Milano, soldato Idf Adi Karni invitato in Scuola paritaria Ebraica per "fare propaganda israeliana su Gaza", osservatori scolastici: "Governo riferisca"
L’Idf entra nelle aule italiane: Adi Karni, 22 anni, militare israeliano, ha parlato agli studenti come fosse un modello, tacendo i massacri di Gaza
Nella Scuola Ebraica paritaria di Milano è stato invitato un soldato 22enne dell'Idf, Adi Karni, incaricato di parlare agli studenti per sconfiggere le "fake news antisemite" su Gaza e per dire "la verità". La notizia non è rimasta nell'ombra, dato che molti osservatori scolastici, incluso quello contro la Militarizzazione, hanno denunciato la gravità dell'atto, chiedendo anche al governo Meloni e al ministro dell'Istruzione Valditara di "riferire".
Milano, soldato Idf Adi Karni invitato in Scuola paritaria Ebraica per "fare propaganda israeliana su Gaza", osservatori scolastici: "Governo riferisca"
Quello che è accaduto a Milano ha sollevato indignazione e preoccupazione. Alla Scuola Ebraica, gli studenti e le studentesse del triennio hanno assistito a una lezione di Adi Karni, 22 anni, soldato dell’Idf, combattente nella Striscia di Gaza. Davanti a ragazzi minorenni, il giovane militare ha presentato l’offensiva israeliana come “una lotta contro il terrorismo”, riducendo un genocidio a un racconto eroico e unilaterale.
L’operazione, descritta nello stesso articolo della scuola come “Hasbarà”, rappresenta un chiaro atto di propaganda: “Adi è un ragazzone con un gran sorriso, orgoglioso di difendere il suo Paese, consapevole dell’importanza dell’Hasbarà”, si leggeva prima che il pezzo fosse rimosso dal sito. Ma dietro questo volto rassicurante, non si parla delle condanne internazionali per crimini di guerra, delle macerie di Gaza, delle Ong costrette a fuggire, né delle testimonianze di atrocità commesse dai soldati israeliani.
Karni ha sostenuto che “fake news” circolano sui media e perfino tra le istituzioni come l’Onu o Medici senza Frontiere, negando evidenze documentate dalle stesse organizzazioni internazionali. In questo modo, la scuola ha ospitato un messaggio che non educa al pluralismo né alla pace, ma normalizza la violenza militare.
Il fatto è ancor più grave perché avvenuto in un istituto che, pur privato, riceve finanziamenti pubblici. L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle società ha chiesto al governo e al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara di chiarire come sia stato possibile permettere una simile iniziativa. “Le scuole devono trasmettere valori di dialogo e non trasformarsi in luoghi di indottrinamento bellico”, hanno denunciato le associazioni.