Mps, ultimo Cda del 2025, attesa via libera sul nuovo statuto dalla Bce e scelte su governance, board e integrazione con Mediobanca

Il consiglio guidato da Maione e Lovaglio fa il punto sulle priorità del prossimo esercizio: dal nuovo statuto al rinnovo del vertice, fino al piano industriale della futura entità Mps-Mediobanca e alla politica dei dividendi

Mps riunisce oggi il consiglio di amministrazione per l’ultima seduta del 2025. Il presidente Nicola Maione e l’amministratore delegato Luigi Lovaglio faranno il punto sulle priorità strategiche del prossimo esercizio, concentrandosi su due dossier centrali: il rinnovo del board e la presentazione del piano industriale della futura entità combinata Mps-Mediobanca.

Il passaggio chiave in Bce

Il primo snodo operativo riguarda l’autorizzazione della Banca centrale europea al nuovo statuto, già approvato dal consiglio a novembre. Il nulla osta di Francoforte potrebbe arrivare tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio, in anticipo rispetto ai 90 giorni previsti. In questo scenario, l’assemblea straordinaria potrebbe essere convocata a febbraio, occasione in cui la banca approverebbe anche il primo bilancio post-integrazione con Mediobanca.

Combinazione MPS - Mediobanca - Banco BPM, verso il “terzo polo” bancario da 50 mld, advisor a lavoro; il "nodo" delle liste del CdA e di Crédit Agricole - RUMORS

Governance verso la piena privatizzazione

Le modifiche statutarie sono pensate per aggiornare la governance alla luce della completa privatizzazione, conclusa a fine 2024, e della costruzione del cosiddetto terzo polo bancario attraverso l’acquisizione di Mediobanca. Le novità riguardano sia le regole per la lista del consiglio di amministrazione, sia il sistema di remunerazione del top management, che verrà allineato agli standard delle grandi istituzioni finanziarie: la componente variabile degli stipendi potrà superare il 100% di quella fissa, arrivando fino al 200%.

Rinnovo del board e continuità manageriale

Tra i vari cambiamenti figura anche la revisione delle regole per il rinnovo del consiglio. L’attuale limite di tre mandati consecutivi per gli amministratori potrebbe essere eliminato, favorendo maggiore continuità gestionale e valorizzando l’esperienza dei profili più rappresentativi all’interno del board.

Dividendi più flessibili per gli azionisti

Il nuovo statuto dovrebbe intervenire anche sulla politica di distribuzione degli utili. L’obiettivo è superare l’attuale vincolo che obbliga a destinare almeno il 25% dei profitti a una riserva statutaria speciale. La soglia potrebbe essere ridotta fino al 5%, in linea con le prassi di altri istituti, restituendo alla banca maggiore libertà nell’utilizzo degli utili e nella remunerazione degli azionisti.

Lista del cda e limiti regolamentari

Una volta ottenuto il nulla osta della Bce, il comitato nomine presieduto da Domenico Lombardi potrà avviare il percorso per la definizione della lista del consiglio. Si tratta dell’opzione più lineare, anche alla luce delle limitazioni imposte da Francoforte a Delfin e Caltagirone, entrambi sopra il 10% del capitale e classificati come investitori finanziari, condizione che rende di fatto impossibile la presentazione di una lista di maggioranza. A pesare sono anche le incertezze legate all’inchiesta della Procura di Milano sull’ipotesi di concerto.

Mps–Mediobanca, indagati Caltagirone, Milleri e Lovaglio; al centro dell’inchiesta “patti occulti, acquisti concertati e manovre opache"

Il ruolo degli altri soci e le prospettive

Banco Bpm e il Tesoro, quest’ultimo impegnato in un percorso di graduale disimpegno, non sembrano orientati a presentare proprie liste. Le visioni degli azionisti sulla composizione del futuro vertice restano differenziate, ma Lovaglio può contare su leve decisive, a partire dal nuovo piano industriale, sviluppato con il supporto di McKinsey, che potrebbe essere presentato entro marzo e dare nuovo impulso all’integrazione di Mediobanca.

Mercato, m&a e rumors

Sul fronte delle operazioni straordinarie non emergono cantieri aperti, anche se il mercato continua a interrogarsi sul futuro di Siena. Negli ultimi giorni è tornata a circolare l’ipotesi di un possibile takeover da parte di Unicredit, uno scenario che gli analisti giudicano tuttavia poco probabile.