Omicidio Cinzia Pinna, Emanuele Ragnedda aiutato da 2 donne e 1 uomo in occultamento corpo; 33enne colpita in faccia da colpo di Glock semiautomatica

Nel frattempo, ieri sera, in un anfratto vicino a Costa Serena, appena oltre Palau e Porto Rafael, è stato infine rinvenuto materiale compromettente: un cuscino forato, tende, un tappeto da bagno e altri oggetti, tutti intrisi di sangue

Emanuele Ragnedda non sarebbe stato solo nell’occultamento delle tracce del delitto di Cinzia Pinna. L’imprenditore del vino avrebbe avuto l’appoggio di almeno tre persone: due donne e un uomo. Una di loro lo avrebbe aiutato a ripulire il sangue, mentre gli altri due avrebbero fatto sparire lo zainetto e il telefono cellulare della vittima. Nonostante ciò, lui continua a ripetere: “Ho fatto tutto da solo”. Intanto gli accertamenti medici confermano la brutalità dell’omicidio: la 33enne è stata colpita in pieno volto da un colpo di Glock semiautomatica.

Omicidio Cinzia Pinna, Emanuele Ragnedda aiutato da 2 donne e 1 uomo in occultamento corpo; 33enne colpita in faccia da colpo di Glock semiautomatica

Dalla Tac è emerso che il primo proiettile, sparato con una Glock semiautomatica regolarmente registrata, ha raggiunto la donna tra l’occhio sinistro e il naso. Dopo quel colpo, Ragnedda avrebbe scaricato l’arma sul corpo della giovane. L’autopsia completa sarà effettuata nei prossimi giorni. Intanto l’imprenditore ha mostrato agli inquirenti una parete della casa aziendale di Concaentosa con ancora evidenti i segni delle schegge dell’arma. Resta però un giallo: Ragnedda possedeva due pistole, e della seconda non si trova traccia.

Il 46enne, reo confesso, ha ricostruito l’incontro con la vittima, avvenuto in strada. Secondo il suo racconto, la 33enne appariva già in difficoltà, barcollava e urlava. Lui l’avrebbe fatta salire in auto, offrendole cocaina. “Abbiamo litigato, mi ha aggredito con un coltello e mi ha ferito alla bocca e a un braccio”, ha dichiarato. Nel frattempo, Luca Franciosi, 26 anni, resta iscritto nel registro degli indagati.

Ma il nodo resta l’aiuto ricevuto da Ragnedda subito dopo l’omicidio. Nonostante l’evidenza di una grande macchia rimasta sul divano, l’imprenditore continua a non fare nomi. È certo però che abbia tentato di acquistare un nuovo sofà, in compagnia di una donna, con la quale è stato visto cenare sul litorale di Olbia pochi giorni dopo il delitto. A ciò si aggiungono altre frequentazioni femminili: una barista con cui usciva spesso negli ultimi tempi e un’amica più grande che lo conosceva da tempo.

Sui social, Ragnedda non faceva mistero della sua inclinazione a circondarsi di donne, con inviti ammiccanti: “Vieni a godere il mio vino…”. Ieri sera, in un anfratto vicino a Costa Serena, appena oltre Palau e Porto Rafael, è stato infine rinvenuto materiale compromettente: un cuscino forato, tende, un tappeto da bagno e altri oggetti, tutti intrisi di sangue.