Presidenza Confindustria, il DISCORSO di Edoardo Garrone al Consiglio Generale: "Protagonisti a Bruxelles, Associazione sempre più credibile, attrattiva, inclusiva, giovane e un passo avanti - ESCLUSIVA

Giovedì 21 al Consiglio Generale di Confindustria Edoardo Garrone ed Emanuele Orsini hanno esposto i loro programmi in vista del voto di designazione del 4 aprile per la carica di Presidente. Come anticipato da il Giornale d'Italia, corsa a 2, con Orsini in vantaggio su Garrone, ed ora parte il rush finale

Giovedi 21 in viale dell'Astronomia a Roma è stato convocato il Consiglio Generale di Confindustria per la corsa alla carica di Presidente nel post Bonomi. Corsa a duecome anticipato dal Giornale d'ItaliaEdoardo Garrone contro Emanuele Orsini. Entrambi si sono presentati per esporre i loro programmi in vista del voto di designazione del 4 aprile. Ad oggi, in attesa del rush finale, sulle base delle informazione interne recuperate da questa testata, Orsini risulta in vantaggio su Garrone, con i voti di Antonio Gozzi che si starebbero distribuendo maggiormente sul primo candidato. 

La platea era gremita, con oltre 150 consiglieri su 187 (il quorum è cresciuto a seguito dell'ammissione di 2 nuovi consiglieri), ovvero oltre l'80% dei votanti, che nell’auditorium di viale dell'Astronomia attendevano i due candidati. I presenti hanno potuto ascoltare i discorsi di entrambi i contendenti, "2 imprenditori di grande qualità": Garrone ha letto il suo discorso, "più strutturato" per 30 minutiil secondo ha parlato a braccio per 25 minuti, "più empatico"; Emma Marcegaglia, ex Presidente di Confindustria ha dichiarato a il Giornale d'Italia che "entrambi i candidati hanno dimostrato una visione di insieme e di unità che intendono portare avanti. Ciascuno dei due si è messo a servizio di Confindustria e dell'altro in caso di perdita".

Il discorso integrale e il programma di Edoardo Garrone

E’ con orgoglio, con umiltà ma anche con grande convinzione che ho deciso di mettermi al servizio di Confindustria e candidarmi alla presidenza del prossimo quadriennio.

L’ho fatto perché desidero impegnarmi in prima persona per contribuire insieme a tutti voi ad affrontare questa fase molto delicata e complessa per l’industria e l’economia del nostro Paese e dell’Unione Europea.

Proprio come fate voi per i vostri territori e categorie. Voglio impegnarmi a difendere e promuovere gli interessi delle nostre imprese, i valori della cultura dell’impresa e valorizzare il patrimonio di eccellenza del nostro sistema industriale. Insieme dobbiamo favorire una crescita di valore, non solo economico, ma anche di emancipazione sociale, sviluppo culturale e progresso civile. Di una cosa dobbiamo essere fermamente convinti: operare nell’interesse delle Imprese significa operare anche nell’interesse del nostro Paese, rafforzandolo all’interno dell’Unione Europea.

Bruxelles è il principale centro decisionale e di produzione di policy rilevanti per l’industria, ed è necessario che Confindustria sia non solo presente, ma giochi la partita da protagonista. Metto a disposizione la mia esperienza imprenditoriale, ma anche quella che ho sviluppato all’interno della Confederazione. L’una imprescindibile dall’altra. Entusiasmo e innovazione sono due elementi cardine del mio percorso.

Come imprenditore ho condotto, in poco più di dieci anni, una radicale trasformazione dell’impresa familiare. La ERG è passata dal petrolio alle energie rinnovabili. Dall’Italia ha esteso la sua presenza in nove paesi europei e, da dicembre scorso, anche negli Stati Uniti. E parlando della ERG voglio condividere con voi quello che per me è un punto fermo: come ciascuna persona seduta qui oggi e quindi come ogni imprenditrice o imprenditore italiano, amo profondamente la mia azienda. Perché il nostro mestiere è innanzitutto il mestiere della passione, della voglia, dell’intraprendenza, del fare, sempre e comunque, del “non mollare mai”, nonostante tutto. Il nostro è il mestiere del cuore. Il più bello che si possa immaginare.

Fare l'imprenditore o dirigere un'azienda è un atto di grande responsabilità ma è anche e soprattutto un atto di grande amore per quello che l'azienda è, per quello che l’azienda fa, per quello che l’azienda rappresenta.

Imprenditore si nasce o imprenditore si diventa? L’unica risposta che so dare a questa domanda è che, una volta che si è concretamente imprenditori, lo si resta per tutta la vita. In questo momento voglio essere molto chiaro su una questione che dovrei dare per scontata, ma che ci tengo a esplicitare, considerando quello che ho sentito dire in alcune circostanze. Io sono qui, mi candido e mi metto al Servizio del nostro Sistema per tutelare e rappresentare gli interessi di tutti voi. Solo se resteremo compatti e uniti riusciremo a portare avanti azioni efficaci.

Agire nell’interesse generale, di tutti noi e di conseguenza del Paese, è la prerogativa di un presidente di Confindustria che fa il suo lavoro con indissolubile responsabilità etica e morale. É questo stile che ci caratterizza e valorizza come Sistema nella sua complessità, consentendoci di superare gli ostacoli e alzare ogni volta l’asticella delle ambizioni. È la mia storia di impegno in Confindustria a dimostrare questo concetto. Nell’ultimo ventennio ho potuto occuparmi di molte realtà e di molte problematiche. Prima come presidente dei Giovani Imprenditori, e poi con diverse deleghe nella “squadra” di tre diversi presidenti [Luca Cordero di Montezemolo, Emma Marcegaglia e il compianto Giorgio Squinzi] ho maturato una profonda conoscenza del sistema Confindustria e di tutte le sue articolazioni. Inoltre, su nomina di Confindustria, nel 2018 ho assunto la presidenza del Gruppo Il Sole 24 Ore, che versava in una situazione economica e finanziaria fortemente negativa e, grazie ad una squadra di amministratori e professionisti di prim’ordine, ho potuto risanare i conti e riportare l’azienda in utile nell’arco di due mandati. In questi anni ho potuto apprezzare le molte qualità del nostro Sistema, ma ho anche potuto conoscere, dall’interno, alcune ormai ataviche “debolezze”. Queste fragilità talvolta si sono acuite anche a causa di scelte che hanno ulteriormente burocratizzato e reso complesso il nostro mondo associativo. E questo non deve più accadere.

Il contesto è ancora complicato. Attraversiamo una crisi ormai decennale dei corpi intermedi, con una politica che ha ripreso una forte centralità, e ci troviamo davanti a un mondo sempre più articolato, imprevedibile e disilluso. Gli imprenditori si aspettano un Sistema inclusivo e vicino ai loro problemi e ai loro interessi e, soprattutto, capace di rappresentarli nei contesti economici e istituzionali di rilievo, in Italia ma, prima di tutto, in Europa. Ed è lì che bisogna allargare lo sguardo.

Il discorso di Edoardo Garrone al Consiglio Generale: La sfida per la Confindustria del futuro

Essere imprenditori, oggi, è anche un atto di coraggio. Noi quel coraggio lo dobbiamo sostenere, difendere, sfoggiare e fortificare. La sfida è dunque rafforzare la credibilità, l’autorevolezza, la capacità di attrazione a Confindustria in risposta alle nuove complessità del contesto in cui ci troviamo a operare ogni giorno. É una sfida che potrò affrontare solo con il contributo di tutti voi. Lavorerò per garantire un dialogo, una cooperazione e un confronto con le Istituzioni e gli stakeholder di riferimento, in Italia e nelle sedi europee e internazionali, costruendo una squadra di persone estremamente competente e autorevole, che partendo dall’ascolto e dal dialogo con tutti voi e con tutto il Sistema, porti avanti le nostre posizioni.

Il discorso di Edoardo Garrone al Consiglio Generale di Confindustria: Un contesto geopolitico ed economico complesso

Sappiamo bene quanto sia difficile mantenere fiducia e nervi saldi di fronte a scenari disorientanti, puntellati da guerre, tensioni politiche e instabilità economica. Conoscete tutti perfettamente il quadro geopolitico e geoeconomico nel quale ci troviamo e i rischi che corrono le nostre imprese in termini di apertura di mercato, di libertà e di rispetto delle regole di concorrenza. Eppure, nonostante ostacoli, precipizi improvvisi e mosse sleali, noi restiamo ancorati a capisaldi ai quali non possiamo e non dobbiamo rinunciare, perché rappresentano il nostro “codice genetico”. Quello stesso che ci ha reso tra i più grandi innovatori della storia degli ultimi 600 anniNella nostra penisola sono nati il primo motore a combustione, il barometro, la radio, la calcolatrice programmabile, la macchina da scrivere fino al personal computer, e tanto altro. Potrei andare avanti per ore con un elenco che dimostra la nostra eccellenza… Potrei farlo fino ad arrivare ad oggi, dal momento che restiamo una delle più straordinarie e competitive economie reali del pianeta. Il sistema delle nostre imprese, davanti a tentativi di sabotarlo e disinnescarlo, contiene sempre una “magnitudo” che ci dà autorevolezza, credibilità e forza, anche negoziale! Lo stiamo vedendo in queste settimane con il G7 e il B7: un’occasione e una responsabilità per garantire una forte leadership nei processi multilaterali. La forza, la competitività e l’autorevolezza che oggi abbiamo vanno ribadite ogni giorno, giocando di squadra, in difesa come in attacco. Sappiamo tutti quali sono le nostre debolezze strutturali, dalla scarsità di materie prime a un debito pubblico tra i più alti fra i Paesi industrializzati, in larga misura appesantito da un’evasione fiscale e contributiva “monstre”, e non è più accettabile. Senza contare che il fenomeno della diffusa evasione fiscale, oltre a creare nocumento al sistema “sano”, favorisce lo sviluppo di un’economia irregolare e sommersa, con tutti i corollari che ne conseguono, a cominciare da sperequazioni sociali e dalla diffusione della criminalità organizzata. Tutto questo penalizza fortemente le imprese, incidendo sul costo del lavoro, tra i più alti d’Europa, e gli stessi salari dei lavoratori, tra i più bassi d’Europa, a cui dobbiamo aggiungere un cronico deficit di produttività. Eppure siamo riusciti a conquistare una posizione stabile nel consesso delle maggiori potenze industriali del mondo, superando le difficoltà con la genialità, la dedizione, la concretezza e la tenacia. La nostra manifattura è seconda in Europa, dietro alla sola Germania, ed esprime, in termini di qualità e innovazione, delle vere eccellenze in tutte le sue filiere.

 

Il discorso di Edoardo Garrone al Consiglio Generale di Confindustria: le linee direttrici del mio programma

Come imprenditori sappiamo però che le sfide si giocano e si vincono solo con realismo e concretezza. Per questo grazie anche al confronto schietto e costruttivo che ho avuto con molti di voi, in queste settimane, nei diversi incontri sui territori, ho definito alcuni obiettivi prioritari di intervento. L’elemento programmatico da cui partire riguarda la nostra stessa identità. Bisogna puntare a costruire insieme una Confindustria sempre più credibile, attrattiva, inclusiva, giovane e al passo coi tempi, anzi, un passo avanti. Dovremo favorire il dialogo e il confronto con il mondo politico e sindacale. Il supporto agli attori istituzionali nelle scelte di politica industriale per la nostra competitività, è il nostro “core” business. Ma oggi c’è bisogno di un ulteriore “scatto”: dobbiamo operare direttamente per realizzare, o adottare, soluzioni, misure e progetti concreti di interesse delle imprese e delle comunità (come lo sviluppo di filiere tecnologiche, la formazione, il supporto all’accesso al credito, ecc.). Questo, naturalmente, nel rispetto dei ruoli e delle responsabilità, di concerto con gli stakeholder interessati e, soprattutto, in una logica di sussidiarietà e non di “sostituzione”. È ormai improcrastinabile intervenire a livello organizzativo, di governance e di rapporto con la “base” degli associati. L’organizzazione interna deve puntare a una logica di autorevolezza, competenza, e incisività, ma anche di convinta inclusività e collaborazione. Occorre creare una squadra di Presidenza autorevole, affiancata da una struttura manageriale di “peso”, a partire dal Direttore Generale, riconosciuta da tutti per competenza, esperienza e indipendenza evalorizzando la rete di Sistema, attraverso un costante dialogo e una proattiva collaborazione con i direttori delle strutture territoriali e settoriali. La prime priorità saranno sicuramente rafforzare, nei numeri e nelle competenze, la sede di Bruxelles, dove la nostra presenza dev’essere ancora più forte e incisiva, e il Centro Studi affinché sia un “faro” nell’ambito dell’analisi degli scenari economici, in modo proattivo e propositivo, e metta a sistema e catalizzi le competenze presenti a livello territoriale.. Dobbiamo rivedere le regole per l’elezione del Presidente, affinchéquello che è successo in questi giorni, non si ripeta mai più. È necessaria una semplificazione delle norme e dei regolamenti confederali per ridurre i contenziosi e per garantire un vero e proficuo dialogo con le Associazioni territoriali e di categoria. Questo è il modello di Confindustria che mi impegno a realizzare, una Confindustria più autorevole, attrattiva, inclusiva e coinvolgente, al passo coi tempi, moderna ed europea che sappia conquistare la fiducia e la collaborazione degli imprenditori, anche dei più giovani. Una Confindustria più giovane e al passo coi tempi Il rinnovamento generazionale e la ricerca e la valorizzazione dei nuovi talenti non è un tema “formale” ma è strategico per le impresee per la stessa Confindustria. Siamo in un momento di trasformazione epocale e alla nostra esperienza va assolutamente aggiunta la spinta propulsiva di menti che si sono formate dando del “tu” alla tecnologia. Dovremo attrarre e valorizzare il patrimonio di energie, intelligenze e creatività di cui sono portatrici le giovani generazioni per affrontare i cambiamenti strategici che si profilano a livello globale e nazionale. Occorre risvegliare nei giovani la voglia e la passione di fareimpresa. In questo mondo che corre velocissimo, ci siamo tutti accorti di quanto sia tornato a contare il capitale umano. Noi imprenditori sappiamo più di tutti quanto la competenza e il coinvolgimento dei nostri collaboratori, ad ogni livello, sia essenziale per arrivare ai risultati sperati. Oggi occorrono allora modelli organizzativi più adeguati a operare nei nuovi scenari competitivi. Soprattutto in vista della nuova stagione dei rinnovi contrattuali, sarà fondamentale accompagnare le imprese, in particolare le medie e le piccole, nel loro percorso di investimento nel welfare aziendale e di sostenibilità ambientale, anche per aumentare la loro attrattività nei confronti dei giovani talenti che esprimono aspettative lavorative, organizzative e contrattuali più in linea con l’attuale contesto sociale, culturale e tecnologico. Un Sistema più europeo: essere protagonisti dove si prendono le decisioni Confindustria – e su questo siamo veramente tutti d’accordo – deve essere consapevole che il suo campo d’azione si deve allargare con più forza che mai all’Europa. È in Europa che si prendono le decisioni.

È a Bruxelles e a Strasburgo che si fanno le scelte più importanti in tema di politica economica e industriale. Scelte capaci di determinare il nostro futuro industriale. La nostra voce deve arrivare con chiarezza e potenza fin lì. Come analizzato dal nostro documento “Fabbrica Europa” i dossier su cui lavorare sono molti, da quello energetico a quello farmaceutico, dalla siderurgia all’automotive, alla plastica, alla carta, alla ceramica e tanti altri ancora. Confindustria deve essere presente fin da subito e costantemente dove maturano i processi decisionali (a cominciare dalla Commissione Europea). Dovrà tutelare la competitività del nostro sistema industriale, con una particolare attenzione a quello manifatturiero Per questo motivo è mia intenzione prevedere un Vicepresidente di Confindustria con una delega forte per l’Unione Europea, che disponga di adeguate risorse professionali ed economiche.

 

Il discorso di Edoardo Garrone al Consiglio Generale di Confindustria: sostenibilità e transizione energetica a misura di impresa

Altra questione chiave per il futuro è quella dell’energia, in particolare per il settore manifatturiero. Fonti, disponibilità e prezzo delle materie prime strategiche sono uno dei nostri primi fattori di competitività. La sicurezza energetica deve restare una priorità in cima all’agenda politica di Unione Europea e Governo italiano, da perseguire con realismo e senza eccessi ideologici, nella prospettiva di una maggior autosufficienza. Questo vale per l’Italia più che per altri Stati, perché siamo un grande Paese trasformatore privo sia di fonti alternative (come il nucleare in Francia) sia di margini di finanza pubblica necessari a mitigare l’impatto sull’industria dell’aumento dei prezzi dell’energia (come può fare la Germania). Nel momento in cui il costo dell’energia per le imprese italiane è strutturalmente superiore almeno del 30% rispetto a quello di Germania o Francia e il costo pagato dalle imprese europee nel recente passato è arrivato ad essere addirittura 7 volte più alto che in USA e Cina, il rischio di una pesante de-industrializzazione delle nostre economie è concreto. Non c’è più tempo per le ipocrisie, dobbiamo lavorare a una soluzione. Ormai è evidente che la “transizione energetica” sia un processo ineludibile, che richiede ingenti investimenti. Ma transizione, è bene chiarirlo, non può e non deve significare“sostituzione immediata”. Vanno definiti tempi giusti e risorse adeguate per una riconversione tecnologica e organizzativa condotta in modo ragionato e sostenibile. Non dettata dall’ideologia, ma dalla concretezza. Spingere le imprese a una riconversione forzata in tempi improponibili, e senza adeguati strumenti compensativi, significa mettere a repentaglio la tenuta e quindi la vita delle imprese stesse, in particolare quelle del nostro manifatturiero. Se non si agirà con intelligenza, si spalancheranno ulteriormente le porte a competitor extraeuropei molto meno pressati e vigilati. Realizzando, per l’Europa “verde”, un vero e proprio autogol. La transizione ecologica nel settore dell’energia può costituire un’opportunità di investimento a supporto di un’ulteriore crescita e non un aggravio di costi e complicazioni. Deve avere una strategia di lungo periodo, resiliente rispetto ai cicli più brevi della politica. All’Europa chiederemo di basare le proprie scelte su principi chiari e seri, come l’efficienza di costo, la neutralità tecnologica, l’adeguatezza e la sicurezza del sistema elettrico e la diversificazione delle fonti. Il costo dell’energia è un fattore determinante per le nostre imprese, dobbiamo puntare a un mix energetico ottimale. La produzione di energia elettrica nei prossimi anni significa, quindi, non solo rinnovabili, ma anche gas come vettore di transizione. Al contempo, bisogna puntare, sin da subito, su nuove tecnologie, come l’idrogeno, il nucleare pulito e sicuro di ultima generazione, le tecnologie di carbon capture e di stoccaggio dell’energia.

Solo combinando tutte insieme queste tecnologie è possibile raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2050. Il percorso della transizione energetica non dovrà “perdere di vista” la dimensione europea del processo, dato che quello della transizione è un obiettivo comune e al contempo, dovrà generare occasioni di sviluppo delle filiere italiane e di consolidamento delle eccellenze già sviluppate sul territorio, che possano garantire un alto contenuto industriale e favorire la crescita economica del settore.

 

Il discorso di Edoardo Garrone al Consiglio Generale di Confindustria: la Rivoluzione industriale 5.0: innovazione e sicurezza

Un altro nodo cruciale per la competitività è la nostra capacità di innovazione. Lo abbiamo già detto: la nostra forza e posizione di “storici innovatori” non ci è data di diritto, occorre lavorare per preservarla e rafforzarla. Oggi stiamo vivendo la Quinta Rivoluzione Industriale e c’è un modo forse un po’ forte ma certamente chiaro con cui viene sintetizzata la situazione: America Innovates. China Replicates. Europe Regulates. Quindi… Gli Stati Uniti sono un Paese “gestito” dagli imprenditori; la Cina è un Paese “gestito” dal Governo; l’Europa invece lascia la regia ai burocrati. A questo dobbiamo ribellarci. Perché nel nostro DNA c’è l’innovazione. Eccome se c’è! Ecco perché dovremo contribuire fin da subito in Europa a costruire una visione di politica industriale che ci metta nelle migliori condizioni per innovare, fare ricerca e quindi… competere! Nel nostro percorso di imprenditori siamo costretti a farci largo tra troppi, decisamente troppi, ostacoli: - burocratici - di competenze - di infrastrutture - ma soprattutto di risorse e di investimenti! Conoscete tutti i dati che sono stati lanciati proprio pochi giorni fa a margine del B7 di Trento… La Cina ha presentato un piano di investimenti pubblici per l’Intelligenza Artificiale fino al 2030 pari a 10 miliardi per ogni anno! Gli Stati Uniti hanno viceversa il primato mondiale per la spesa in digitalizzazione con il 35,8% della quota totale. L’Unione Europea, invece, ha messo sul “tavolo”, in tutto, 6miliardi. Dobbiamo pensare a strumenti all’altezza dei tempi e della sfida che abbiamo davanti. Penso, in particolare, alla necessità di creare un Fondo Sovrano Europeo, come ha sottolineato in più occasioniMario Draghi. La partita per molti è già persa. Noi non siamo nemmeno consideratiin gioco. Io non lo accetto. Questo approccio non ci appartiene. Qualcuno dice: “se non puoi essere un buon driver, cerca di essere il miglior follower”. E allora noi lavoreremo tanto, soprattutto a Bruxelles, perché si faccia il possibile per raddrizzare la rotta ed “entrare in partita”. La digitalizzazione e l’A.I. sono una formidabile opportunità per le imprese italiane, anche in termini di produttività e competitività. Non possiamo restare a guardare. Come Paese, non dobbiamo limitarci a definire solo un programma di incentivi, ma dobbiamo lavorare per costruire un vero e propriomodello trasformativo che possa trovare nel digitale una fondamentale risorsa per la modernizzazione. Confindustria può svolgere - e lo sta già facendo - un ruolo chiave, non solo affiancando le istituzioni nel definire un piano nazionale complessivo, sistemi di incentivi (si pensi ai benefici sperimentati grazie al cosiddetto Bonus Industria 4.0 o al Patent box) e investimenti in R&S, ma operando per creare una maggiore consapevolezza, una vera e propria cultura dell’innovazione. L’imperativo è restare all’avanguardia! Lo possiamo fare se sapremo accendere subito l’attenzione su quelle tecnologie di “frontiera” che, in pochi anni, avranno dispiegato tutta la loro dirompente potenza. È il caso del Quantum Computing, un sistema che rivoluzionerà l’attuale informatica, su cui alcuni Paesi, dagli Stati Uniti all’Europa, stanno già investendo massicciamente.

 

Il discorso di Edoardo Garrone al Consiglio Generale di Confindustria: Giovani, formazione e capitale umano

Europa, energia, rivoluzione digitale, innovazione. Ma i dossier che riguardano l’industria sono tantissimi. C’è un tema, però, che li tocca tutti e senza il quale non ne risolviamo alcuno. Le persone. L’Italia, povera di risorse naturali, ha nel capitale umano la sua riserva straordinaria perché è ricchissima di talenti e di imprenditorialità diffusa. Una risorsa immensa e incredibile, costretta però a combattere con molti fattori: quello demografico; la mancata corrispondenza tra esigenze delle imprese e programmi formativi; la difficoltà di noi industriali nel far percepire le imprese come sbocco lavorativo ai giovani e alle loro famiglie. I dati sulla disoccupazione giovanile e sui Neet ce lo ricordano quotidianamente, consegnandoci un primato negativo a livello europeo. Di fronte a ciò, non resteremo fermi. Formazione, Confindustria sta facendo molto su questo tema. Abbiamo portato a casa una importante riforma sugli ITS. Dobbiamo assumerci la responsabilità di svolgere un ruolo di forte stimolo perché scuola, università e formazione professionale si posizionino come interessi prioritari nell’agenda politica. Ma non basta. Anzi, proprio qui Confindustria può agire da vero corpo sociale intermedio. Come? Impegnandosi direttamente per una maggiore valorizzazione del grande patrimonio di formazione e competenze che oggi è nella sua sfera di azione, dalla LUISS alla LIUC, dai Sistemi Formativi Confindustria – SFC, all’ampio ventaglio di proposte formative del Sole 24 Ore, all’altrettanto significativa e meritoria attività condotta da diverse associazioni territoriali. Tutte opportunità che devonoessere mappate e rilanciate e, se possibile, replicate.

 

Il discorso di Edoardo Garrone al Consiglio Generale di Confindustria: le Piccole e Medie Imprese attrici fondamentali dello sviluppo del Paese

Le PMI hanno da sempre una centralità nella nostra economia. Rappresentano un sistema eccezionale, nei confronti del quale sono sempre stato molto sensibile, fin dai tempi in cui guidavo i Giovani Imprenditori. Ho una convinzione assoluta: solo riaffermando e rinvigorendo il loro “diritto di cittadinanza” nell’ambito associativo, si potrà dare alle PMI l’opportunità di sfruttare al meglio i benefici di un’azione sistemica e diffusa. La profondità e la rapidità del cambiamento che viviamo è tanto più difficile e sfidante da affrontare quanto più piccola è la dimensione dell’impresa. E d’altro canto, senza il vasto tessuto delle PMI anche le grandi non possono “stare in piedi” ed essere competitive Pensiamo ai temi della doppia transizione, dagli standard ESG alle soluzioni tecnologiche avanzate, oppure alla difficoltà nel finanziarsi attraverso il sistema del credito. Occorre ridurre la pressione fiscale sulle imprese, oggi fra i più altid’Europa. A cominciare dal cuneo fiscale, che deprime la competitività delle imprese oltre che i salari dei lavoratori Per tutelare e favorire la crescita delle PMI bisogna innanzitutto focalizzarsi sullo sviluppo e la valorizzazione di un “Sistema delle Filiere”, perché la filiera possa evolvere da mera catena di fornitura a vera e propria partnership. Confindustria dovrà favorire un rafforzamento dell’interazione tra le micro e le piccole imprese, e quindi dell’interazione delle piccole con le medie e le grandi. Come? Intanto promuovendo reti di impresa. E poi supportando un rafforzamento della cultura imprenditoriale dell’innovazione, del trasferimento tecnologico, della digitalizzazione e della sostenibilità ambientale e sociale. Creando un sistema di scambio continuativo e produttivo di competenze, know-how, crescita delle risorse umane. Un circolo virtuoso capace di rinvigorire l’economia. Ne abbiamo la capacità. Investimenti, accesso ai capitali e internazionalizzazione Irrobustire il “Sistema Filiera”, significa permettere alle piccole imprese di avere una migliore sostenibilità e capacità di investimento, quindi un più agevole accesso al mercato dei capitali. Si tratta di un passaggio indispensabile per la crescita e lo sviluppo delle PMI, specie a fronte del delicato “passaggio generazionale” che le vede spesso coinvolte. Occorre mantenere gli strumenti di incentivazione già in atto e proporre meccanismi di semplificazione burocratica che possano sgravare le aziende dai vincoli e dagli appesantimenti del tutto inutili che ne imbrigliano la creatività e le potenzialità.

 

Il discorso di Edoardo Garrone al Consiglio Generale di Confindustria: la valorizzazione del nostro Mezzogiorno

Un altro dossier delicato su cui sarà forte il mio l’impegno è la valorizzazione del nostro Mezzogiorno, che sconta storicamente un oggettivo gap rispetto ad altre aree del Paese. Non c’è dubbio che Il PNRR potrà essere volano di sviluppo proprio per il Sud Ma non basta. Per una vera rinascita occorre dare continuità all’azione, per questo l’impegno di Confindustria deve essere quello di creare meccanismi di progettazione, sviluppo e controllo che permettano di realizzare investimenti importanti, necessari a favorire una maggiore attrattività di capitali, anche internazionali. Al di là dei luoghi comuni, il Mezzogiorno d’Italia non manca affatto di eccellenze e talenti. Lo possono testimoniare molti imprenditori che vi hanno investito. Lo posso testimoniare io, che da molti anni opero con eccellenti partner proprio nel Meridione. Esistono poli di eccellenza nella trasformazione conserviera, conciari, aerospaziali, nel settore dell’auto, del petrolio, delle energie rinnovabili, per non parlare del turismo e della cultura. Queste eccellenze devono fare “Sistema”, devono creare veri propri e centri manifatturieri, come avviene in altre aree geografiche. Lo si può ottenere creando migliori condizioni per lo sviluppo sociale e culturale oltre a rafforzare l’impegno nella lotta alla criminalità organizzata. Sono obiettivi sfidanti, lo so. Ma sono anche obiettivi che, se affrontati con compattezza, sono del tutto perseguibili.

 

Il discorso di Edoardo Garrone al Consiglio Generale di Confindustria: Infrastrutture, logistica, telecomunicazioni: un sistema integrato terra-mare-cielo

Ultimo tema, non certo per importanza, che desidero affrontare è quello delle connessioni. Perché promuovere le imprese richiede, come precondizione, la disponibilità di un assetto infrastrutturale e logistico adeguato. Da questo punto di vista il nostro Paese ha ancora molte carenze. Questo è ancor più grave se consideriamo che l’Italia è geograficamente l’ “hub” del Mediterraneo, ovvero di nodo nevralgico e strategico di connessione tra Europa, Africa e vicino Oriente. Occorrerà intercettare tutte le possibilità di sviluppo contenute del "Piano Mattei” da abbinare con il Global Gateway europeo, che dedica più di 250 miliardi per lo sviluppo dell’Africa”. Mettendo insieme l’iniziativa voluta dal Governo italiano e il progetto della Commissione Ue si configuri “uno sforzo davvero importante” per le imprese interessate a operare nel continente. Occorre un progetto strategico che metta insieme terra, mare e cielo, quindi rete stradale, sistema ferroviario, porti, interporti e sistema portuale. Ma penso anche alle TLC - oggi al centro di una minacciadi parcellizzazione che ne mina alla base la competitività nazionale e internazionale -, reti di trasmissione dati-voce, fondamentali per lo sviluppo tecnologico, reti di trasmissione e distribuzione dell’energia (come smart grid, accumuli, e altri ancora).

 

Il discorso di Edoardo Garrone al Consiglio Generale di Confindustria: Conclusioni

Mi fermo qui. Pronto a giocare la partita e raccogliere la sfida con concretezza e determinazione. Come dicevo all’inizio, la mia candidatura alla presidenza di Confindustria nasce per spirito di servizio, per contribuire in modo fattivo alla crescita del nostro Paese in un periodo congiunturale difficilissimo. Ed io non voglio restare a guardare. Questa candidatura non è un passo compiuto a cuor leggero. Ma, condivido l’approccio di John Fitzgerald Kennedy nel suo famoso discorso alla Rice University del 1962, quando disse: “Abbiamo scelto di andare sulla luna e di fare altre cose, non perché sono facili, ma perché sono difficili”. Sono stati giorni di campagna elettorale non semplici, anche perché le regole troppo complesse tendono soprattutto a dividere. Almeno le regole, se non funzionano, possono essere cambiate e migliorate. Se, verrò eletto vi assicuro che non ci saranno né vincitori né vinti. Chiederò a tutti – nessuno escluso - di impegnarsi con me, per il bene di Confindustria e del nostro Paese. Se, al contrario non venissi eletto, garantisco sin d’ora – come ho sempre fatto in questi anni - la mia piena e leale collaborazione con il nuovo Presidente, portando avanti i valori che mi hanno sempre ispirato, perché è solo uniti che potremo far crescere in autorevolezza, attrattività e inclusività la nostra Confindustria e la nostra capacità di incidere.

Solo così potremo far sentire la voce delle imprese alla Politica e alle Istituzioni. Solo così potremo cambiare le cose e garantire un futuro all’Italia e all’Europa. Solo così potremo lasciare alle nuove generazioni una speranza di crescita e di sviluppo per la nostra amata industria e per il loro futuro!

Edoardo Garrone