Covid, dall'Europa all'Asia e dalle Americhe all'Oceania le piazze insorgono contro vaccini e restrizioni

In Italia continuano le proteste contro il Green pass. In Austria e Olanda è guerra contro nuove chiusure. Le piazze insorgono anche a Guadalupa e in Nuova Zelanda. Dopo un anno di campagna vaccinale "non è cambiato nulla", è l'urlo delle masse

Dopo un anno di campagna vaccinale la "quarta ondata Covid" o "l'epidemia dei vaccinati" - come la chiamano coloro i quali stanno, in tutto il mondo, scendendo in piazza a protestare - si sta facendo sentire. O meglio, i Governi, con la scusa della "quarta ondata Covid" o dell'"epidemia dei vaccinati", si stanno accingendo a nuove restrizioni e limitazioni alle libertà, malgrado in numeri non sempre lo giustificano (in Italia, per fare un esempio, stando al sito dell'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, le terapie intensive sono al 6%). Situazioni che stanno facendo insorgere le piazze di tutto il mondo: da Guadalupe nei Carabi alla Nuova Zelanda, passando ovviamente per l'Europa.

Covid, proteste in Europa

In Europa, le piazze di Francia e Italia continuano a gremirsi di persone che si ribellano al green pass e che continuano a venire etichettate erroneamente e superficialmente come "no vax". Il 20 novembre, migliaia di persone si sono ritrovate - per l'ennesimo sabato consecutivo - a protestare a Roma e Milano. Oltre a denunciare l'imposizione dell'odiato e odioso certificato verde si è denunciato anche l'ipocrisia del Governo targato Mario Draghi, che sta cominciando a pensare a misure di contenimento di queste proteste con la scusa dell'aumento di contagi, mentre per altre manifestazioni, per esempio in favore del ddl Zan, non si è mai pensato a nessuna stretta.

Lo scorso sabato però è stato un giorno di fuoco soprattutto in Olanda e Austria. A Vienna sono scese in piazza circa 35mila persone. Il fulcro dei conflitti è stata piazza Heldenplatz, dove i manifestanti si sono scontrati con le Forze dell'Ordine schierate in assetto anti-sommossa. Qui c'è chi ha denunciato "l'inutilità dei vaccini contro il Covid", in quanto, "dopo una anno di campagna vaccinale" ci si ritrova "al punto di partenza", cioè a dover fare i conti con nuove chiusure e nuovi coprifuochi. Ma non è finita: ci si ribella anche - se non soprattutto - alle limitazioni della libertà personale di ogni individuo: l'unica "arma" dei Governi contro l'epidemia. Al grido di "prima viene la Salute", infatti, c'è chi accusa che "stanno togliendo", a poco a poco, "il diritto al Lavoro e all'Istruzione".

Non molto diversa da quella austriaca, la situazione in Olanda. Qui, dal 13 novembre scorso, bar e ristoranti hanno obbligo di chiusura alle 20. Ma la gente non ci sta. Rotterdam è stata messa a ferro e fuoco, quando è andata in scena una manifestazione contro il piano del governo olandese di imporre restrizioni solo ai non vaccinati. Auto sono state date alle fiamme e sassi sono stati scagliati contro la polizia che ha risposto con idranti. Sparati perfino diversi dei colpi d'arma da fuoco. "Abbiamo sparato colpi di avvertimento e anche dei colpi diretti perché erano situazioni di pericolo di vita", ha dichiarato la portavoce della polizia, Patricia Wessels. "Sono stati condotti decine di arresti e si prevede che se ne faranno altri, sono circa sette le persone ferite, compresi dei poliziotti". Il sindaco di Rotterdam, Ahmed Aboutaleb, ha descritto la rivolta come "un'orgia di violenza, la polizia ha dovuto usare le armi per difendersi".

La situazione nei Balcani e in Irlanda

 A scendere in piazza anche i Balcani, dove il tasso di immunizzati con due dosi non raggiunge il 50% della popolazione. A Zagabria sono arrivate migliaia di persone da tutta la Croazia. L'obbiettivo della protesta anche qui è stata l'abolizione del Green pass obbligatorio per i dipendenti pubblici e per l’accesso agli enti statali.

A unirsi alla protesta è stata anche l’Irlanda. I manifestanti a Belfast hanno urlato contro l’introduzione della Certificazione Covid bloccando il traffico e le vie del centro.

Proteste a Guadalupa 

La Francia manderà una cinquantina di agenti delle forze di polizia speciali per gestire le proteste in Guadalupa, l’arcipelago caraibico che costituisce una delle Regioni d’oltremare del paese. Per il momento sono state già arrestate 31 persone. Ma le proteste non si fermano. Un collettivo di sindacati ha proclamato uno sciopero a tempo indeterminato – a cui hanno preso parte anche medici e vigili del fuoco – per protestare contro l’obbligo di vaccinazione per i lavoratori del settore sanitario e la certificazione analoga al nostro "Green Pass".

Proteste in Nuova Zelanda a Australia

Sempre sabato 20 novembre, a Melbourne in Australia, migliaia di persone hanno chiesto l’incarcerazione del primo ministro dello Stato, Daniel Andrews. Hanno inoltre manifestato contro un disegno di legge che prevede più poteri al governo locale per combattere la pandemia. Secondo la polizia, nella sola Sydney si sono mobilitati fino a 10’000 manifestanti. 

Migliaia di persone continuano a manifestare anche in Nuova Zelanda, sempre contro le restrizioni anti Covid imposte dal governo per combattere la diffusione del coronavirus nel Paese. A inizio novembre, per far fronte ai manifestanti, armati - si badi bene - solo di bandiere e cartelli, è stato impiegato un massiccio schieramento di polizia nella capitale Wellington. Circa 3.000 persone hanno attraversato il centro della città per raggiungere il Parlamento, che è stato poi circondato. Alcuni dei manifestanti portavano bandiere con la scritta ‘Trump 2020’, mentre altri avevano cartelli Maori o striscioni con slogan contro i blocchi . Contestato anche e particolarmente l’obbligo di vaccinazione per gli insegnanti, ritenuto il primo passo di un piano che porterebbe all'obbligo vaccinale per tutti.

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A un certo punto, in quella occasione, una parte della folla, ha preso di mira la premier Jacinda Ardern con slogan come ‘Pro Choice, Anti Jacinda’. Alla fine i manifestanti hanno improvvisato la danza Haka del Popolo Māori, l’etnia originaria della Nuova Zelanda.