Turismo in Italia in crescita del 4,7% nel secondo trimestre 2025, Milano, Firenze e Bologna le città preferite con il +8%, Venezia in calo del 6,1%

Molto bene aprile, con 10,6 milioni di arrivi (+1,1%) e 29,8 milioni di presenze (+6,2%); maggio in calo, con 13,4 milioni di arrivi (-2,1%) e 38,8 milioni di presenze (-3%); benissimo giugno con 16,8 milioni di arrivi (+3,9%) e 59 milioni di presenze (+9,7%)

Siamo reduci da una estate, non ancora terminata, in cui abbiamo letto e ascoltato davvero tante sciocchezze circa gli ombrelloni chiusi e i lettini deserti sulle spiagge italiane: colpa dei prezzi alti, dei panini a 10 euro, delle Coca-Cola a 5 euro, e le famiglie non arrivano a fine mese, ecc ecc. E giù paragoni con gli anni 60, 70, 80, quando non si trovava un posto libero a Rimini, Riccione o Jesolo.

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Nella realtà dei fatti l’estate 2025, da un punto di vista generale del turismo in Italia, è stata ottima, soprattutto confrontandosi con un 2024 già da record. E al netto di qualche sporadico calo nel mese di luglio, nelle località di mare toscane e romagnole, causa soprattutto maltempo, la stagione si è chiusa con un complessivo incremento rispetto allo scorso anno.
Sono appena stati diffusi i dati Istat relativi al secondo trimestre del 2025, ovvero i mesi di aprile, maggio e giugno. E pure loro confermano l’ottimo andamento dei flussi turistici in Italia: nel trimestre gli arrivi sul territorio italiano hanno registrato un +1,1% e le presenze (ovvero le notti passate in vacanza) un +4,7% rispetto allo stesso periodo del 2024.
Molto bene aprile, con 10,6 milioni di arrivi (+1,1%) e 29,8 milioni di presenze (+6,2%); maggio in calo, con 13,4 milioni di arrivi (-2,1%) e 38,8 milioni di presenze (-3%); benissimo giugno con 16,8 milioni di arrivi (+3,9%) e 59 milioni di presenze (+9,7%).
Ma dove vanno i turisti? Le presenze negli esercizi alberghieri sono aumentate del 4,3%, ma è soprattutto l’extra alberghiero a registrare le migliori performance, con il +6,1% degli arrivi e il +5,4% delle presenze nel trimestre. In particolare, volano le case in affitto, al +9%, perdono colpi i bed and breakfast, al -4%, mentre i campeggi e i villaggi turistici sono stabili. Tra aprile e giugno i turisti hanno premiato i comuni montani italiani, che hanno registrato un +12% di presenze. Mentre per le località marittime, il mese di giugno è stato stabile, ma con risultati molti diversi da regione a regione: positiva la Riviera romagnola, e le località di mare del Veneto e del Friuli; flettono, invece, quelle di Abruzzo e Toscana; molto bene, infine, le località pugliesi, soprattutto Bari e Vieste. Funziona sempre pure il turismo verso le città: boom a Milano, Firenze e Bologna (tutte con variazioni di presenze superiori all’8%), mentre è in calo Venezia, con un -6,1%. In generale nel secondo trimestre del 2025 crescono sia le presenze di turisti italiani (+3%), sia soprattutto quelle degli stranieri (+5,9%). Con la domanda straniera che rappresenta ormai il 60,5% del totale presenze nel trimestre. In realtà, quindi, non è vero che gli italiani hanno perso potere di acquisto, che non vanno più in vacanza, e che il turismo verso la Penisola è in crisi. E’ invece cambiato il modo di fare le vacanze.
 
Primo: non esistono più tante famiglie che stanno 15 giorni o un mese in albergo in Riviera a pensione completa o a mezza pensione. E’ una modalità di vacanza noiosa che non piace più a nessuno.
 
Secondo: negli anni 60-70-80 le località balneari lavoravano a pieno regime solo in agosto, dove effettivamente c’era il tutto esaurito. Adesso, invece, hanno presenze notevoli da maggio a ottobre e, con lo sviluppo delle fiere e dei congressi, molte strutture restano aperte anche in inverno. Inoltre, le persone fanno brevi vacanze pure durante l’anno, vanno di più al ristorante.
Tutto si è un po’ destagionalizzato. Prima c’erano solo l’esodo al 1° agosto e il contro-esodo attorno al 20. Ma nel 1975 solo il 35% degli italiani faceva una vacanza di almeno una settimana. Nel 2024 si è saliti al 70%.
 
Terzo: i turisti girano, non si fermano solo in un posto, vanno nell’entroterra, in montagna, alle terme, e danno opportunità di sviluppo anche a territori un tempo esclusi dalle rotte dei visitatori.
 
Quarto: chi, infine, avesse invece voluto intercettare ancora i clienti del Nord-Europa, o il turismo dei giovani, un po’ come faceva la riviera romagnola di Pier Vittorio Tondelli, quella delle discoteche Pascià o Paradiso, ecco, per quello servivano investimenti che non sono stati fatti. Non si può puntare ancora sul bagnino vitellone e sulla piadina. Perfino Radio Deejay è stata esclusa da Riccione. E la Spagna, la Croazia, la Grecia, la Turchia e addirittura l’Albania, da un paio di decenni, hanno messo la freccia e, su quel fronte, ci hanno sorpassato irrimediabilmente.
Di Claudio Plazzotta