Global Sumud Flotilla, scioperiamo giustamente e blocchiamo tutto per Gaza, ma chi lo farà per la nostra Italia che va a picco?
Un’ondata di indignazione ha attraversato il Paese, con slogan, bandiere e richieste di sanzioni contro Israele. Ma io mi chiedo: dove siamo quando si tratta dell’Italia?
Il 3 ottobre 2025, l’Italia si è fermata. Scioperi, cortei, strade bloccate, trasporti in tilt. Migliaia di persone hanno manifestato in solidarietà con la Palestina e contro l’abbordaggio della Global Sumud Flotilla da parte di Israele. Un’ondata di indignazione ha attraversato il Paese, con slogan, bandiere e richieste di sanzioni contro Israele.
Ma io mi chiedo: dove siamo quando si tratta dell’Italia?
Le priorità smarrite
Non voglio negare la gravità della situazione in Palestina. Le immagini che arrivano da Gaza sono strazianti. Ma se il diritto allo sciopero è uno strumento potente, non dovrebbe essere usato prima di tutto per difendere i diritti, i bisogni e le urgenze del nostro Paese?
● Abbiamo una sanità pubblica in affanno
● Il costo della vita è alle stelle
● I giovani faticano a trovare lavoro
● Le pensioni non bastano.
● Le infrastrutture cadono a pezzi.
Eppure, quando si tratta di scioperare per questi temi, la partecipazione è spesso tiepida. Per Gaza, invece, milioni in piazza.
L’empatia è importante, ma non deve diventare distrazione
Essere solidali con chi soffre è giusto. Ma non possiamo dimenticare che anche in Italia c’è chi soffre. E se scioperiamo, se chiedere giustizia qui, prima di tutto. Non è egoismo, è responsabilità.
Una riflessione culturale
Questa mobilitazione ha mostrato una forte componente giovanile, universitaria, idealista. È bello vedere giovani attivi, ma è anche importante che sappiano distinguere tra cause globali e problemi locali. L’Italia ha bisogno di una generazione che lotti per il suo futuro, non solo per quello degli altri.
Di Nico Combattelli Popoli (Pe)