Israele verso recessione, outlook 2025 Pil a -3,15%, Moody’s e S&P abbassano il rating da A2 a Baa1 e da A+ a A; fuga di turisti e aziende

Pesano le invasioni a Gaza e in Libano, che hanno provocato un incremento significativo della spesa per la Difesa, con circa 200-250 miliardi di shekel (54-68 miliardi di dollari) di costi diretti e un crollo degli investimenti in asset israeliani, oltre alla fuga di turisti

Israele verso la recessione: l’outlook 2025 ha visto stime al ribasso per il Pil con un -3,15% di deficit secondo Moody’s e S&P. Le due agenzie abbassano il rating rispettivamente da A2 a Baa1 e da A+ a A, tenendo conto di come pesano sull’economia dello stato ebraico le invasioni a Gaza e in Libano, le quali hanno provocato una fuga di turisti e aziende. Il conflitto in Medio Oriente, dunque, sta avendo un costo considerevole non solo a livello umano ma anche economico, soprattutto per Israele, con l'inizio delle operazioni di terra in Libano e l'attacco dell'Iran. Il declassamento dimostra quanto sia aumentato il rischio geopolitico, con conseguenze negative per l’affidabilità creditizia dello Stato ebraico, sia nel breve che nel lungo termine.

Le conseguenze della destabilizzazione della regione

L’invasione nella Striscia di Gaza e la più recente escalation contro i miliziani sciiti di Hezbollah in Libano ha provocato innanzitutto un incremento significativo della spesa nel settore Difesa, con circa 200-250 miliardi di shekel (54-68 miliardi di dollari) di costi diretti, secondo le stime del dicastero delle Finanze israeliano dello scorso settembre. Come conseguenza dell’estrema volatilità della situazione in Medio Oriente, sono diminuiti gli investimenti in asset in Israele, che nel secondo trimestre 2024 sono aumentati di appena lo 0,3 per cento, e si sono quasi azzerati gli introiti derivanti dal settore turistico, che nel 2022 e nel 2023 avevano raggiunto i 5,5 miliardi di dollari. Parallelamente, è aumentata la spesa pubblica, sia per finanziare i costi diretti della guerra, che quelli indiretti, come ad esempio la gestione dei circa 60 mila sfollati che hanno dovuto lasciare le loro abitazioni nel nord di Israele e a spese dello Stato sono ospitati negli alberghi o vivono in abitazioni private. A tutto ciò, si aggiungono l’aumento dei costi dei beni, a causa degli attacchi degli Houthi alle navi container nel Mar Rosso, che hanno reso necessario optare per la più lunga e costosa circumnavigazione del Capo di Buona Speranza, e i riservisti costretti a lasciare la loro occupazione abituale per indossare l’uniforme. Nel mentre Benjamin Netanyahu sta cercando di tenere la sua maggioranza di governo in piedi con l’ingresso dell'esponente del suo partito (Likud) Gideon Sa’r nell’esecutivo, dopo che i sondaggi rivelano come il partito Tkuma del ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, non supererebbe la soglia di sbarramento in caso di nuove elezioni.

Le stime di S&P e Moody’s

Una serie di eventi messi in moto da Israele e che avrà ripercussioni sui dati della crescita: S&P, che ieri ha annunciato un taglio al rating di Israele portandolo da A+ a A a causa dell'aumento dei rischi geopolitici in seguito all'inasprimento del conflitto con l'Hezbollah libanese, ha rivisto al ribasso la sua stima del pil: nel 2024 la variazione dovrebbe essere nulla (contro +0,5% stimato in precedenza) mentre nel 2025 dovrebbe tornare a crescere del 2,2% (contro +5% stimato in precedenza). Per Moody's, che venerdì scorso ha abbassato il rating da A2 a Baa1, il pil dovrebbe crescere quest'anno dello 0,5% e dell'1,5% l'anno prossimo (contro il 4% stimato in precedenza). Una media tra le due stime al ribasso del -3,15%. Per quanto riguarda i conti pubblici, S&P stima che con l'aumento delle spese militari il rapporto deficit/Pil nel 2024 dovrebbe salire al 9% prima di scendere al 6% nel 2025 (mentre Moody's stima un deficit/pil a circa il 7,5% quest'anno data la minore crescita del pil e la spesa aggiuntiva per i riservisti e gli sfollati dal Nord). Per Moody's "il rapporto debito/pil dovrebbe salire intorno al 70%, rispetto alla nostra previsione di una riduzione verso il 50% prima del 7 ottobre". Anche sul fronte degli investimenti la situazione non è rosea. Per Moody's, infatti, "è probabile che gli investimenti restino più contenuti per un periodo più lungo a causa del rischio di fare affari in Israele dal punto di vista della sicurezza". Gli investimenti attualmente sono inferiori di oltre 16 punti percentuali in termini reali rispetto al periodo precedente al 7 ottobre 2023.