Opzione donna 2023, il governo ci ripensa: via criterio dei figli ed età abbassata a 59 anni

Cambia nuovamente Opzione donna; la riforma inclusa nel decreto che modifica il reddito di cittadinanza di metà marzo. La platea delle beneficiarie si allargherebbe dalle 2.900 a 13.200

Opzione donna vedrà un radicale cambiamento che vedrà abolito il criterio dei figli e la conseguente modifica dell'età abbassata. È questa l'aria che tira da Palazzo Chigi. Una correzione che non peserà molto sui conti pubblici di quest'anno, considerando che come la riforma fiscale partirebbe da metà marzo. Obiettivo: ampliare la platea che conta 2.900 teoriche beneficiarie e portarla a 13.200. La modifica potrebbe essere contenuta nel decreto che riforma il Reddito di cittadinanza, questo in vigore dal prossimo settembre col nome Mia.

Opzione donna, via criterio dei figli


La platea di Opzione donna è possibile ampliarla abbassando l'età standard, eliminando quindi il criterio dei figli che faceva abbassare l'asticella dell'età a 58-59. La misura sperimentale è stata prorogata di un ulteriore anno durante l'ultima legge di bilancio, con delle modifiche rispetto alla versione precedente. Con la nuova modifica si vuole abbassare l'età standard per l'uscita anticipata che la manovra portava ai 60 anni, e di fatto, riportarla a 59 anni per tutte le donne. Stando alle regole attuali, infatti, si può scendere dai 60 ai 59 o 58 anni solo in presenza di uno, due o più figli.

Mentre per le lavoratrici che si ritrovano nelle categorie disabile al 74% oppure caregiver, con un famigliare da accudire in casa da almeno sei mesi, oppure ancora licenziata o dipendente di un'azienda in crisi, verrebbe portata a 58 anni. L'età abbassata a 59 anni è una piccola svolta, diverso da com'era prima ovvero uscita a 58-59 anni con 35 di contributi e ricalcolo tutto contributivo, ma che rappresenta un segnale di apertura nei confronti della categoria previdenziale più penalizzata.

Quante donne potranno andare in pensione nel 2023

Se passasse la riforma, nel 2023 potranno andare in pensione circa 13.200 donne contro le 2.900 che lascerebbero il lavoro quest'anno. Una platea sicuramente superiore, di ben quattro volte ma che ha bisogno delle necessarie coperture affinché vada in porto, circa 80 milioni di euro, e una ancora maggiore in caso di proroga nel 2024, con costi aggiuntivi per 250-320 milioni. La nuova domanda si potrebbe inoltrare fino a marzo o aprile.

Quando entra in vigore la riforma di Opzione donna

Non è ancora chiaro se le modifiche entreranno in vigore nell'immediato o se bisognerà attendere il 2024. La riforma di Opzione donna molto probabilmente potrebbe vedere il via libera dopo la metà di marzo, quando verrà inserita nel decreto che cambia anche il Reddito di cittadinanza.