase cruciale" scrive il Corriere della Sera. Un'indagine ardua evidentemente perché mette insieme "i canali usati dalla propaganda" capace di coordinare "più social insieme": Telegram, Twitter, Facebook, Tik Tok, Vk, Instagram, Gab, Parler, Bitchute, ExitNews.

Un simposio di voci dissidenti intercettate sui canali social che avrebbero lo scopo di far partire la propaganda e la controinformazione: come? Agendo simultaneamente: condividendo tweet e mettendo like l'un l'altro. 

Non a caso il 3 maggio scorso, quando draghi critica le parole di Sergej Lavrov, ministro degli esteri Russo, a Rete4, su Twitter si scatenano troppi post critici contro Mario Draghi, in testa quello di Maria Zakharova, la portavoce di lavrov che accusa l'Italia di "ingannare il proprio pubblico". Troppo per il Copasir.

Un vero e proprio bombing di messaggi, tweet e post su Facebook filo-putiniani aumenta in corrispondenza di questi passaggi di narrazione della guerra. In questi casi l'indice di gradimento di Putin aumenta e il Copasir si allarma. O meglio, aumenta l'indice dei dissidenti verso Draghi.

A rischio c'è l'idea che draghi possa risultare impopolare e possa "aver causato l'aumento del costo dei generi alimentari ed energetici e la chiusura di numerose aziende", per aver scelto di appoggiare Kiev. Così molti profili si riuniscono sotto al motto "non in mio nome", condiviso da un gruppo di dissidenti pronto a criticare le scelte di palazzo Chigi.

E benché Berlusconi non abbia mai pronunciato parole di apprezzamento verso Putin, il Copasir non gli fa sconti: anche i politici entrano nelle liste degli attenzionati dei servizi di sicurezza italiani. Berlusconi, Salvini e Conte e non si sono schierati apertamente con l'Ucraina. Berlusconi Inoltre avrebbe pubblicato la famosa intervista al Lavrov.

Per questo il copasir attenzione anche i diplomatici come Pietro Benassi, rappresentante italiano presso l'Unione Europea ed ex consigliere diplomatico di Conte. Anche Orsini, docente universitario licenziato dalla LUISS dopo le sue dichiarazioni critiche nei confronti della scelta del governo italiano di appoggiare la spedizione di armi in supporto di Kiev, era stato un consigliere del governo Conte.

Quando infatti il giorno 11 marzo vengono pubblicate le immagini delle bolle di spedizione dei dispositivi militari, il decreto non era stato ancora approvato, la data dell'approvazione sarebbe ricaduta Il 18 marzo. Quanto basta fare imbestialire Maria Dubovikova che su Twitter ha anche un discreto seguito: circa 40 mila follower che mettono in allarme il Copasir, sull'account Twitter da legge stito @politblogme.

Anche Alberto Fazolo, economista giornalista è stato iscritto nelle liste del Copasir perché ha usato ricordare la matrice neonazista di alcuni gruppi di soldati attivi nell'esercito di Kiev e che sarebbero stati responsabili dell'uccisione di alcuni giornalisti.

Maurizio vezzosi invece è un freelance di 32 anni e chiede all'opinione pubblica di approfondire l'informazione che viene preferita perché non è vero che in Ucraina tutti amano Zelensky anzi, c'è chi lo reputa un traditore.

E quando il grillino Vito Petrocelli si rifiuta di lasciare la presidenza della commissione esteri gli attivisti filorussi attivano una campagna di mail bombing verso gli indirizzi di posta elettronica del Senato.

Claudio Giordanengo, leghista di ferro, torna sull'invio delle armi dell'Italia a Kiev in ottica polemica contro Draghi: "Avviso ai terroristi - si informa che l'Ucraina sta vendendo vari stock di armi di ogni genere. Visitate i siti!! (Dark Net). Sottocosto missile anticarro javelin originali usa a 30000 euro al pezzo. Ottimo affare, il prezzo originale di 250.000 dollari cadauno. Ma loro che importa? Gli imbecilli occidentali glieli regalano".
Per Gianluigi Paragone invece "Draghi si muove come un socio di Biden".

Anche Manlio Dinucci, 84 anni sembra che vada a scuola da Putin. È un geografo e scrittore e promotore del comitato "No guerra, No Nato" che già solo il nome irrita gran parte dell'esercito italiano. Lui ha scritto un libro, edito da Byoblu edizioni, "La guerra- È in gioco la nostra vita", che Putin cita nel suo discorso della festa nazionale russa di liberazione del 9 maggio 2022. È troppo.

Ma è quando qualcuno scrive su Facebook che Draghi "non tutela gli interessi degli italiani e ha un impostazione dittatoriale", i servizi segreti italiani alzano le antenne: dietro potrebbe esserci persino il servizio di intelligence esterno russo Svr che gestirebbe Strategic Culture Foundation, una rivista su cui scrive Laura Ruggeri che ha aspramente criticato le sanzioni contro Mosca affiancandosi alla Zakharova che dichiara che " 'Unione Europea è la vera vittima delle misure anti-russe".

E dunque l'impostazione dittatoriale di Conte sarebbe nel mirino delle critiche dei dissidenti. Dittatoriale, sì. Del resto adito a fraintendimenti la volontà di attaccare Mosca quando il 7 Aprile scorso, in occasione della presentazione del Documento di economia e finanza (DEF) a palazzo Chigi, Mario Draghi ha ribadito rispondendo ad un giornalista: bisogna chiedersi se per la pace si è disposti a chiudere il condizionatore.

O embargo del gas, o pace. Questa è l'equazione per palazzo Chigi, la stessa che ha portato di Maio e Cingolani in pellegrinaggio in Africa col tentativo di convertire gli stati dell'Africa nera a diventare esportatore di una risorsa che a stento sapevano di avere. Non importa se, prima di riuscirci, sarebbero passati anni ed anni, intanto il tentativo di trarre l'acqua dal deserto l'hanno compiuto. Il resto ce l'avrebbe messo la provvidenza. Tipo quando l'Italia ha stretto l'accordo con l'Algeria facendosi dirottare nell'affaire del Nigal, un gasdotto sahariano che si estende per 4 mila km di Africa nera e attraversa territori di guerriglia tra Nigeria e Niger, per cui non è stato mai ultimato, ma adesso che c'è l'Italia si spera di continuare con altri entusiasmi.

Perchè la tesi del Copasir non regge

Il report del Copasir parla di propaganda russa lasciando intendere che questa venga adoperata da una squadra sincronizzata di pensatori, intellettuali, giornalisti attivi in ambito internazionale e, forse, con lo zampino dei servizi russi. Ma per poter parlare di propaganda del Cremlino è importante che si rispettino tre caratteristiche fondamentali:
il contenuto della narrativa deve essere "politicizzato", il messaggio deve promuovere le idee di colui che lo promuove e soprattutto, ed è questa la cosa fondamentale "deve essere controllato al 100% dal mittente".

Se la prova cruciale che il Copasir è stato in grado di portare è sulla sincronia di queste posizioni di sicuro non si può parlare di "macchina della propaganda". Ci vuole di più: la prova che queste persone siano coordinate dal Cremlino: come, dove, quando e perché. Altrimenti è il report stesso del Copasir a vestirsi di propaganda, sulla stessa scia del bando a Dostoveskij e del bando dei gatti russi dall'Associazione Internazionale felina.

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